5 PASSI PER USCIRE DALLA DIPENDENZA AFFETTIVA

 

Scritto da: Dott.ssa Annalisa Barbier

 

La Dipendenza Affettiva è una modalità patologica e disfunzionale di vivere la relazione. Le condizioni che possono portare ad instaurare una relazione dipendente sono diverse, e sono legate da una parte alla presenza di predisposizioni o fragilità personali e dall’altra all’incontro con una persona che nella relazione tende ad attuare comportamenti manipolatori.

Quando si vive una relazione sentimentale in una condizione di dipendenza dall’altro, il rapporto diventa nel tempo una prigione dolorosa dalla quale è molto difficile uscire per il dipendente, in grado di minare gradualmente la sua autostima, la sua autonomia emotiva, relazionale e di vita, e di indurre sentimenti di paura, angoscia, ansia, tristezza e sconcerto che a lungo andare possono costituire una vera e propria “sindrome” psicologica con caratteristiche ben precise.

Uscire da una relazione tanto compromettente e simbiotica non è certamente un passo facile, ma resta assolutamente auspicabile ed è possibile  farlo se si seguono alcuni importanti passaggi intermedi, che permettono al partner dipendente di recuperare serenità, stabilità interiore, senso di autoefficacia ed autonomia e soprattutto di sbarazzarsi dalla paura dell’abbandono, che spesso rappresenta – insieme ad una scarsa autostima – la paura di fondo che impedisce di agire comportamenti più sani e rispettosi della propria dignità.

Cosa fare dunque, per costruire la zattera sulla quale salire per attraversare il fiume della dipendenza affettiva ed arrivare dall’altra parte della riva, dove ritrovare se stessi e costruire relazioni sane e basate sulla reciprocità e la libertà?

 

1.     MIGLIORARE LA CONOSCENZA SI SE’

Il dipendente affettivo vive una condizione in cui, a furia di porre l’altro al primo posto ed al centro della propria vita, ha dimenticato se stesso. Non si conosce più, ha difficoltà a conoscere e riconoscere le proprie priorità al di fuori del legame di dipendenza, i propri interessi e le proprie inclinazioni, i propri valori profondi di vita.

Poiché non si conosce dunque, il dipendente affettivo non conosce le proprie potenzialità né i propri limiti e vive costantemente in una condizione di distacco dal proprio centro, in assenza di un rapporto profondo con se stesso. Questo lo porta a vivere sensazioni di vuoto, angoscia e paura che fungono a loro volta da stimoli attivanti per la ricerca compulsiva della vicinanza dell’altro, che tuttavia non sarà mai “davvero nutriente” poiché non potrà sostituire il nutrimento vero: quello che nasce dal contatto con il nostro sé. Conoscere se stessi dunque è il primo importante passo da compiere per instaurare relazioni sane e gratificanti e per sentirsi bene, e occorre ricordare che coltivare questa conoscenza è un gesto di amore e rispetto che dobbiamo portare avanti durante tutto il corso della nostra esistenza. Conoscendoci meglio, siamo in grado di trare piacere da noi stessi e dalle attività che svolgiamo nella vita: impariamo cioè a fare CIO’ CHE CI PIACE E CI NUTRE PROFONDAMENTE: un bel film, una passeggiata, un passatempo, una lettura ecc… impareremo a darci ciò che ci piace e ci dona soddisfazione, anche - anzi soprattutto - nelle piccole cose. Conoscendoci meglio, potremo sviluppare quella forma di empatia, amore e tenerezza verso noi stessi che sono stati prima cercati dall’altro e che ci permetteranno di diventare capaci di amarci, rispettarci e renderci felici.

