LE 4 MUST-URBAZIONI  MENTALI PIU' DANNOSE

Articolo della Dott.ssa Annalisa Barbier


Quante volte ci siamo arrabbiati, offesi, rattristati o preoccupati in seguito al comportamento dei nostri amici, colleghi, partner, vicini di casa o anche semplici  sconosciuti? 

Sono certa che potremmo elencare una  lunga serie di episodi  in cui ci siamo sentiti a disagio o abbiamo sperimentato emozioni e sentimenti  dolorosi.  Normalmente, in seguito ad un evento spiacevole, reagiamo prendendocela con le avversità della vita, con il caso, con il vicino irrispettoso o il partner insensibile senza fermarci a riflettere se davvero la colpa di come ci sentiamo è tutta dell’altro, o del caso avverso; chi non ricorda almeno un episodio in cui si è davvero arrabbiato con l’ennesimo automobilista prepotente che ha tagliato la strada?

Agiamo spesso  “d’istinto”: arrabbiandoci o sentendoci  tristi e impotenti, ansiosi o preoccupati, dando per scontato che tali emozioni siano inevitabili per noi e che non c’è nulla da fare se il destino ci è avverso, se il nostro partner ci delude o se il vicino di casa fa troppo rumore.

Nel caso dell’automobilista che ci taglia la strada, potremmo pensare che l’alternativa ad una sonora arrabbiatura (ben comunicata con gestacci e male parole), possa essere solamente l’esercizio di una cristiana quanto improbabile pazienza, un passivo “porgere l’altra guancia” che però,  per molti di noi, suona difficilmente praticabile.

Ma questa dicotomica rappresentazione dei fatti tuttavia non corrisponde esattamente alla realtà.

Esiste infatti una “terza via” un tertium non datur che non siamo abituati a valutare e che potrebbe esserci di grande aiuto nel migliorare la qualità delle nostre emozioni , delle nostre relazioni interpersonali e quindi, della nostra vita in generale: si tratta di IMPARARE A IDENTIFICARE CERTE NOSTRE CONVINZIONI E CERTI NOSTRI MODI AUTOMATICI DI GIUDICARE CIÒ CHE ACCADE PER POTERLI MODIFICARE.

 Dal comportamento del partner a quello dell’automobilista sconosciuto, dai contrattempi della vita quotidiana alle difficoltà di lavoro, tutto quello che ci succede è sottoposto al vaglio attento delle nostre convinzioni, che rappresentano il modo in cui diamo significato e giudichiamo  relazioni, persone ed eventi.

Lo psicologo e psicoterapeuta Albert Ellis, che fondò negli anni Cinquanta la celeberrima REBT (Rational Emotive Behavior Therapy), afferma che alla base del nostro modo di reagire agli eventi si trovano delle CONVINZIONI, che distingue in razionali o irrazionali a seconda della capacità di produrre effetti costruttivi o distruttivi: si tratta di una serie di principi cui ci affidiamo per dare giudizi e valutare persone ed eventi. Molte di queste convinzioni, di ciò che consideriamo “buono” o “cattivo”, “giusto” o “sbagliato”,  non sono completamente nostre e non riflettono l’esito di una consapevole riflessione: le abbiamo assorbite automaticamente attraverso la famiglia, la scuola e in generale l’intero sistema socioculturale cui apparteniamo. Queste convinzioni guidano in modo automatico le nostre scelte, i nostri giudizi e il modo in cui ci comportiamo e reagiamo agli eventi.

