"La  DIPENDENZA AFFETTIVA è una modalità patologica di vivere la relazione, caratterizzata da alcuni sintomi specifici, in cui la persona dipendente arriva a negare i propri bisogni ed a rinunciare al proprio spazio vitale pur di non perdere il partner, considerandolo unica e sola fonte di gratificazione nonché fondamentale fonte di amore e cura."

Annalisa Barbier


DALLA DIPENDENZA AFFETTIVA SI PUÒ GUARIRE!



PERCORSO DI AIUTO INDIVIDUALE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dott.ssa Annalisa Barbier

 

Il mio approccio individuale al trattamento della Dipendenza Affettiva, prevede un lavoro integrato e collaborativo FINALIZZATO A RENDERE LA PERSONA CONSAPEVOLE DELLA REALE NATURA DEI SUOI COMPORTAMENTI DISFUNZIONALI, EMOTIVAMENTE AUTONOMA, FIDUCIOSA NELLE PROPRIE CAPACITA, CONSAPEVOLE DEL PROPRIO VALORE E CAPACE DI COSTRUIRE RELAZIONI SENTIMENTALI SANE E GRATIFICANTI. 

Anche se il mio approccio non è quello della terapia centrata sul cliente di Carl Rogers, le sue assunzioni di base ed i concetti da egli strutturati sono di grande ispirazione e guida nella mia pratica terapeutica:

  1. Ogni persona deve essere capita a partire dal suo mondo interiore, dal suo sistema di significati e dalle sue percezioni: ciò significa che per comprendere un'altra persona occorre partire dal modo caratteristico e soggettivo in cui essa attribuisce significato e percepisce le esperienze, e non dalle sue esperienze, oggettivamente considerate. Il suo mondo fenomenologico è ciò che la rende unica.
  2. Ogni persona è potenzialmente consapevole delle motivazioni che spingono il proprio comportamento e pone tale consapevolezza tra i suoi obiettivi più importanti.
  3. Ogni persona è potenzialmente in grado di comportarsi in maniera efficace e funzionale. Un comportamento disfunzionale è effetto di un apprendimento errato.
  4. Ogni persona è potenzialmente capace di compiere scelte autonome, che non siano effetto di un "sequestro" da parte di schemi automatici di reazione a emozioni ed eventi esterni. E' cioè capace di agire sulla base delle proprie motivazioni ed obiettivi e non esclusivamente in re-azione agli eventi.
  5. Ogni persona possiede la tendenza naturale a realizzare le proprie potenzialità: conoscersi, comprendersi, agire per modificare il concetto di sé. Ogni persona è dunque in grado di entrare in contatto con e di utilizzare l'energia di crescita di cui è naturalmente dotata, e che è in grado di guidarla verso lo sviluppo e il mantenimento delle potenzialità e delle abilità in grado di renderla autonoma e realizzata.
  6. Per questo Rogers utilizzava un approccio che aiutasse il cliente all'autorealizzazione, entrando in contatto con e sviluppando queste potenzialità innate, senza porre obiettivi forzati, senza giudicare le esperienze del cliente ma empatizzando con il suo vissuto.

Nell'approccio al trattamento della DA a mio avviso, è dunque di grande importanza accogliere la persona ed il bagaglio di dolore, rabbia, paura e vergogna legati al suo vissuto e alle sue esperienze, senza emettere alcun giudizio ma anzi restituendole il senso ed il significato peculiare di questa sofferenza, aiutandola a comprenderne le origini, e ad accoglierla amorevolmente come primo ed inevitabile passo verso la guarigione.

