Questo articolo è rivolto a genitori o insegnanti che hanno riscontrato un deficit di lettura nel loro figlio / alunno. Lo scopo del presente scritto è quello di dare a costoro qualche consiglio per intervenire efficacemente e preventivamente nel riconoscere un problema di dislessia. Infatti, un intervento tempestivo può essere fondamentale per il recupero funzionale della capacità di lettura. Inoltre, una diagnosi ed un intervento precoci evitano di compromettere il successivo rendimento scolastico del ragazzo.
Che cos’è la dislessa?
La dislessia e’ un disturbo specifico dell’apprendimento (dsa), ossia un disturbo dello sviluppo del linguaggio orale, della lettura e delle abilità comunicative, in assenza di deficit cognitivi e sensoriali. Ciò significa che un dislessico non ha assolutamente un quoziente intellettivo inferiore alla media, per cui le sue prestazioni scolastiche, se adeguatamente supportate da un tutoraggio didattico efficace, possono raggiungere buoni livelli di performance.
Il termine dislessia fu utilizzato per la prima volta da Orton, un neuropsichiatra americano che tra il 1920 e il 1940 esaminò circa 3.000 dislessici, notando che il dislessico confondeva i fonemi speculari ( as esempio: la lettera d con la b) e ne attribuì la causa ad un disturbo della lateralizzazione emisferica.
Nel 1968, la federazione mondiale di neurologia propose la seguente definizione di dislessia : un disturbo di apprendimento della lettura, manifestantesi nonostante una intelligenza normale, l’assenza di disturbi sensoriali (cecità o sordità) o neurologici, un’adeguata istruzione scolastica, adeguate opportunità socio culturali. Va inoltre detto che in età evolutiva vi sono numerose sindromi psicopatologiche che si presentano associate alla dislessia quali le depressioni, i disturbi d’ ansia e fobici, i disturbi del comportamento e il ADHD (deficit dell’attenzione con iperattività).
Quali sono in meccanismi cerebrali che ci consentono di leggere?
Grazie alla risonanza magnetica funzionale è stata individuata una piccola area cerebrale nell’emisfero sinistro, in posizione ventrale, la cui lesione comporta l’alessia pura (ovvero la totale incapacità di lettura). Tale area è la regione occipito temporale sinistra in cui si ha l’ analisi visiva delle parole . Tuttavia il sistema della lettura richiede l’attivazione anche di altre aree : l’area temporale superiore che è implicata nella rappresentazione del suono, l’area motoria che è coinvolta nell’articolazione delle parole, la regione sinistra, implicata nell’attribuzione di significato alle parole. La lettura, quindi, coinvolge sia il sistema visivo che il sistema del linguaggio .
Come si impara a leggere?
Nell ‘ apprendimento della lettura vi sono tre stadi : nello stadio logografico o pittorico (a 5 o 6 anni di età) il bambino sfruttando il sistema visivo apprende la forma, il colore , l’orientamento delle lettere, attraverso una rappresentazione globale della parola . Le parole sono riconosciute , quindi , essenzialmente per la loro configurazione visiva.
Nel successivo stadio fonologico (a 6/ 7 anni), il bambino sa associare ogni sequenza di lettere alla pronuncia, con una procedura di corrispondenza grafema fonema. Infine nello stadio ortografico (dagli 8 anni in su), il tempo di lettura del bambino non è più in relazione alla lunghezza della parola, ma dipende dalla natura della parola e dalla sua frequenza nella lingua parlata.
La fase ortografica il bambino utilizza la modalità di lettura lessicale (basata sul significato delle parole) che sostituisce progressivamente la modalità fonologica di decodifica grafema- fonema. Ciò significa che prima si impara a leggere facendo attenzione alla corrispondenza di ogni lettera con il suo suono relativo , poi quando questo processo diviene automatico, si legge attribuendo il significato ad ogni parola. Quindi il processo di lettura è a due vie perché la via fonologica elabora gli stimoli e converte i grafemi in fonemi (segni grafici in suoni pronunciati). Ciò consente la lettura delle non parole o delle parole nuove anche negli adulti. Infatti, le non parole o le parole nuove necessitano di una decodifica lettera per lettera. Invece, la via lessicale elabora globalmente la parola attraverso il sistema del lessico e il significato semantico. È la via principale della lettura e dell’elaborazione delle parole note.