Sono quindi DECISIVE NEL PROVOCARE IN NOI SENTIMENTI INADEGUATI. Queste convinzioni sono basate a loro volta su alcune affermazioni distorte, come esagerazioni della gravità di ciò che è accaduto, attribuzione di caratteristiche di permanenza e ripetitività non realistiche all’accaduto (succederà sempre così, non cambierà mai, non ce la farò mai ecc…) o affermazioni del tipo “non deve accadere”, “devo assolutamente fare questa cosa bene/o evitare di fallire” ecc…

RIASSUMENDO: le nostre REAZIONI DISTURBATE (rabbia, depressione, panico) ALLE AVVERSITÀ’ (comportamenti altrui, ostacoli o contrattempi) sono legate alle CONVINZIONI IRRAZIONALI che Ellis ha identificato e raccolto in tre maggiori categorie, in base ai sentimenti che provocano:

  • RABBIA E OSTILITÀ’ (di solito si tratta di convinzioni relative al comportamento altrui) = es. “gli altri devono sempre trattarmi con rispetto e gentilezza”
  • ANSIA E DEPRESSIONE (derivanti dalle convinzioni irrazionali che riguardano se stessi) = es. “DEVO ASSOLUTAMENTE fare bene per avere l’approvazione delle persone a cui tengo”
  • DEPRESSIONE E BASSA TOLLERANZA ALLA FRUSTRAZIONE = es. “le cose DEVONO ASSOLUTAMENTE andare come voglio io” oppure “DEVO ASSOLUTAMENTE ottenere subito la tale cosa”.

Sono queste affermazioni –inconsapevoli ed automatiche – a provocare in noi sentimenti spiacevoli e- come direbbe Ellis - inappropriati in quanto eccessivi rispetto alla realtà (depressione, panico, rabbia, autocommiserazione o intolleranza alla frustrazione). Ad esempio, sempre tornando all’esempio dell’automobilista maleducato, potremmo pensare: “E’ assolutamente intollerabile che la gente si comporti così”, oppure “la gente non deve assolutamente comportarsi in modo prepotente!” o ancora “dato che si comporta così deve essere una pessima persona e quindi deve essere punito” e così via… ovvio che tali affermazioni faranno montare una rabbia cieca dentro di noi e ci spingeranno probabilmente ad offendere e inveire contro l’oggetto di tanta rabbia, con effetti anche drammatici!

Ellis chiama queste doverizzazioni must-urbations (dall’inglese “must” = devo) traducibili nell’italiano must-urbazioni e le considera la base di tutte le nevrosi umane! Le persone che si “must-urbano” traggono di loro pensieri alcune considerazioni logiche e deleterie:

1)   Catastrofizzazione: “E’ intollerabile quanto io stia sbagliando (dato che DEVO SEMPRE fare di meglio); oppure “E’ terribile che mi trattino male (dato che la gente DEVE ASSOLUTAMENTE portarmi sempre rispetto)” ecc

2)     Intolleranza: “quando le cose non vanno come voglio io (e DEVONO SEMPRE andare come desidero) non lo posso sopportare”, oppure “quando mi parli  alzando la voce (e NON DEVI ASSOLUTAMENTE farlo) è per me inammissibile”, ecc

3)  Colpevolizzazione: “quando mi comporto male (e NON DEVO MAI farlo) sono una persona disgustosa e cattiva e merito di soffrire” oppure “quando ti comporti male (E NON DEVI ASSOLUTAMENTE FARLO, sei una vera carogna” ecc

4) Ipergeneralizzazione: “se fallisco un obiettivo importante (e NON DEVO ASSOLUTAMENTE FALLIRE)  allora sarò sempre un fallito e non combinerò mai niente di buono”, oppure “se mi tratti ingiustamente (E NON DEVI MAI FARLO) allora vuol dire che lo continuerai a fare sempre” ecc.

Imparare a DISTINGUERE  e METTERE TENACEMENTE in discussione queste convinzioni rappresenta un valido strumento per interrompere il circolo vizioso dei sentimenti negativi inadeguati e dei comportamenti spiacevoli e controproducenti che mettiamo in atto, spesso peggiorando le cose. Perché se le nostre convinzioni ci fanno credere che sia assolutamente ingiusto, intollerabile e terribilmente cattivo che accada una certa cosa (si tratta di solito di eventi che accadono spesso, <come discussioni, piccoli dispetti, ingiustizie ed errori ecc…), ci sentiremo di conseguenza depressi, profondamente arrabbiati ed ostili,m o estremamente spaventati e questi sentimenti ci porteranno ad agire in modo distruttivo.

