«Il narcisismo denota un grado di irrealtà nell'individuo e nella cultura (...).
La nostra epoca è caratterizzata dalla spinta a trascendere i limiti e dal desiderio di negarli. Ma i limiti esistono»
Lowen, 1983
«Il narcisismo denota un investimento nell'immagine invece che nel sé. I narcisisti amano la propria immagine non il loro sé reale. Hanno un senso di sé debole, e non è in base ad esso che orientano le loro emozioni. Ciò che fanno è piuttosto diretto ad incrementare l'immagine, spesso a discapito del sé».
Lowen, 1984
Il narcisista presenta un insieme di tratti comportamentali ed emotivi distintivi. Tra le caratteristiche più ricorrenti si riscontrano: il senso di grandiosità e superiorità, associati a vissuti di invidia e atteggiamenti spesso arroganti e presuntuosi. Tali individui mostrano frequentemente un bisogno costante di ammirazione e riconoscimento, la convinzione di essere “speciali”, la tendenza a porsi come fulcro dell’attenzione relazionale e sociale, nonché un’elevata attenzione all’immagine e alla cura dell’aspetto fisico.
Le loro relazioni sentimentali sono brevi e burrascose e spesso provocano una grande quota di dolore e disagio nell'altro; i narcisisti infatti sono caratterizzati da scarsa capacità empatica, anaffettivi e freddi, possono essere sprezzanti e svalutanti verso il partner, che viene sempre portato a sentirsi inadeguato e non all'altezza delle loro richieste e aspettative. A tale freddezza si associa l'allontanamento dell'altro quando questo viene percepito come bisognoso e sofferente, o inadeguato.
Queste persone tendono a strumentalizzare gli altri e le relazioni sociali, sia amicali, professionali che nelle relazioni sentimentali: l'altro infatti viene "usato" per ottenere ammirazione e sentirsi potenti, o per raggiungere i propri obiettivi (professionali, personali o sessuali). Per fare ciò, ricorrono ad una sorta di "doppiezza": all'inizio e in pubblico appaiono amabili, divertenti, brillanti e simpatici ma nel lungo periodo - soprattutto in privato - una volta ottenuti potere/ammirazione/successo, emerge la loro reale natura e diventano freddi, invidiosi, sprezzanti, svalutanti e manipolatori. L'invidia verso chi percepiscono come migliore di loro è un tratto caratteristico, associato al bisogno di svalutare e sminuire l'altro per recuperare il proprio senso di adeguatezza.
Ambiscono a ricoprire ruoli di potere e sono spesso disposti ad ottenerli a tutti i costi. La convinzione di poter vivere - in fondo - al di sopra e al di là delle regole e l'atteggiamento sprezzante verso le autorità li può portare a comportamenti violenti, o ai limiti della legalità e ad avere nel tempo problemi con la legge. Frequentemente abusano di alcol o sostanze stupefacenti per esaltare le sensazioni di potere e successo o per tenere a bada l'angoscia derivante dalla costante, latente e spesso inconsapevole sensazione di solitudine, inadeguatezza e fragilità.
Il narcisismo patologico si manifesta attraverso modalità comportamentali ed emotive peculiari, riconoscibili nella quotidianità delle relazioni e nella costruzione dell’immagine di sé. Il narcisista mostra un comune senso di grandiosità e superiorità, accompagnato da arroganza, presunzione e bisogno costante di ammirazione. Ama essere al centro dell’attenzione e dedica grande cura all’aspetto esteriore e al corpo, vissuto come veicolo di potere e strumento di seduzione.
Sul piano affettivo, questi tratti si traducono spesso in relazioni brevi, conflittuali e dolorose. Il partner viene svalutato, sminuito e spinto a percepirsi inadeguato, mentre il narcisista si mostra freddo, poco empatico e incline ad allontanarsi quando l’altro esprime bisogni o fragilità. Anche nelle relazioni amicali e professionali, l’altro viene vissuto soprattutto come mezzo per ottenere ammirazione, riconoscimento o vantaggi personali. All’inizio il narcisista può apparire brillante, affascinante e coinvolgente; ma col tempo emergono freddezza, atteggiamenti manipolativi, invidia e svalutazione.
Un tratto distintivo del funzionamento narcisistico è l’invidia costante verso chi viene percepito come “migliore”. Per proteggere la propria identità fragile, il narcisista tende a screditare e sminuire l’altro. Questa dinamica si intreccia con l’ambizione verso ruoli di potere e con comportamenti arroganti, aggressivi o trasgressivi delle regole sociali. Non sono rari gli abusi di alcol o sostanze, utilizzati per amplificare le sensazioni di potere o attenuare il senso di vuoto interiore.
Dietro l’immagine sicura e ostentata, si cela una struttura fragile, che può andare in crisi quando viene meno il cosiddetto “rifornimento narcisistico”: ammirazione, successo, riconoscimento. Eventi come separazioni, fallimenti lavorativi o perdite possono generare depressione, apatia, angoscia e perdita di motivazione, rivelando la distanza tra l’immagine grandiosa e la realtà.
Narcisismo overt (aperto/esibizionistico): caratterizzato da grandiosità, freddezza emotiva, bassa tolleranza alle critiche e tendenza a dominare e svalutare l’altro.
Narcisismo covert (coperto/ipervigile): caratterizzato maggiormente da ipersensibilità al giudizio e al rifiuto, ansia sociale, paura dell’abbandono, autosvalutazione
e tendenza a misurarsi continuamente con gli altri, oscillando tra sentimenti di superiorità e di inferiorità.