 

2.     SBARAZZARSI DELLA PAURA DELL’ABBANDONO

Molti autori concordano nell’affermare che le radici della dipendenza affettiva affondano nella prima infanzia e nelle prime esperienze di attaccamento che sono state sperimentate, stabilendo stili di attaccamento disfunzionali. Alcune ricerche mostrano infatti una correlazione significativa tra stile di attaccamento insicuro ansioso e dipendenza affettiva. La paura dell’abbandono rappresenta dunque l’elemento principale alla base delle relazioni di dipendenza affettiva, portando il dipendente affettivo a mettere in atto comportamenti – volti a garantire la presenza e la costanza dell’altro – disfunzionali, che lo rendono ancor più fragile e insicuro e lo allontanano da se stesso, in quel continuo e decentrante tentativo di accondiscendere, soddisfare le aspettative dell’altro e prendersene cura. In questo modo ci si rende “schiavi” dell’altra persona e si continua a rinforzare la convinzione che, senza l’altro, non potremo sopravvivere al senso di angoscia e solitudine, alla paura di non farcela, ai sensi di colpa e di inadeguatezza.

Occorre tenere sempre ben presente che NON SARA’ ATTRAVERSO LA GARANZIA DI COSTANTE VICINANZA DELL’ALTRO che impareremo a superare la paura di essere abbandonati, ma piuttosto attraverso la costruzione di un solido rapporto con noi stessi, che ci permetta di sentire che - come individui – non ci abbandoneremo ed sapremo avere cura di noi stessi. Le persone nella nostra vita si potranno avvicendare ma rimarrà nel cuore la profonda consapevolezza di essere individui separati, capaci di restare fedeli a ciò che siamo e a ciò che amiamo, capaci di prenderci cura di noi stessi e di amarci. È attraverso la “prova del fuoco” della rinuncia ad una relazione di dipendenza dall’altro, che impareremo a fare affidamento sulle nostre capacità individuali. È attraverso una serie di scelte di autonomia basate su ciò che vogliamo davvero (e non su ciò che l’altro si aspetta da noi) che costruiremo pian piano la nostra strada verso l’autonomia e verso una maggiore sicurezza interiore. Meglio raccogliere pian piano i cocci di una relazione finita – imparando ad avere fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità di fare fronte al dolore e alla tristezza, imparando a vedere nuovamente le piccole grandi cose belle che ci circondano -  che restarvi impigliati in modo sterile e compulsivo, senza creare valore per noi stessi, ma solamente tentando di mantenere l’altro accanto.

Occorre dunque cominciare ad agire piccoli e graduali comportamenti diversi dal solito: fare qualcosa da soli, imparare ad esprimere le proprie preferenze e il proprio disaccordo, imparare a dire “no” quando dentro di noi è “no”, imparare gradualmente a tollerare il senso di paura dell’abbandono, a favore di una maggiore capacità di autoaffermazione ed autodeterminazione. Ne verremo ripagati immensamente.

 

3.     SVILUPPARE LA FIDUCIA

Chi soffre di dipendenza affettiva non ha fiducia in se stesso e non ne ripone negli altri. Un grande problema di fondo è caratterizzato per queste prone dall’incapacità a fidarsi ed affidarsi. Vive in un conflitto interiore continuo poiché l’altro è considerato indispensabile al proprio equilibrio ma contemporaneamente viene vissuto come una minaccia, una possibile fonte di dolore e di tradimento. Il dipendente affettivo non ha imparato a costruire un sano concetto di fiducia e tende ad oscillare costantemente tra una sorta di “fiducia assoluta” ed una “sfiducia totale” nei confronti degli altri, che sono a tratti fonte di assoluto accudimento ed amorevolezza ma possono trasformarsi repentinamente – sulla base di rigidi criteri interiori sviluppati negli anni come difesa – in tremendi traditori da giudicare e biasimare, controllare, punire e riprendere, in un continuo ed estenuante alternarsi di emozioni altalenanti e contrapposte. Si vive dunque nello squilibrio, poiché squilibrati sono i criteri di valutazione utilizzati per valutare l’affidabilità dell’altro: a tratti ci si fida ciecamente e totalmente (in maniera idealizzante ed acritica) e a tratti ci si sente sfiduciati, diffidenti e allarmati diventando paranoici e controllanti. La verità da comprendere è che nessuno di noi può essere perfettamente affidabile poiché questo significherebbe tradire se stessi a favore delle aspettative di chiunque abbiamo di fronte. Ma possiamo essere “mediamente affidabili”, cioè rispettosi di noi stessi e dell’altro, imparando la sincerità e la lealtà ma anche imparando a non tradire prima di tutto noi stessi.