 


VERSO LA GUARIGIONE

 

Scritto da: Dott.ssa Annalisa Barbier

 

Volendo riassumere in maniera sistematica i diversi passaggi coinvolti nel trattamento della DA, potrei sintetizzarli nel modo seguente:

  1. ACCOGLIMENTO NON GIUDICANTE E RACCONTO ORDINATO DELL'ESPERIENZA
  2. CONSAPEVOLEZZA DELLA SOFFERENZA
  3. CONOSCENZA DELLE ORIGINI DEL PROBLEMA
  4. LAVORO SUL SENSO DI AUTOSTIMA  ED AUTOEFFICACIA
  5. APPROCCIO A NUOVI SCHEMI DI PENSIERO E DI COMPORTAMENTO
  6. FOLLOW-UP

 

  1. ACCOGLIMENTO NON GIUDICANTE E NARRAZIONE ORDINATA DELL'ESPERIENZA: è la fase primaria, il primo contatto empatico, il momento in cui il terapeuta si pone come contenitore e contemporaneamente specchio della narrazione del cliente. Dall'iniziale disordine, carico di sofferenza e giudizio, si può arrivare ad una ri-narrazione ordinata e ricca di senso per il cliente, già da sola in grado di restituirgli quell'autonomia di valutazione e di sentire che è andata perduta. Il terapeuta è accogliente e comprende il dolore che nasce dall'esperienza del cliente. Non giudica perchè conosce e sente con il cliente, e sa che nessun giudizio di valore è applicabile nel contesto di soggettività dell'esperienza.
  2.  CONSAPEVOLEZZA DELLA SOFFERENZA: è il passaggio principale ed inevitabile che porta la persona a comprendere di avere un comportamento disfunzionale responsabile della sofferenza e del disagio vissuto nella relazione. Solo se si ammette di avere un modo sbagliato di vivere le relazioni, infatti, sarà possibile identificarne gli aspetti psicologici e comportamentali che ne sono alla base: bisogno di approvazione, paura dell'abbandono e del rifiuto, terrore di restare da soli a cavarsela, scarsa fiducia nelle proprie capacità, manipolazione psicologica subita e attuata. Insomma, schemi cognitivi, emotivi e comportamentali che si ripetono nell'illusione di soddisfare specifici bisogni, destinati in tal modo a rimanere dolorosamente insoddisfatti.
  3. CONOSCENZA DELLE ORIGINI DELLA SOFFERENZA: lungi dall'indugiare in un passato a volte doloroso e poco chiaro, la conoscenza delle origini della dipendenza affettiva prevede piuttosto l'identificazione dei bisogni insoddisfatti che il cliente cerca di soddisfare attraverso relazioni dipendenti e disfunzionali. Insieme si cercherà di (ri)conoscere con cura tali bisogni, per aiutare il cliente a prendersi pienamente cura di sé, divenendo parte attiva delle proprie scelte senza più subire inconsapevolmente la tirannia dei bisogni insoddisfatti.
  4. AUTOSTIMA ED AUTOEFFICACIA: inevitabilmente la persona che si trova a vivere problematiche di dipendenza affettiva è anche caratterizzata da bassi livelli di autostima e da una carente considerazione di sé. Il bisogno di approvazione e vicinanza dell'altro, infatti, porta il dipendente ad allontanarsi da se stesso, a rinunciare alla propria individualità e al soddisfacimento dei propri reali bisogni in favore di quelli dell'altro, al fine di garantirne la salvifica e costante presenza accanto a sé, nell'errata convinzione di averne bisogno per poter "sopravvivere" (sia psicologicamente che fisicamente o socialmente). Allontanandosi da se stessi ci si trova perduti in una terra di nessuno in cui nulla ci appartiene e tutto può farci paura. LAVORARE SULL'AUTOSTIMA SIGNIFICA QUINDI SOPRATTUTTO TORNARE AD AMARSI, RICONOSCENDO I PROPRI REALI BISOGNI E DESIDERI E LA PROPRIA INNATA CAPACITA' DI TROVARE REALIZZAZIONE E SODDISFACIMENTO AD ESSI, RICORDANDO SEMPRE DI RESTARE FOCALIZZATI SUI PROPRI OBIETTIVI E NON SULLE PROPRIE  PAURE.
  5. NUOVI SCHEMI DI PENSIERO E DI COMPORTAMENTO: la parte fondamentale del lavoro terapeutico prevede la ristrutturazione cognitiva degli schemi di pensiero e comportamento del cliente, in cui le vecchie convinzioni relative a se stessi, all'altro e alle relazioni sentimentali, verranno gradualmente sostituite con affermazioni e modi di considerare le cose più sani, equilibrati e realistici. Il cambiamento delle convinzioni disfunzionali e dei comportamenti che ne derivano, porterà inevitabilmente il cliente ad agire in modo diverso e a compiere scelte più sane e gratificanti. Si tratta della fase più impegnativa e duratura del trattamento, poiché richiede tempo ed esercizio costante da parte del cliente, che deve monitorare i propri pensieri e sentimenti al fine di identificare quando si attivano gli schemi responsabili della sua sofferenza e del suoi comportamenti disfunzionali (dipendenza, sottomissione, manipolazione ecc.), sostituendoli con altri più sani e adatti a raggiungere la felicità e la soddisfazione che desidera.
  6. FOLLOW-UP: questa fase del trattamento dura alcuni mesi, e prevede incontri a cadenza mensile finalizzati ad aiutare il cliente a rendere stabili i nuovi schemi ed i cambiamenti strutturati durante gli incontri precedenti, aiutandolo a gestire eventuali ricadute e difficoltà

