LA DIPENDENZA AFFETTIVA

La differenza tra un sano entusiasmo, sebbene eccessivo, e la dipendenza patologica è che i sani entusiasmi arricchiscono la vita,

mentre le addiction la impoveriscono” 

(Griffiths, 2005)

La Dipendenza Affettiva o PAD (Patholigical Affective Dependence), viene considerata come facente parte delle Nuove Dipendenze (New Addiction) ossia le dipendenze comportamentali, dipendenze in cui, al posto di una sostanza, vi è dipendenza da un comportamento. Le Nuove Dipendenze sono entrate a far parte della classificazione ufficiale DSM per la prima volta con la pubblicazione DSM 5, nella categoria dei “Disturbi Correlati A Sostanze”.

Si tratta di una condizione relazionale ed emotiva complessa, che tocca profondamente la vita di molte persone; si manifesta quando il bisogno di essere amati e accettati diventa così intenso da compromettere l’autonomia personale e il benessere psicologico. E’ caratterizzata fondamentalmente dal bisogno compulsivo di mantenere una relazione, spesso a discapito della propria identità e dei propri bisogni; chi ne soffre infatti sperimenta una paura profondadell’abbandono che può portare a comportamenti di controllo, sacrificio eccessivo di sé e difficoltà nello stabilire confini sani.

Uno studio (Pugliese et al., 2023) ha evidenziato come la PAD possa essere considerata una condizione latente, che viene attivata da un ambiente relazionale abusante; infatti, quando una persona rimane intrappolata in una relazione patologica, può manifestare comportamenti, credenze e motivazioni disfunzionali tipici di chi soffre di un disturbo di personalità. Tuttavia, questi tratti tendono a scomparire una volta che la persona è completamente fuori dal contesto patologico e ha elaborato la separazione dall’abusante. La dipendenza affettiva può inoltre rappresentare un fattore di rischio per la violenza all’interno della relazione sentimentale (IPV, Intimate Partner Violence).

 

Le relazioni sono una parte essenziale della nostra vita: attraverso di esse costruiamo identità, sicurezza, intimità e appartenenza e purtroppo, questa condizione non è limitata alle relazioni romantiche ma può manifestarsi anche nei rapporti familiari, amicali o professionali, nei quali la persona dipendente affettivamente tende a definire il proprio valore attraverso l’approvazione e l’attenzione dell’altro, perdendo il contatto con se stessa, i propri desideri e la propria autenticità.

E’ bene essere consapevoli del fatto che quando le relazioni diventano fonte di sofferenza più che di crescita, è possibile che si stiano attivando schemi relazionali antichi e dinamiche disfunzionali, come quelle che caratterizzano la dipendenza affettiva: Quando ci accorgiamo che la sofferenza si ripete nei nostri rapporti, riproponendo sempre gli stessi schemi, possiamo leggere questi segnali non come un fallimento, ma come un invito a prenderci cura di noi stessi.

 

La dipendenza affettiva non è semplicemente “amare troppo”: è una modalità relazionale in cui il bisogno dell’altro diventa così centrale da oscurare e compromettere autonomia e benessere.

Chi vive questa condizione può sperimentare:

  • paura costante dell’abbandono o del rifiuto
  • difficoltà a prendere decisioni senza l’approvazione dell’altro
  • sacrificio dei propri bisogni pur di mantenere il legame
  • relazioni caratterizzate da forti oscillazioni emotive, tra idealizzazione e svalutazione
  • difficoltà nel chiudere relazioni disfunzionali o dannose
  • conflitto interno tra il desiderio di chiudere la relazione e quello di rimanere con il/la partner.

Queste dinamiche  affondano spesso  le radici nell’infanzia e nelle prime esperienze relazionali: traumi, abbandoni, trascuratezza emotiva o relazioni disfunzionali con le figure di attaccamento primarie possono creare ferite profonde che si riflettono negli schemi interpersonali che abbiamo da adulti. La mancanza di esperienze sufficientemente buone di attaccamento sicuro durante l’infanzia, può generare una scarsa autostima e la convinzione inconscia di non essere degni d’amore. Questo porta a sviluppare strategie di sopravvivenza emotiva che, seppur comprensibili nel contesto originario, diventano limitanti e dolorose nelle relazioni adulte.