Apriamoci all’altro, ad una relazione vera in cu ci si mostra come si è e si curano il dialogo e la comunicazione che sono la base per costruire una sana fiducia; apriamoci a nuove esperienze di coppia che siano più equilibrate e sane perché La fiducia si sviluppa come una sorta di abilità e deriva dalle esperienze anche positive che siamo in grado di costruire. Occorrono coraggio ed apertura, ma è necessario ricostruire la propria capacità di avere fiducia attraverso l’azione concreta guidata dalla prudenza, dall’osservazione e dalla conoscenza graduale dell’altro. Soprattutto è importante mantenere la centratura su di sé chiedendosi sempre “come mi sento in questa situazione?” e riflettendo sulle proprie aspettative. Altrimenti qualsiasi relazione sarà destinata a diventare fonte di dolore e a terminare in malo modo.

A questo proposito, suggerisco di leggere l’illuminante libro di Krishnananda e Amana dal titolo “Fiducia e sfiducia”.

 

4.     IMPARARE AD AMARE SE STESSI E RI-SCOPRIRE LA PROPRIA BELLEZZA

Chi soffre di dipendenza affettiva ha la propensione a sbilanciarsi verso l’altro e nell’altro, lasciandosi trasportare da forze esterne: tutto ciò che viene dall’altro diventa di importanza vitale come i suoi stati d’animo, le sue aspettative, i suoi bisogni e desideri, le sue volontà e richieste. In questo modo, il dipendente affettivo vive la vita sempre “su una gamba sola”, in perenne bilico ed in continua attesa di ciò che l’altro farà o dirà. Vivere la vita su una gamba sola porta ad una costante precarietà di equilibrio e basta poco per cadere a terra; così è facile allarmarsi per poco, spaventarsi per poco, perché si percepisce la propria precaria condizione e ci si agita freneticamente per tenersi in equilibrio – appunto – su una gamba sola! Bisogna dunque riappoggiare a terra l’altra gamba, quella dell’amore, della considerazione e del rispetto di sé, e gradualmente renderla sempre più forte e salda per recuperare l’equilibrio, l’integrità e la fiducia in se stessi. Amare se stessi è un dovere prima che un diritto, e non è incompatibile con l’amore e la cura dell’altro: anzi – come sempre ripeto – l’amore per se stessi rappresenta le fondamenta di tutta la vita psichica e relazionale nella misura in cui permette di donare ed accogliere l’altro in maniera libera dai bisogni prepotenti della dipendenza, serena e reciproca. Se non sappiamo amare noi stessi, perdonarci le nostre fragilità e debolezze, perdonarci gli errori, rispettare i nostri bisogni e desideri ed accogliere le nostre paure, come possiamo pensare di poter amare davvero l’altro, rispettandolo ed accogliendolo? Nel bisogno stringente e compulsivo, nell’angoscia e nel vuoto interiore non vi può essere spazio per il rispetto dell’altro.

Dunque amare se stessi e ricominciare a vedere la propria bellezza sono passaggi importantissimi per costruire le basi di una relazionalità sana e basata sulla reciprocità. Ma cosa significa amare se stessi? Significa innanzitutto conoscersi al di là di qualsiasi giudizio di valore possiamo esprimere su di noi. Significa conoscere ed accettare i nostri pregi e difetti, le nostre potenzialità e i nostri limiti, perdonarci per gli errori che abbiamo commesso, sentirci degni di amore e rispetto in quanto persone umane e non perché siamo pronti a dare qualcosa in cambio. Ognuno di noi è degno di amore, perché l’amore è un dono e non una merce da comprare o da barattare in cambio della nostra libertà, dignità, sicurezza e serenità.

Impariamo a dare meno importanza al giudizio degli altri, a diventare un po’ egoisti e a dire “NO”, a diventare importanti per noi stessi, a provare verso noi stessi quella dolcezza e quella tenerezza che siamo capaci di provare per gli altri.