Nonostante le differenze, entrambe le forme condividono la stessa vulnerabilità di fondo: l’assenza di un Sé solido e integrato, che viene mascherata attraverso un’immagine di onnipotenza (overt) oppure compensata con vissuti di autosvalutazione e timore del giudizio (covert).
Nel corso del tempo, numerosi autori hanno studiato e approfondito il concetto di narcisismo, riconoscendone sia aspetti sani sia forme patologiche.
Secondo la teoria cognitiva di Beck e collaboratori (1979), i disturbi di personalità – incluso quello narcisistico – si sviluppano a partire da schemi di pensiero disfunzionali riguardanti sé stessi, il mondo e il futuro.
Alla base di questi schemi troviamo spesso le esperienze precoci con i genitori o altre figure significative. Il bambino può essere cresciuto in un contesto in cui le sue capacità venivano eccessivamente esaltate oppure, al contrario, svalutate o ignorate.
Entrambe le condizioni – la sopravvalutazione e la svalutazione – contribuiscono a creare una percezione di sé come “diverso” dagli altri: in alcuni casi “speciale e superiore”, in altri “inadeguato e inferiore”.
Questa percezione di diversità, vissuta come meravigliosa o insostenibile, porta a comportamenti opposti: da un lato senso di superiorità, diritto e specialità irrealistica, dall’altro vissuti di inferiorità e svalutazione.
Schemi cognitivi tipici nel disturbo narcisistico di personalità (Beck & Freeman, 1998)
Questi schemi aiutano a comprendere l’origine di molti atteggiamenti e comportamenti tipici del disturbo narcisistico: la ricerca costante di approvazione, la difficoltà a riconoscere i propri desideri e bisogni, i bisogni altrui e la fragilità profonda che si nasconde dietro l’apparente sicurezza.
Accanto al narcisismo francamente patologico, esiste una forma di narcisismo che potremmo considerare “funzionale”, in quanto accompagna e sostiene la crescita psicologica e rappresenta un elemento fondamentale nello sviluppo di un Sé equilibrato e integro. Ma non danneggia le relazioni interpersonali e l’altro.
Secondo Heinz Kohut, fondatore della psicologia del Sé, il narcisismo non è soltanto un tratto disfunzionale, ma una forza primaria e positiva: un “collante psichico” che contribuisce a proteggere e integrare la personalità.
Altri studiosi (Goldberg, 1980; Stone, 2000) hanno sottolineato il valore costruttivo del narcisismo sano, che si manifesta attraverso empatia, rispetto dell’altro e capacità di riconoscere l’individualità altrui senza ridurla a strumento per i propri scopi.
Il narcisismo sano è quindi alla base di funzioni fondamentali come:
Tra le sue espressioni più positive troviamo la leadership, la competitività sana, il senso dell’umorismo, la collaboratività e la capacità di trasformare sogni e progetti in realtà, senza svalutare né strumentalizzare gli altri. Come sottolineano Giusti (1995) e più recentemente Craig Malkin (“Che c’è di male nel sentirsi speciali?”), il narcisismo sano può rappresentare una forza propulsoria creativa ed evolutiva: sostiene le ambizioni, favorisce la realizzazione personale e contribuisce a dare forma a progetti che hanno valore non solo individuale, ma anche sociale.
L’attuale versione del Manuale Statistico e Diagnostico dei disturbi mentali DSM-5 definisce così la persona con Disturbo Narcisistico di Personalità (DNP):
Frequentemente, gli individui affetti da DNP ricorrono all'uso e abuso di sostanze che danno dipendenza quali tabacco, alcol e cocaina (le più usate); l'abuso di tali sostanze rappresenta infatti un tentativo di auto-terapia, finalizzato a fornire momentaneo sollievo da sentimenti dolorosi di mancanza senso, inquietudine, profonda insoddisfazione e frustrazione che caratterizzano il vissuto emotivo di fondo degli individui affetti da questo disturbo.
Il Manuale stima inoltre un’incidenza percentuale del disturbo sino al 6,2% nei campioni considerati rappresentativi della popolazione dall'indagine statistica, riportando un’incidenza orientativa del 50-75% di maschi nel campione generale di diagnosi di narcisismo patologico.
Come osserva Alexander Lowen (1983), il narcisista tende a negare la propria corporeità. Il corpo non è più vissuto come sede naturale delle emozioni e delle pulsioni vitali, ma viene ridotto a una proiezione artificiale del Sé grandioso: un involucro da esibire, controllare e plasmare secondo un ideale di perfezione. In questa prospettiva il corpo diventa:
Questa attenzione ossessiva alla forma esteriore non corrisponde a un autentico rispetto di sé, ma a un uso strumentale del corpo, che perde la sua naturale spontaneità
comunicativa e la capacità di veicolare emozioni genuine. Anche nella sfera sessuale, il corpo diventa un oggetto: ponte verso il desiderio dell’altro, ma al tempo stesso barriera contro
l’intimità autentica. Spesso lo sguardo del narcisista tradisce questa condizione: fisso, freddo, vuoto, trasmette distanza e inquietudine, rivelando la difficoltà a entrare in una relazione
realmente empatica e profonda.
Annalisa Barbier, PhD
Psicologa, Dottore di Ricerca in Neuropsicologia
Approccio Cognitivo Comportamentale- Cognitivo Interpersonale
Compassion Focused Therapist
Conduttore protocolli MBCT
Istruttore di protocolli MBSR
Iscrizione all’Albo Psicologi del Lazio N. 9423/2000
Istruttore di Protocolli Mindfulness certificato Federmindfulness
Iscrizione all’Albo Nazionale N. 1505
www.federmindfulness.it
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