SINDROME DA ACCUMULO COMPULSIVO: UNA NUOVA ENTITA' DIAGNOSTICA

Articolo di: Annalisa Barbier

 

Nel Maggio 2013 è stato pubblicato il DSM-V, versione riveduta ed aggiornata del celeberrimo DSM (Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali), contenente alcune importanti novità. Tra le modifiche apportate spicca la classificazione, come disturbo a sé, della SINDROME DA ACCUMULO, precedentemente classificata come un sintomo all’interno del DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO (OCD – Obsessive Compulsive Disorder).

 

 

La Sindrome da Accumulo o HOARDING (dal termine anglosassone  to hoard,  che significa appunto “accaparrare”, “ammassare” o “fare incetta”) o anche disposofobia (letteralmente: paura di mettere in ordine) , è un disturbo caratterizzato dal  bisogno ossessivo di accumulare (senza utilizzare né buttare via) una notevole quantità di oggetti o anche animali, indipendentemente dalla loro reale fruibilità ed utilità.

 

 

L'accaparramento compulsivo provoca una grave limitazione dello svolgimento delle normali attività di vita quotidiana (muoversi in casa, cucinare, dormire, fare le pulizie o lavarsi) a causa della marcata riduzione dello spazio vivibile. L’accumulo può avvenire nell’abitazione, in ufficio o nell’automobile e riguardare oggetti di diverso tipo, animali, o particolari e specifiche categorie di oggetti, provocando danni secondari legati alla possibilità di insorgenza di malattie (per via della scarsa igiene), incendi, infestazioni, lesioni  (fratture, ferite, slogature) provocate dalla presenza di oggetti che impediscono i normali movimenti.

 

Frost e Hartl (1996) definiscono nel loro studio le caratteristiche principali di questo disturbo:

 

  1. acquisire, senza poi disfarsene, un gran numero di beni che appaiono inutili o di scarso valore spazi vitali ingombrati in modo tale da impedire le attività per le quali tali spazi sono stati progettati
  2. disagio significativo o menomazione nel funzionamento causati dall'accaparramento

 

I dati emersi da uno studio pubblicato online il 6 agosto dagli “Archives of General Psychiatry”, vanno a sostegno della nuova classificazione, e l’autore Dr. David Tolin - della Yale University School of Medicine - definisce il disturbo da accumulo compulsivo come "acquisizione eccessiva e incapacità di gettare via oggetti, con conseguente disordine debilitante".

 

 

GRAVITA’

 

Il National Study Group on Chronic Disorganisation (NSGCD) (cliccando potete scaricare la Clutter Hoarding Scale) ha stabilito una scala di gravità del disturbo da accumulo compulsivo, compilata in base alle condizioni dell’abitazione e alla necessità di trattamento poli-specialistico:

 

  • PRIMO GRADO: La casa è considerata standard. Nessuna conoscenza speciale in collaborazione con il disorganizzato cronico è necessaria.
  • SECONDO GRADO: Nucleo familiare richiede organizzatori professionali o professionisti di settori connessi ad avere ulteriori conoscenze e la comprensione della disorganizzazione cronica.
  • TERZO GRADO: L'organizzatore e le professionalità correlate che lavorano con un nuclei familiari di terzo livello necessitano di una formazione significativa sul tema della disorganizzazione cronica, e di aver sviluppato un network di risorse di supporto, in particolare professionisti di igiene mentale.
  • QUARTO GRADO: Il nucleo familiare ha bisogno dell'aiuto di un organizzatore professionale e di un team coordinato di supporto. Problemi psicologici, medici e difficoltà finanziarie sono generalmente fonti principali o accessorie del problema. Saranno necessarie determinate risorse per portare una famiglia a un livello funzionale, tra cui servizi di disinfestazione da parassiti, imprese di pulizia, consulenza finanziaria e persone disponibili ad aiutare.
  • QUINTO GRADO: Il nucleo familiare necessiterà dell'intervento di una vasta gamma di agenzie. Gli organizzatori professionali non dovrebbero intervenire con azioni solitarie presso questo tipo di nucleo familiare. La famiglia di quinto livello potrebbe essere sotto la cura di un tutore o aver ereditato la condizione da una persona con problemi mentali. È necessaria un'assistenza da molte fonti diverse, è necessario comporre una squadra. I membri del team dovrebbero essere identificati prima dell'inizio dell'intervento tra i rappresentanti dei servizi sociali, degli operatori di salute mentale (a meno che la situazione sia stata ereditata), tutori, imprese edili, specialisti di sicurezza casalinga, il padrone di casa, assistenza legale. Vanno definite per iscritto prima di procedere le strategie e gli accordi contrattuali relativi.