Impariamo a diventare il miglior amico di noi stessi: a consolarci nel dolore o nella tristezza, a calmarci quando siamo preoccupati o impauriti, a prenderci e a darci ciò che desideriamo senza pretendere che siano altri a portarcelo, parliamo con il nostro bambino interiore e impariamo ad ascoltare ciò di cui ha davvero bisogno. Prendiamoci il nostro tempo per fare ciò che amiamo: leggere, fare attività fisica, meditare, riposare, fare un massaggio rilassante, guardare un film che ci piace… non è necessario che ciò che amiamo fare piaccia anche all’altro! Possiamo farlo da soli! Io stessa – quando mi sento stanca o turbata – mi regalo una bella cena al ristorante da sola: mangio i cibi che amo e mi coccolo con un bicchiere di buon vino…ma soprattutto mi ascolto, parlo con me stessa e, attraverso lo spazio di questa “solitudine” che è recupero e silenzio, entro in contatto con la mia parte profonda e ne posso ascoltare insegnamenti, paure e desideri.

 

5.     DIVENTARE AUTONOMI

Diventare autonomi significa soprattutto metterci nella condizione di non dover dipendere dall’altro per la sopravvivenza. Significa prima di tutto trovare un lavoro, una casa in cui stare dopo la rottura di una convivenza – matrimoniale o meno – mettere in azione i passaggi fondamentali per svincolarsi dai legacci e tagliare il cordone ombelicale della dipendenza, non solo affettiva ma anche materiale, dall’altro. Autonomia significa anche imparare a gestire in maniera ottimale le proprie risorse: il proprio denaro, la propria energia ed il proprio tempo evitando inutili sprechi e finalizzando l’impegno a qualcosa di costruttivo e sano. Diventare autonomi significa anche abbandonare i panni della “vittima delle circostanze” (anche se le circostanze sono state dure… e lo sappiamo) e rimboccarci le maniche tirando fuori la nostra forza interiore e la nostra determinazione, spinti dal desiderio di costruirci una vita più serena e gratificante, anche se sarà faticoso. Ricordiamo che finché non decidiamo di assumerci le nostre responsabilità rinunciando alla condizione di “vittima delle circostanze”, non saremo in grado di fare quel passaggio interiore – che pur doloroso e faticoso è la base di qualsiasi crescita personale – che solo potrà restituirci la misura della nostra auto efficacia e della fiducia nelle nostre capacità.

 

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Commenti: 30
  • #1

    Fabio (martedì, 12 dicembre 2017 09:21)

    Salve, è stato bellissimo leggere questo suo articolo. Ripercorre la mia vita come fosse un film...
    Da piccolo avevo spesso paura, non so perchè, di perdere i miei genitori e fratelli, magari in un incidente di auto. Poi crescendo, presi molta fiducia in me, tanto da sapere ciò che volevo e come arrivarci, passai dai 14 ai 18 anni un perido bellissimo di autosufficienza ed autostima. Poi, però, vidi che i miei fratelli (4 ed 8 anni più di me) vivevano con grosse difficoltà nel trovare un partner affidabile e decisi di concentrare la mia vita su quell'obiettivo.
    Mi fidanzai a poco più di 18 anni e, da allora, dedicai tutto me stesso a noi ed al nostro futuro.
    Presto divenne una simbiosi, bella di certo, ma si trasformò in dipendenza. Lentamente lei divenne la priporità massima, e con i suoi comportamenti altalenanti ed a tratti denigranti, con i suoi piccoli ricatti e le sue mancanze, il mio io lentamente scomparve del tutto. Diventò la mia ragione di vita... Ma nonostante riuscì a realizzarmi professionalemnte, riuscì ad aiutarla in tutto per far realizzare anche lei, nonstante costruì con le mie mani ben due case/castelli (prima a Genova e poi in Puglia) in cui farla stare come una regina, dopo il secondo figlio, ovvero dopo 18 anni di vita assieme, mi tradì una prima volta. Fu come morire, davvero, ma poi per il bene dei miei figli, per le sue scuse e promesse di non ripeterlo mai più, e per la mia dipendenza, probabilmente, tornammo assieme. Non la volli più controllare, non potevo vivere con quel pensiero fisso, ed un paio di mesi fa, mi dice di volermi lasciare per mancanza di amore.
    Pretendeva un sacco di soldi e si comportava in modo strano, così scoprì che mi aveva tradito almeno altre due volte nell'ultimo anno, 4 mesi con uno e poi altrettanti con un altro (un dirigente di un piccola impresa con moglie e due figli) con cui ancora si sente.
    Da allora la fase di scarto del Narcisista è arrivata a livelli inauditi, di denuncie false eda atti inverosimili. I miei figli di 12 e 16 anni, che lei ha coinvolto in toto, si sono avvicinati un pò di più a me per giustizia, ma io resto ancorato a questa dipendenza, nonostante abbia mantenuto la casa, abbia un bel lavoro e non sia decadente come quarantottenne...
    NON RIESCO A TROVARE LA FORZA DI VOLERMI BENE! Continua a mancarmi e continuo a non riuscire a giustificare in alcun modo i suoi comportamenti, anche se so bene, studiando su web, che senso non hanno! Lei con le bugie è riuscita a far schierare la sua famiglia dalla sua parte, ed ora devo o dovrei riuscire a gestire la separazione dolorosissima, la sua perdita, la gestione dei ragazzi che soffrono e non vogliono più studiare, le cause civili e penali che verranno, e non so più che altro...
    Alterno stati di animo indicibili... Non so se arrendermi o se riuscirò a resistere... :(
    Comunque grazie per le sue parole di conforto.