 

FARE IL PRIMO PASSO PER…

È fondamentale sottolineare che la dipendenza affettiva è una condizione da cui si può guarire. Riconoscere di avere un problema con la dipendenza affettiva richiede coraggio, ma rappresenta il primo passo fondamentale verso il cambiamento. Non è necessario affrontare questa sfida da soli: chiedere aiuto è un atto di amore verso se stessi e verso le persone care.

Se riconosci alcuni di questi segnali nella tua vita o nelle tue relazioni, puoi contattarmi per una prima consulenza: insieme possiamo valutare la situazione e definire un percorso di crescita personalizzato che ti permetta di riscoprire la gioia di amare in modo libero e autentico, elaborare i traumi del passato, ricostruire una sana autostima e imparare a stabilire relazioni basate sull’interdipendenza piuttosto che sulla dipendenza. Con il supporto psicologico appropriato e l’impegno personale, è possibile sviluppare modalità relazionali più sane e appaganti.

 

…RITROVARE SE STESSI

Nel mio lavoro, accompagno le persone a:

  • riconoscere e comprendere gli schemi che mantengono la dipendenza affettiva
  • coltivare un rapporto aperto e consapevole con se stessi: imparare a sentire e legittimare le proprie emozioni, desideri e bisogni autentici
  • accrescere il senso di valore personale e la libertà di essere sé stessi nelle relazioni
  • sviluppare competenze emotive e relazionali più sane
  • imparare a coltivare la sicurezza dentro di sé, senza dipendere esclusivamente dall’altro.

In questa prospettiva, integro gli interventi di orientamento cognitivo con pratiche basate sulla mindfulness e sulla self-compassion, il cui obiettivo è favorire un incremento della consapevolezza metacognitiva, una più efficace regolazione dei processi emotivi e lo sviluppo di un atteggiamento non giudicante e compassionevole nei confronti di sé stessi.

PER SAPERNE DI PIU’

 

 

 

 

 

La DA fa parte delle dipendenze comportamentali, che non vedono coinvolta alcuna sostanza chimica (come alcol o sostanze di abuso) ma hanno come oggetto di dipendenza un comportamento (o una persona-relazione nel caso della DA) o un’attività lecita e socialmente accettata.

 

 

 

 

 

Molte delle diagnosi di dipendenze comportamentali hanno in comune diversi elementi diagnostici caratteristici dei disturbi da “deficit del controllo degli impulsi” o dei disturbi “compulsivi”. Nel nuovo manuale DSM-5 non compare ancora la categoria “Dipendenze comportamentali”, sebbene sia stata invece inserita la dipendenza dal gioco d’azzardo nell’ambito delle dipendenze, mentre prima era inclusa nella categoria dei disturbi del controllo degli impulsi.

Il modello di riferimento descrittivo delle new addictions è quello di Caretti e La Barbera, che le considera condizioni patologiche caratterizzate da:

 

1) Ossessività

2) Impulsività

3) Compulsività

 

Alcune new addictions o dipendenze comportamentali oltre alla DA sono: il gioco d’azzardo patologico (pathological gambling), la dipendenza da internet, la dipendenza da lavoro (work addiction o workaholic), lo shopping compulsivo (compulsive buying), la dipendenza da attività fisica (exercise addiction) e la dipendenza dal sesso (sex addiction). La caratteristica di queste forme di dipendenza è che esse rappresentano - nella loro manifestazione compulsiva - il versante patologico di attività comunemente praticate dalle persone nella loro vita quotidiana.

Negli ultimi anni tali forme di dipendenza si sono sviluppate in maniera notevole, tanto che gli studiosi hanno volto ad esse la loro attenzione al fine di studiarne le caratteristiche e le possibilità di intervento terapeutico. Anthony Giddens distingue tre principali caratteristiche della “love addiction” che la connotano esattamente come una vera e propria forma di dipendenza:

 

1. IL PIACERE CONNESSO ALL’AMORE: definito anche ebbrezza, ovvero la sensazione di euforia sperimentata in funzione delle reazioni manifestate dal partner rispetto ai propri comportamenti.