Quanti tipi di dislessie esistono?
Le dislessie fonologiche sono le più frequenti, ammontando a circa il 70% di tutte le dislessie e sono legate ad una disfunzione dei circuiti del linguaggio dell’emisfero sinistro (area di Broca). Si verifica una mancata corrispondenza tra fonemi (suoni) e grafemi (lettere). In queste dislessie il bambino riesce a leggere le parole note e conosciute, di cui conosce il significato, ma non le non parole o i termini che non conosce.
Le dislessie visive sono più rare, circa il 10%, e sono legate ad una disfunzione dei circuiti emisferici destri, fondamentali nei processi di focalizzazione visiva. Vi è una difficoltà a fissare l’attenzione sugli aspetti percettivi della lettura a causa dell’ADHD (sindrome con iperattività e disturbo dell’attenzione che causa agitazione psicomotoria). Durante la lettura, che si realizza attraverso una successione di rapidi movimenti degli occhi eseguiti per focalizzare la visione nella zona di interesse visivo, si viene a creare un deficit di integrazioni delle informazioni temporali rapide . I soggetti con questa forma di dislessia , hanno sia problemi a riconoscere le lettere che ad associarne il suono corrispondente. Questi dislessici inoltre non riescono a integrare, a causa di una scarsa attenzione visiva, le lettere che leggono in un insieme.
Le dislessie miste (circa il 20%) vedono compromesse entrambe le due modalità di lettura (lessicale e fonologica) e sono più gravi. Un caso estremo è la DISFASIA EVOLUTIVA che è un disturbo primario del linguaggio con difficoltà sintattiche e povertà di linguaggio che rende l’ eloquio del bambino di difficile o di impossibile comprensione per l’interlocutore
Quali difficoltà presenta un bambino dislessico?
In sintesi, poiché il processo implicato nella lettura è complesso e coinvolge visione, motricità e linguaggio, il dislessico presenta le seguenti difficoltà:
· omissione di sillabe, di parole e di frasi
· Incapacità di combinare le lettere in sillabe e successivamente in parole
· Inversione della sequenza dei grafemi
· Grafia eterogenea
· Errori di ortografia
· Deficit di percezione visiva
· Difficoltà nell’esecuzione di problemi aritmetici
· Deficit di percezione uditiva
· Deficit nel prestare attenzione all ‘interlocutore
· Eventuali difficoltà di movimento e coordinazione
Quale è l’evoluzione delle dislessie e quali sono i fattori di rischio?
ll disturbo regredisce quando il bambino possiede un quoziente intellettivo elevato, beneficia di un buon sostegno familiare e vi è la presenza di un clima sereno a scuola. L’evoluzione del disturbo è invece negativa nelle dislessie miste , nei casi di comorbilità con altre patologie e quando vi è uno scarso sostegno al bambino da parte di scuola e famiglia. Ci sono inoltre alcuni fattori di rischio nello sviluppo della dislessia, individuabili già in età prescolare e sono:
· la difficoltà nell’acquisizione del linguaggio orale
· la presenza di disturbi del comportamento
· la presenza della sindrome di iperattività con deficit dell’attenzione (ADHD)
· la presenza di fattori genetici che predispongono ai disturbi specifici dell’apprendimento
Come si previene la dislessia ?
La migliore prevenzione è una precoce diagnosi sin dalla scuola materna a cui si associa un allenamento della consapevolezza fonologica .
Nel primo anno della scuola primaria, gli interventi volti agli alunni a rischio di dislessia devono offrire la possibilità di maturare le abilità percettive, motorie, linguistiche. E’ fondamentale che i bambini imparino la corrispondenza biunivoca tra segno e suono di un sistema alfabetico, in modo da acquisire la corrispondenza tra segni ortografici e suoni. Le attività più efficaci sono quelle mirate al recupero della correttezza e dell’automatizzazione del riconoscimento delle parole. Ad esempio la sillaba TE può comparire da sola ma in tantissime parole e se il bambino impara a riconoscerla immediatamente, leggerà più facilmente la parola mente. A sua volta, questo renderà più facile il riconoscimento di tutti gli avverbi che finisce per mente. Per raggiungere questa abilità, sin dai 4- 5 anni di età, sono utili le attività ludiche e di gioco linguistico, proposte in modo divertente ed esperenziale, quali l’ ascolto di storie e la lettura visiva di parole. Si rivelano efficaci anche i giochi enigmistici ed i libri games che esercitano il bambino nella scomposizione e composizione di parole.