  • #2

    Annalisa Barbier (martedì, 12 dicembre 2017 13:59)

    Gentile Fabio grazie per la sua toccante testimonianza. Certamente non si deve arrendere. Si rivolga ad un professionista affidabile che la aiuti a venir fuori da questa fase difficile, rimettere insieme i pezzi della sua vita ma soprattutto a guardare avanti con fiducia. Un caro saluto

  • #3

    LuneA (domenica, 01 aprile 2018 00:46)

    Ciao fabio,
    Ho letto le tue parole e se anche non ho figli capisco perfettamente come ti senti... Ti sn vicina, non sei solo e se avessi voglia di chiacchiere conta pure su di me... Nn ho consigli xk viviamo la stessa situazione, ma forse parlarne, sfogarsi puo' farti sentire meno pazzo...io ho iniziato a star meglio grazie proprio a chiacchiere fatte cn persone Che vivevano la mia stessa angoscia...

  • #4

    jean claude (lunedì, 04 giugno 2018)

    Chiaro, anche per chi non conosce queste dinamiche.
    Comprensibile, perchè spiegato con lucidità e passione.
    Consolatorio, per chi ci si potrebbe identificare e non per questo ne resta vittima.
    Bello!

  • #5

    Annalisa (giovedì, 07 giugno 2018 14:58)

    Grazie Jean Claude. Un caro saluto.

  • #6

    Antonio (martedì, 31 luglio 2018 10:19)

    Mi immedesimo totalmente nelle problematiche di questo articolo, lotto ogni giorno per uscirne da più di un anno e mezzo. Mi sono rivolto anche a ben due psicologhe, poi ho dovuto smettere per problemi economici. Spero di fare ulteriori passi grazie ad articoli come questo ed a tutto ciò che riesco a trovare sul web a riguardo. Grazie.

  • #7

    MiKa (venerdì, 17 agosto 2018 22:04)

    Un articolo decisamente interessante,condivido l'amore per se stessi in primis ..Essere egoisti in maniera sana aiuta ad amarsi,farsi rispettare,convincerci che la nostra Storia psichica e fisica viene prima di chi vuole dominare le nostre scelte.Ho imparato a dire NO quando ciò che si presentava non corrispondeva alla mia reale felicità,al mio benessere interiore.Ho imparato a dire NO anche a costo di essere SOLA contro chi voleva imporre le sue decisioni,le sue manipolazioni affettive.Oggi sono felice di essere Me stessa senza dipendere emotivamente da nessuno.Chi ti Ama non ti manipola ma fa emergere la parte più bella di te che è il tuo vero IO.Augurissimi a Fabio.