 

2. LA TOLLERANZA: anche definita in questo contesto come “dose“, che consiste nel bisogno di aumentare la quantità di tempo da trascorrere in compagnia del partner, riducendo sempre di più il tempo autonomo proprio e dell’altro e i contatti con l’esterno della coppia. Un comportamento che sembra alimentato dalla incapacità di mantenere una “presenza interiorizzata” rassicurante dell’altro, e quindi di rassicurarsi attraverso il pensiero dell’altro nella propria vita (8).  L’assenza della persona da cui si dipende porta pertanto ad uno stato di prostrazione e di disperazione che può essere interrotto solo dalla sua presenza concreta e materiale.

 

3. L’INCAPACITÀ DI CONTROLLARE IL PROPRIO COMPORTAMENTO: connessa alla perdita della capacità critica relativa a sé, alla situazione e all’altro. Una riduzione critica e di guida razionale che, nel lungo termine, crea vergogna e rimorso. In taluni momenti tale senso di vergogna ed indegnità vengono sostituiti da una temporanea lucidità, cui fanno immancabilmente seguito un senso di prostrante sconfitta ed una ricaduta, spesso più profonda che mai, nel circolo vizioso della dipendenza.

La DA (Love Addiction) sembra una patologia declinata soprattutto al femminile (5) e coinvolgente maggiormente le donne: il 99% dei soggetti dipendenti affettivi è di sesso femminile6, con fascia di età variabile dalla post-adolescenza (età dai 20 ai 27) fino all’età adulta delle donne con figli, sia piccoli che grandi. Esistono tuttavia anche casi di DA negli uomini, aventi caratteristiche e manifestazioni comportamentali lievemente diverse.

 

La DA può accompagnarsi  ad altre condizioni di sofferenza psicologica:

Disturbo Post-Traumatico da Stress conseguente ad abusi sessuali con manifestazioni quali incubi notturni, attacchi di panico, sintomi dissociativi, perdita di concentrazione e vuoti di memoria, distimia;

Altre forme di dipendenza: ad esempio quella da cibo, sesso, gioco d’azzardo, sostanze o attività fisica;

Disturbo Ossessivo Compulsivo

Disturbo Distimico

Disturbi d’ansia

Oppure si può manifestare nell’ambito di disturbi della personalità quali il Disturbo Dipendente Di Personalità o Disturbo Narcisistico Di Personalità. Più raramente si presenta in comorbilità con i disturbi di personalità del cluster B Istrionico e Borderline, con il Disturbo Paranoide Di Personalità, con il Disturbo Bipolare e in associazione alla Depressione Maggiore.

 

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Bibliografia

  • Albano, T., & Gulimanoska, L. (2006). In-dipendenza: Un percorso verso l’autonomia. Vol. I – Manuale sugli aspetti eziopatogenetici, clinici e psicopatologici delle dipendenze. Milano: FrancoAngeli.
  • Caretti, V., & La Barbera, D. (2005). Le dipendenze patologiche: Clinica e psicopatologia. Milano: Raffaello Cortina.
  • Cantelmi, T., Lambiase, E., & Pensavalli, M. (2021). Schiavi d’amore. Milano: Edizioni San Paolo.
  • Giddens, A. (1992). The transformation of intimacy: Sexuality, love and eroticism. Cambridge: Polity Press.
  • Guerreschi, C. (2005). New addictions: Le nuove dipendenze. Milano: Edizioni San Paolo.
  • La Cascia, C., Ferraro, L., & Mulè, A. (2008). Il problema della comorbilità. Palermo: Università degli Studi di Palermo.
  • Lerner, H. G. (1996). La danza della rabbia. Milano: Corbaccio.
  • Mellody, P. (2010). Facing love addiction. New York: HarperCollins Publishers.
  • Miller, D. (1994). Donne che si fanno male. Milano: Feltrinelli.
  • Pugliese, Erica & Saliani, Angelo & Mosca, Oriana & Maricchiolo, Fridanna & Mancini, Francesco. (2023). When the War Is in Your Room: A Cognitive Model of Pathological Affective Dependence (PAD) and Intimate Partner Violence (IPV). Sustainability. 15. 1624. 10.3390/su15021624.