La manipolazione emotiva (ME) può evolvere progressivamente in termini di gravità e intensità. I suoi effetti negativi sulla relazione, così come sul benessere psicologico, fisico e sociale della vittima, tendono a diventare via via più evidenti e pesanti, fino a raggiungere una soglia di pericolosità in cui possono insorgere seri disagi psicologici e fisici.
La psicoterapeuta Robin Stern, nel suo libro “Come mi vuoi?” distingue tre livelli di intensità della manipolazione emotiva.
PRIMO LIVELLO
Si tratta della fase iniziale, che può protrarsi anche per molti anni senza significative variazioni, oppure evolvere più rapidamente verso lo stadio successivo in presenza di criticità personali o di coppia. A questo livello le manifestazioni manipolative sono sporadiche e di lieve entità: piccoli malintesi, fraintendimenti occasionali, arrabbiature leggere. Episodi che vengono percepiti come trascurabili ma che, nel tempo, innescano la cosiddetta “trappola della spiegazione”. La vittima, pur sentendo di non aver sbagliato, si sente spinta a giustificarsi a lungo e a difendere la propria posizione, entrando in un meccanismo che confonde e logora. Tuttavia, se a questo livello la persona riesce a mantenere una reazione sana e ferma agli atteggiamenti dell’altro, opponendosi all’instaurarsi delle dinamiche manipolative, l’evoluzione verso gli stadi successivi può essere interrotta.
Esempio: una donna esce a cena con il partner appena conosciuto, che appare affettuoso e desideroso di una relazione stabile. Durante la serata, lei scherza in modo socievole con il cameriere. A fine cena, lui si mostra improvvisamente irritato e l’accusa di aver flirtato con il cameriere, nonostante lei sappia di non averlo fatto. Colta di sorpresa, lei sente il bisogno di spiegarsi a lungo per chiarire la sua spontaneità e assenza di malizia, ma le sue spiegazioni non vengono accolte, e inizia a percepire uno strisciante senso di colpa ed inadeguatezza che sa di non meritare, eppure è lì. È l’inizio del “tango” manipolativo.
Red Flags del primo livello:
SECONDO LIVELLO
In questa fase, le reazioni manipolative non vengono più solo percepite come sconcertanti, ma diventano via via considerate “plausibili” da chi le subisce. La vittima, sempre più bisognosa di approvazione e affetto, inizia a mettere in secondo piano il proprio punto di vista, finendo per dare maggiore valore alla versione del partner; si intensificano i litigi, le offese, i silenzi punitivi, i ricatti emotivi. Di fronte a tali episodi – vissuti come una vera e propria “apocalisse emotiva” – la vittima diventa disposta a tutto pur di evitarli. A questo livello, la sua approvazione diventa l’unico modo per sentirsi amata, adeguata e di valore. Progressivamente, la vittima si abitua a partire dal punto di vista del manipolatore, fino a ridurre sempre di più la fiducia nella propria percezione, nella propria capacità critica e nella propria memoria.
Red Flags del secondo livello:
TERZO LIVELLO
È lo stadio più grave. A questo punto la vittima non solo parte dal punto di vista del manipolatore, ma lo ha ormai interiorizzato, arrivando a farlo proprio. La sua autostima è ridotta a tal punto che sente di valere soltanto attraverso l’approvazione del partner. Si sviluppano sensi di colpa profondi, stati depressivi e la dolorosa sensazione di aver perso il contatto con se stessi. L’idea prevalente diventa: “è tutta colpa mia, sono io che non vado bene”. A questo livello, la manipolazione emotiva può sfociare in episodi di abuso o violenza psicologica e, talvolta, fisica.
Red Flags del terzo livello:
I tre livelli di manipolazione emotiva descritti dalla Stern indicano un processo disfunzionale relazionale progressivo e insidioso, che può iniziare con episodi apparentemente banali e poco significativi, per poi evolvere in dinamiche sempre più pervasive e distruttive. Ciò che accomuna tutte le fasi è la lenta erosione della sicurezza interiore e dell’autonomia della vittima, che gradualmente smette di fidarsi di sé stessa per affidarsi al punto di vista del manipolatore.
Riconoscere precocemente i segnali, anche quelli più sottili, è fondamentale: un intervento tempestivo può interrompere la spirale e restituire spazio alla
consapevolezza, alla dignità personale e alla possibilità di costruire relazioni sane e rispettose.
Annalisa Barbier, PhD
Psicologa, Dottore di Ricerca in Neuropsicologia
Approccio Cognitivo Comportamentale- Cognitivo Interpersonale
Compassion Focused Therapist
Conduttore protocolli MBCT
Istruttore di protocolli MBSR
Iscrizione all’Albo Psicologi del Lazio N. 9423/2000
Istruttore di Protocolli Mindfulness certificato Federmindfulness
Iscrizione all’Albo Nazionale N. 1505
www.federmindfulness.it
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