  • #8

    LUCIA80 (lunedì, 20 agosto 2018 08:15)

    Ciao, sto vivendo una situazione simile. a fine giugno mio marito mi ha lasciato in modo brusco senza fornire troppe spiegazioni, dopo 12 anni di convivenza/matrimonio e 19 di relazione. Non abbiamo figli e siamo sulla soglia dei 40 anni. Ci siamo sempre considerati una coppia immensamente innamorata, a parte gli ultimi tempi.
    Non credo che la nostra relazione fosse "malata" dall'inizio, credo si sia ammalata negli ultimi tempi (2-3 anni) a causa di vicissitudini lavorative e familiari che ci hanno portato a dipendere l'uno dall'altra per un certo periodo in un modo eccessivo, diciamo che nel momento di difficoltà eravamo diventanti l'uno il sostegno dell'altra, azzerandoci a vicenda. Grazie a nuovi stimoli lavorativi/professionali, lui è guarito prima di me in modo autonomo, io nel frattempo sono diventata un "peso". Grazie al suo. nuovo lavoro, ha trovato gratificazioni esterne alla coppia.
    Purtroppo solo ora, avendo toccato il fondo, mi sono recata d uno psicoterapeuta che mi ha parlato di dipendenza affettiva, e dalle varie letture effettuate, mi ci riconosco appieno.
    Mi domando se una volta accertata che la causa della rottura sia la dipendenza affettiva, riappropriandosi dei propri spazi e del proprio amore per se stessi sia possibile ricostruire il rapporto con questa persona.

  • #9

    Gerardo (domenica, 06 gennaio 2019 16:52)

    La vera cura per svincolarsi dalle catene di una relazione tossica e' solo quella di recuperare il proprio nucleo d'identita' esistenziale.
    Paradossalmente proprio chi ha incentrato la propria vita di dignitosa solitudine sentimentale sulla positiva autostima di se' e dei propri valori(onestà,generosita' d'animo e amore profondo per la verita' delle cose)nel prestarsi,da inconsapevole dipendente affettivo,alle sirene manipolatorie e perverse di una Circe narcisista ,soffrira' di piu' nella fase dolorosa della liberatoria rielaborazione del lutto.
    Come e' stato possibile che cio' sia potuto accadere?
    Proprio a me che dell'introspezione d'animo profonda,del ricerca te stesso,ho fatto per una vita I capisaldi fondanti della mia esistenza?
    L'illusione ingannevole e fallace che la tua
    profonda autostima,di quello che sei stato nella vita remando sempre controcorrente contro tutte le avversita',non cedendo mai ai ricatti morali e conservando sempre la propria integrità" d'animo ,potesse fare da argine anche alle malefiche relazioni sentimentali.
    Forte e mai pieghevole nelle mille insidie della vita per poi accorgerti amaramente che la percezione della tua autostima di uomo sopravvissuto in piena autonomia ai tanti compromessi del vivere nulla aveva a che fare con la tua fragilita' calamitante di sentimentale invecchiato ma non guastato dalle brutture della vita.
    Poi dall'inferno della devastazione relazionale ne esci prima piano piano e poi a passi sempre piu' spediti proprio in virtu' di quello che tu avevi interiormente costruito per tutta una vita,quel principio solido e invitto di integrita' morale che pur piegatosi inopinatamente alla fragilita' e alla debolezza del richiamo fusionale,mai provato in vita con tanta illusoria intensita',ti aiuta poi piano piano a rialzarti da solo,con le sole tue forze per riprendere in mano,orgogliosi di se stessi,il timone del proprio cammino.
    Se ne esce anche bene,con ritrovata lena e cresciuta autostima,anche capendo tutto l'accaduto per poi persino perdonare il male subito,perche' la ferita del proprio se' si e' positivamente cicatrizzata,rafforzando la propria immagine,guardando avanti piu' forti di prima,contenti persino di aver perso per sempre(e per fortuna)il profumo rubato di una troppo cresciuta innocenza.