GRUPPI DI SOSTEGNO PSICOLOGICO

 

 

 

 ATTUALMENTE NON SONO ATTIVI

I GRUPPI DI SOSTEGNO

 

 

 

 

 

 

 

scritto da: Dott.ssa Annalisa Barbier

 

Gli incontri di sostegno psicologico di gruppo da me condotti, offrono ai partecipanti uno SPAZIO COMUNE NON GIUDICANTE all'interno del quale è possibile avviare e guidare un processo di condivisione, elaborazione emotiva e crescita psicologica in cui ogni singolo partecipante apporta la propria ricchezza di esperienza e sentimento, mettendola al servizio degli altri in un processo dinamico di scambio fruttuoso e costruttivo.

Gli incontri di sostegno psicologico sulla Dipendenza Affettiva permettono la condivisione di tematiche comuni a tutti i partecipanti in un contesto "da pari a pari" in cui nessuno comanda ed ognuno è co-creatore di nuova conoscenza. 

Il gruppo rappresenta lo spazio neutro in cui possono essere esposte e condivise tematiche e dinamiche psicologiche e relazionali che rappresentano il vissuto comune dei partecipanti: manipolazione relazionale , paura dell'abbandono, paura della disapprovazione, tendenza a sminuire i propri bisogni o a disconoscerli, focalizzazione sull'altro e sui suoi bisogni, senso di impotenza e incapacità a gestire autonomamente la propria vita ecc.

 

GLI INCONTRI DI GRUPPO PERMETTONO DI:

  • uscire dall'isolamento relazionale
  • superare la vergogna che spesso caratterizza il vissuto dei dipendenti affettivi
  • far emergere e ritrovare fiducia nella propria SAGGEZZA INTERIORE
  • sentirsi compresi ed accolti
  • sentirsi utili 
  • riconoscere come leciti i propri bisogni
  • condividere emozioni e stati d'animo che spaventano
  • sentirsi meno soli 
  • arricchirsi attraverso la condivisione delle esperienze comuni
  • promuovere lo sviluppo delle proprie capacità e risorse personali
  • promuovere la consapevolezza di sé 
  • facilitare la condivisione delle informazioni sull'argomento

COME SI SVOLGONO:

Durante lo svolgimento degli incontri di gruppo, i momenti di discussione e condivisione si alterneranno a quelli formativi e informativi, ed alle esercitazioni pratiche di consapevolezza e cambiamento basate su tecniche corporee, espressive e meditative.

I gruppi di sostegno psicologico accolgono principalmente le persone affette da dipendenza affettiva, ma anche i loro parenti o amici.

 

Attualmente non sono disponibili gruppi di lavoro sulla dipendenza affettiva.

MODULO CONTATTI

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