La capacità umana di identificare grandezza e numeri è innata e molto probabilmente nel cervello umano esiste una funzione innata specializzata per la quantità/ numero, localizzata nelle aree parietali.
Sin dalla scuola dell’ infanzia, i bambini iniziano a contare ed apprendono la sequenza di designazioni verbali che definiscono la quantità. Successivamente impareranno la cardinalità dei numeri, cioè comprenderanno che l’ ultimo numero di una serie, comprende tutti gli altri (il 3 comprende il 2 e l’1). In questa acquisizione le complessità per il bambino piccolo possono essere il conteggio e l’enumerazione. Nella scuola primaria il bambino si confronta con il sistema numerico a base decimale e con le sue regole combinatorie . In questo caso il bambino può riscontrare delle problematicità nel passare dalla conta con le dita al calcolo a mente. Inoltre, molti bambini non apprendono mai completamente le tabelline e questo rappresenta una delle cause più frequenti di errori nel calcolo. Tuttavia, quando le abilità matematiche sono nettamente inferiori alle prestazioni degli altri bambini della stessa età cronologica, può non trattarsi solo di una scarsa predisposizione naturale nei confronti della matematica, ma di un disturbo specifico dell’apprendimento: la discalculia.
Che cos’ è la discalculia?
La discalculia evolutiva è un disturbo strutturale nelle abilità matematiche che si esprime come difficoltà nel leggere e scrivere i numeri, identificare le grandezze, fare le addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni, sia a mente che per iscritto. Il disturbo si manifesta in bambini di intelligenza normale che non hanno subito danni neurologici . Può presentarsi associato a dislessia ma può esserne anche dissociato. Secondo il DSM IV si diagnostica tale disturbo in presenza di ridotte capacità di calcolo rapportate all’età cronologica, in assenza di ritardo mentale, di istruzione inadeguata o deficit sensoriali. La diagnosi viene emessa quando il disturbo interferisce in modo significativo con l’apprendimento scolastico del bambino e con le attività della vita quotidiana che richiedono capacità di calcolo, come ad esempio contare i soldi. Riguarda tra il 3 e il 6 % della popolazione e non vi è alcuna prevalenza di sesso.
Che tipo di difficoltà incontra il bambino discalculico?
· incapacità di comprendere la logica di base delle 4 operazioni (moltiplicazione , divisione, sottrazione, addizione)
· mancata comprensione o riconoscimento dei termini, segni matematici o dei simboli numerici (es il simbolo %, +, -, ecc….)
· incapacità ad apprendere le tabelline
· difficoltà nel comprendere quali numeri siano pertinenti al problema aritmetico considerato
· difficoltà ad allineare correttamente i numeri e ad inserire i decimali
· difficoltà nella comprensione e nell’ uso dei simboli nel calcolo
· scorretta organizzazione spaziale in colonna nel calcolo aritmetico
Quali sono le cause della discalculia?
La discalculia può avere un’origine neuropsicologica, esprimendosi come discalculia verbale (alessia e agrafia di cifre e numeri ) ovvero l’ incapacità di leggere e scrivere i numeri, a causa di errori nel recupero dei numeri dalla memoria di lavoro . In questo caso il bambino non riesce a tenere a mente i numeri il tempo sufficiente a compiere le operazioni di calcolo.
La discalculia può anche derivare da un deficit visuo spaziale ed avere come esito lo scorretto allineamento dei numeri in colonna durante il calcolo. La discalculia può inoltre dipendere da un deficit attentivo che comporta la difficoltà a memorizzare le tabelline . Infine la discalculia ideognostica si esprime con difetti nelle capacità logiche di comprensione dei termini di un problema
In sostanza nella discalculia vi è la compromissione dei seguenti sistemi che sono alla base dei calcoli:
· comprensione e produzione del numero attraverso il codice verbale, arabico, ecc
· sistema semantico di rappresentazioni astratte
· sistema del calcolo che si suddivide in recupero dei dati aritmetici e nelle procedure di calcolo
Come si previene la discalculia?