Nel caso della depressione infatti saremo talmente abbattuti che abbandoneremo ogni ulteriore tentativo  o ci isoleremo, accentuando la convinzione di essere impotenti o incapaci; nel caso dell’estrema ansia e panico, la paura e l’agitazione ci renderanno incapaci di agire in modo costruttivo e adeguato agli eventi, peggiorando le cose e confermandoci che siamo incapaci o fuori controllo, mentre nel caso della rabbia e dell’ostilità ci comporteremo probabilmente in modo aggressivo e scortese, provocando negli altri reazioni simili verso di noi e perpetrando quindi il circolo vizioso secondo il quale gli altri ci trattano con poco rispetto!

CONCLUDENDO

Occorre porre grande attenzione alle convinzioni che abbiamo su certe cose: ad esempio quelle che più spesso ci fanno arrabbiare, preoccupare o sentire molto giù, perché modificando queste convinzioni – di molto o di un poco –  potremo essere in grado di affrontare in modo migliore e meno doloroso e distruttivo le situazioni difficili che inevitabilmente la vita ci pone innanzi.

Soprattutto fare attenzione a tutti quei pensieri e quelle affermazioni che esprimono concetti di 

DOVERIZZAZIONI (es. "devo assolutamente fare sempre bene")

INSOPPORTABILITÀ' (es. "non posso assolutamente sopportare che mi parli in questo modo" oppure "non posso tollerare gli inconvenienti")

PENSIERI CATASTROFICI (es. "e' terribile che accada questa cosa - che mi comporti in questo modo")

BISOGNI ASSOLUTI (es. "è necessario e vitale per me che le cose vadano come voglio io/ che raggiunga questo obiettivo")

IPERGENERALIZZAZIONI (es. "se mi tratta così una volta, lo farà sempre" oppure "se non ci sono riuscito ora, non riuscirò mai a portare a termine la tal cosa")


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Commenti: 4
  • #1

    sele (sabato, 16 maggio 2015 04:38)

    Mi riconosco perfettamente in queste dinamiche, però non riesco ad uscrine perchè profondamente convinta che non potrò mai Essere felice se non raggiungerò i miei obiettivi, per ora lontani. Non riesco a considerare uan vita di qualita' e degna prima del raggiungimento di tali obiettivi o nel caso in ci Non dovessero essere mai raggiunti.

  • #2

    Annalisa Barbier (giovedì, 21 maggio 2015 15:20)

    Gentile Sele,
    il primo passo è proprio quello di non identificarsi con affermazioni doveristiche quali "SE non riuscirò a raggiungere il tale obiettivo ALLORA non sarò felice"! Sono proprio queste convinzioni, mutuate dai condizionamento sociali e familiari ricevuti, che ci impediscono di godere appieno della nostra vita e di dei nostri talenti e che soprattutto, ci impediscono di comprendere davvero cosa desideriamo nel profondo del nostro cuore, poiché restiamo aggrappati ad obiettivi cristallizzati che potrebbero non appartenerci più.
    Ci rifletta, e si lasci andare alla possibilità di essere felice così com'è!
    Un caro saluto
    AB

  • #3

    Monica Zangobbi (martedì, 29 settembre 2015 09:35)

    Bingo !Perfettamente centrato !
    Riconosco queste dinamiche e ci sto lavorando da un po' ... Sto riuscendo a trovare la via di uscita, a volte funziona in maniera ottimale a volte meno... Ma è proprio questo il punto ... Non sempre tutto funziona o prende la piega che noi desideriamo ... Anche questo va accettato e fa/va bene così ... !
    Più ci si esercita è più il tutto fluisce ... Fantastico ! Grazie !

  • #4

    annalisa barbier (martedì, 29 settembre 2015 14:20)

    Grazie Monica della tua preziosa testimonianza; continua così e vedrai che il tempo e l'esercizio ti aiuteranno a riuscirci sempre meglio!