 

 

ACCUMULO COMPULSIVO E OCD

 

Sebbene inizialmente questo disturbo fosse incluso nell’ambito del Disturbo Ossessivo Compulsivo (OCD) in qualità di sintomo, gli studi condotti negli ultimi dieci anni hanno  evidenziato chiaramente la presenza di importanti differenze cliniche e neurologiche tra i due:

 

1)      molti accumulatori NON manifestano altri sintomi appartenenti all’OCD

 

2)      nella popolazione generale l’accumulo sembra essere maggiormente rappresentato rispetto all’incidenza dell’OCD

 

3)      tra genitori e fratelli di persone affette da sindrome di accumulo, sono stati riscontrate percentuali di accumulo patologico più elevati di quelli riscontrati tra i parenti di primo grado dei pazienti con OCD

 

4)      l’accumulo sembra essere ereditato come carattere recessivo mentre il controllo compulsivo e la sistematicità tipici dell’OCD sono ereditati  come caratteri dominanti

 

5)      i trattamenti disponibili per l’OCD, come gli antidepressivi SSRI (Selective Serotonine Reuptake Inhibitors)  e la terapia cognitivo comportamentale, sembrano essere molto meno efficaci nell’accumulo di quanto non lo siano nell’OCD.

 

 

Tali differenze sono inoltre suffragate da quelle emerse attraverso gli studi di neuroimmagine, che hanno rivelato come negli accumulatori l’attività cerebrale che ha luogo quando devono decidere cosa tenere e cosa buttare, sia fondamentalmente diversa da quella dei pazienti con OCD o dei soggetti sani quando devono formulare la stessa scelta.

 

 

Gli accumulatori infatti, hanno bisogno di un tempo più lungo per prendere la  decisione di tenere o liberarsi di un oggetto,  mostrando un’attività cerebrale più intensa a carico di alcune importanti aree cerebrali, come la corteccia cingolata (che ha un ruolo importante nel processo decisionale) e l’insula (che interviene nell’interpretazione delle emozioni); dati che fanno pensare che questi soggetti abbiano sviluppato – nei confronti degli oggetti che hanno accumulato – un attaccamento caratterizzato da una forte componente emotiva.

 

TRATTAMENTO

L'intervento psicoterapico che ad oggi si è dimostrato più efficace è una forma di Terapia cognitivo-comportamentale (CBT) adattata allo specifico problema dell’hoarding (Steketee & Frost 2010).

 

Gli obiettivi dell'intervento psicoterapeutico in questo caso possono essere riassunti nel modo seguente:

 

  • comprensione dei beliefs (credenze e convinzioni di fondo) che portano al comportamento di accumulo
  •  sviluppo di abilità decisionali ed organizzative (cosa tenere, cosa eliminare, come organizzare ciò che si decide di non buttare)
  • apprendimento di tecniche di rilassamento
  • apprendimento di tecniche per il controllo degli impulsi
  • stimolare le attività sociali
  • prevenzione delle ricadute

 

Queste modalità di trattamento comprendono due tecniche fondamentali nell'approccio cognitivo comportamentale:

  1. tecnica di esposizione e prevenzione della risposta applicata a situazioni che provocano ansia
  2. ristrutturazione cognitiva delle credenze relative all’accumulo e al fare ordine 

 

Sono stati anche utilizzati approcci mutuati dal trattamento delle dipendenze:

 

  • Colloquio motivazionale:  utile in casi di hoarding con scarsa consapevolezza da parte del soggetto
  • Riduzione del danno: orientato principalmente a ridurre le conseguenze dannose dell'accumulo, piuttosto che i comportamenti di accaparramento
  • Terapia di gruppo: mira a ridurre l’isolamento sociale e l’ansia sociale

 

APPROFONDIMENTI

http://www.psicoterapie.pro/trattamento-dellhoarding-disorder-e-supporto-ai-familiari/

http://www.disposofobia.org/domande-e-risposte/

  1. Iyna Bort CarusoThe Everything Home Storage Solutions Book, 2006. ISBN 1593376626«At the extreme end are folks who suffer from what some call disposophobia — fear of disposing. In other words, they hoard. According to one report, ...».
  2. Steketee, G,; Frost, R. (2003). Compulsive hoarding: Current status of the researchClinical Psychology Review, 23 (7), 905-27.
  3. Frost, R.O.; Hartl, T.L. (1996). A cognitive-behavioral model of compulsive hoardingBehavior Research and Therapy, 34 (4), 341-50.
  4. Hartl, T.L.; Frost, R.O. (1999). Cognitive-behavioral treatment of compulsive hoarding: a multiple baseline experimental case studyBehavior Research and Therapy, 37 (5), 451-61.
  5. Kaplan, A.; (2007). [1]Hoarding: Studies Characterize Phenotype, Demonstrate Efficacy. Psychiatric Times.
  6. Mary Duenwald, The Psychology of . . . Hoarding: What lies beneath the pathological desire to stockpile tons of stuff?, October 2004.
  7. Saxena, S. (2004). Cerebral Glucose Metabolism in Obsessive-Compulsive Hoarding. American Journal of Psychiatry 161: 1038. DOI:10.1176/appi.ajp.161.6.1038PMID 15169692.
  8. Hartl TL, Duffany SR, Allen GJ, Steketee G, Frost RO (2005). Relationships among compulsive hoarding, trauma and attention-deficit/hyperactivity disorder. Behaviour research and therapy 43 (2): 269–76. DOI:10.1016/j.brat.2004.02.002.PMID 15629755.

 

 

Scrivi commento

Commenti: 0