Come per tutti i disturbi dell’apprendimento, la diagnosi deve essere precoce e si dovrebbe intervenire già nel primo anno della scuola primaria. Gli interventi preventivi sono volti al potenziamento dell'intelligenza numerica. E’ fondamentale rafforzare nel bambino i processi di conteggio, lessicali, semantici e sintattici, attraverso metodi e strategie che consolidino il calcolo a mente e scritto.
Come aiutare il bambino discalculico ?
Esistono una serie di strumenti compensativi che suppliscono alle carenti abilità matematiche del bambino e di conseguenza lo aiutano nello svolgimento dei compiti matematici. Questi strumenti compensativi includono: la calcolatrice , la tavola pitagorica, le tavole riassuntive con le formule aritmetiche e geometriche , la lettura da parte dell’ adulto del testo del problema e la sua semplificazione. Nel caso in cui la discalculia si presenti in comorbilità con la dislessia, sarebbe opportuno presentare al bambino problemi scritti con lo stampato maiuscolo. Tuttavia, lo strumento per eccellenza è il computer, che permette una verifica immediata delle procedure di calcolo e una facile visualizzazione dell’errore compiuto. E’ anche efficace il ricorso alla linea dei numeri e alla calcolatrice. La tavola pitagorica, per le tabelline, favorisce l’acquisizione del concetto di reversibilità e dispensa il bambino dallo sforzo mnemonico.
Oggi i disturbi dell' apprendimento sono sempre più frequenti . Il bambino che in ambito scolastico riscontra delle difficoltà nella letto-scrittura può, ingiustamente ed erroneamente, venire giudicato dagli insegnanti e dai compagni e, anche dagli stessi genitori, come scarsamente intelligente e svogliato. Questo giudizio può influire negativamente sull' autostima del ragazzo e sulla sua motivazione allo studio . Invece in presenza di un disturbo dell' apprendimento, stimolare la motivazione del bambino e offrirgli un ambiente scolastico e familiare supportivi e sereni, diventano fondamentali per il recupero funzionale dell' abilità deficitaria. Uno dei disturbi dell' apprendimento che si riscontra frequentemente in ambito scolastico è la disortografia.
Che cosa si intende per disortografia ?
La disortografia e’ un disturbo specifico di scrittura relativo all’ortografia ed è associato alla dislessia evolutiva con il quale condivide lo stesso deficit fonologico. La disortografia si manifesta attraversa un insieme di difficoltà nella capacità del bambino di comporre testi scritti. Tale criticità viene evidenziata da errori grammaticali o di punteggiatura nelle frasi, scadente organizzazione in capoversi, errori multipli di compitazione e da una grafia inadeguata (disgrafia)
Che cosa si intende per disgrafia ?
La disgrafia è un disturbo nella realizzazione delle forme geometriche dei grafemi (lettere). Il bambino può, saltare le righe, gli spazi tra una parola e l’altra, non rispettare l’orientamento orizzontale. La grafia può non risultare uniforme : alcune lettere vengono scritte in modo molto grande, altre in modo molto piccolo. Il risultato è che la scrittura risulta incomprensibile, ma più da un punto di vista estetico, che a livello di contenuto. Spesso un bambino disgrafico è anche disortografico. Invece quando il bambino scrive in modo corretto da un punto di vista sintattico ed ortografico, ma la grafia è disordinata e confusa, può trattarsi di un bambino mancino a cui è stato insegnato a scrivere con la mano destra.
Quanti tipi di disortografia esistono?
Per spiegare i disturbi specifici di scrittura viene usato lo stesso modello a due vie utilizzato per la dislessia. Si distinguono, quindi, una disortografia superficiale in cui è compromessa l’ elaborazione semantico lessicale delle parole, una disortografia fonologica in cui è deficitaria la modalità di elaborazione fonologica del loro suono, e una disortografia mista caratterizzata dalla compromissione di ambedue le modalità .
Quali processi cognitivi sono coinvolti nella scrittura?
La capacita di scrittura richiede che il bambino possegga numerose abilità: una discreta coordinazione visuo-motoria (occhio mano) ,una buona percezione e complessi processi cognitivi. Questi ultimi sono responsabili sia delle competenze linguistiche richieste nella capacità ortografica, sia nelle competenze progettuali di trascrizione e di revisione del testo.
Come riusciamo a scrivere le parole?
Per scrivere le parole utilizziamo due modalità. Quando la parola è conosciuta e molto usata, essa viene riportata alla nostra memoria temporanea (definita buffer grafemico). E' una memoria di lavoro che serve a tenere in mente per pochi secondi i segni grafici, il tempo sufficiente alla loro trascrizione. Quindi in questo caso si tratta di recuperare direttamente dal buffer grafemico la forma ortografica della parola. Se invece la parola ci è sconosciuta, dobbiamo mantenere in memoria la sua forma sonora il tempo necessario alla realizzazione del processo di segmentazione in sillabe e di costruzione di una configurazione fonologica. Questo richiede sia un processo lessicale che fonologico.
Quali errori di scrittura commette un bambino disortogratico ?
1. Fonologici : derivanti da una scarsa competenza nell’apprendimento dell’ alfabeto e consistono in un rapporto scorretto tra grafemi e fonemi. Possono verificarsi:
o scambio di grafemi simili (volpe - folpe)
o omissione o aggiunta di lettere e sillabe (taolo , tavolo, tavolovo)
o inversioni (il , li)
o grafemi errati (pese, pesce)
2. ortografici; derivanti da acquisizioni insufficienti nella fase ortografica o lessicale. Gli errori possono consistere in :
· separazioni improprie (par lo, parlo ; in sieme, insieme)
· fusioni illecite (nonevero, non è vero)
· scambi di grafemi omonimi (squola)
· omissione o aggiunta dell’h (ha casa, egli non a )
3. fonetici: sono relativi al raddoppiamento delle consonanti o all’uso dell’accento:
· omissione o aggiunta della doppia (pala palla, bolo bollo)
· omissione o aggiunta dell’accento (perche,)
Quali difficoltà presenta il bambino disortografico?
· una inadeguata motricità fine: ossia non riesce bene a compiere quei movimenti di prensione che richiedono precisione. Tenere in mano una penna è un movimento che richiede una buona motricità fine e spesso la disgrafia è imputabile a questa tipo di difficoltà.
· difficoltà a portare a termine il compito
· ortografia scorretta
· difficoltà a livello lessicale nella costruzione sintattica delle frasi e nella pianificazione e organizzazione del testo scritto
Quali sono le cause della disortografia?
Questo disturbo può essere imputabile sia a motivazioni di carattere motorio che linguistico. Quando l' origine è motoria, vi è alla base un deficit visuo -spaziale, ossia una difficoltà di coordinazione visiva e spaziale, un difetto nella coordinazione tra occhio e mano e nella organizzazione grafica del testo. Quando invece il disturbo deriva da motivazioni di origine linguistica, il bambino manifesterà difficoltà ortografiche, nella punteggiatura, nella struttura della frase, e nella concettualizzazione.
Come intervenire?
Nei disturbi di apprendimento come la disortografia, è indispensabile effettuare una diagnosi precoce e prevedere percorsi didattici riabilitativi. Questo significa che è fondamentale che gli insegnanti abbiano una buona preparazione per individuare precocemente i segnali di un disturbo dell’apprendimento ed applicare strategie didattiche metodologiche ed educative adeguate. L’ utilizzo di tablet, PC e programmi di scrittura automatica si rivelano estremamente efficaci a tal scopo.
Genitori, tutor e insegnanti del bambino disortografico e disgrafico, devono prestare attenzione a tutti gli aspetti emotivi, motivazionali e relazionali, per migliorare la sua autostima ed il suo senso di autoefficacia. L’ insegnante deve saper progettare e realizzare un percorso formativo individualizzato e personalizzato che consenta un accompagnamento per il proseguo degli studi, evitando il pregiudizio che il bambino disortografico sia adatto solo a percorsi formativi di basso livello.
In conclusione, favorire il successo scolastico attraverso metodologie individualizzate e personalizzate, garantire una formazione adeguata e promuovere lo sviluppo delle potenzialità del bambino disortografico, sono gli imperativi di qualsiasi efficace intervento di recupero.
Psicologa
Terapeuta Cognitivo Comportamentale
Dottore di Ricerca in Neuropsicologia
Socio ESTD
Compassion Focused Therapist
Conduttore protocolli MBCT
Albo Psicologi del Lazio n. 9423
Roma:
Via Senofane n.15
Via delle Montagne Rocciose, 69
Per prenotare un appuntamento ON-LINE o presso lo studio di Roma, chiama il numero
3934191174 o compila il modulo di contatto.
COLLOQUI ANCHE VIA