  • #10

    Natale (mercoledì, 11 dicembre 2019 14:29)

    Ho letto tutti i vostri commenti riconoscendomi nelle vostre storie. 20 anni di convivenza con una persona che diceva di amarmi ma in realtà era piena di problemi ereditati dalla sua famiglia di origine. Prepotenza, manie di pulizia, soprattutto verso i figli fin dalla nascita ed io che ero militare imbarcato trascorrevo parte del tempo fuori casa ma in apprensione per ciò che succedeva anche in mia assenza. Mi sono annullato a tal punto di staccarmi la schiena per cercare di aiutarla a rilanciare una struttura turistica in suo possesso a tal punto di essere congedato per infermità fisica. Poco male questo perché subito dopo ho un posto da civile che mi avrebbe permesso di stare vicino la mia famiglia. Ma proprio a quel punto lei ha deciso che non dovevo fare più parte della sua vita e tra minacce, scatti di ira mi ha letteralmente tolto casa e si é appropriata dei miei risparmi fi una vita. Oggi a separazione "consensuale" avvenuta già da 8 mesi siamo in mano alle assistenti sociali perché lei continua la sua guerra e pretende ancora di comandare su di me ma io ormai non abbocco più ed anzi vorrei che almeno ora si desse una calmata e pensasse al bene primario dei figli che continua a controllare ed a volere gestire come meglio crede. Io in tutto questo dovrei essere sollevato almeno per non averla più nella mia vita ed invece predomina tra alti e bassi la sensazione forte che non so più chi sono e che non so da dove ricominciare per tornare sereno. Ho fatto 2 mesi di psicoterapia ma poi ho dovuto lasciare perché troppo costoso per me. Era venuto fuori che la mia é dipendenza affettiva e che in questi casi i problemi vengono dall'infanzia. Ma io non sono d'accordo perché ho avuto un'infanzia regolare, senza traumi, con dei valori di vita ed oggi stesso sono i miei genitori che stanno continuando a sorreggermi. Io credo solo di essere stato così buono che ho annullato me stesso solo per sorreggere la mia famiglia che consideravo "Sacra". Oggi invece mi ritrovo a non riconoscermi io stesso ed a voler tornare a volermi bene ed essere positivo nonostante i problemi della vita......ma non ci sto riuscendo dopo 8 mesi trascorsi......qualcuno é riuscito ad uscire da questa spirale?

  • #11

    Sara Areli (venerdì, 17 gennaio 2020 10:08)

    Salve, sto facendo un percorso per uscire dalla dipendenza.
    Credo che il difficile l'ho passato, sono stata troppo male, soprattutto per i sensi di colpa. Non mi rendevo conto del mio problema pensavo che era una questione caratteriale. Dall'altra parte purtroppo non è stato capito che è un problema non una scelta. Ora mi sento più libera, riesco a pensare a me a non dare più di tanto peso agli altri. Ero dipendente affettiva da un'amicizia, questa persona ed il mio comportamento ha portato all'allontanamento da parte di tutto il gruppo. Questa cosa mi pesa, ma cerco di essere positiva e pensare a me e a migliorare. In tutto ciò la persona oltre ad avere un atteggiamento di totale chiusura dopo tre mesi continua a screditarmi sui social, facendomi passare per la persona poco sincera, anche perchè per me è stato un dolore troppo forte che mi ha portato inevitabilmente a riconcentrarmi su di me e trovare modi per ripartire da me.
    Quello che mi chiedo il mio continuare a rispondere a queste provocazioni facendo capire che da parte mia l'amicizia c'era nonostante il mio problema... è un continuo di dipendenza o un reale interesse nel far capire che non ero consapevole del rapporto che c'era? Uscire dalla dipendenza ed essere realmente amici è possibile?

  • #12

    Annalisa (lunedì, 03 febbraio 2020 20:23)

    Gentile Sara, screditare qualcuno sui social è un'azione davvero poco corretta e gentile. Le questioni sospese, credo fermamente che debbano essere affrontate personalmente e in modo diretto, nel rispetto della privacy di chi è coinvolto, e non certo in modo indiretto attraverso i social media. Tuttavia mi rendo conto che si tratta di un atteggiamento sempre più diffuso, che fa molto soffrire le persone che coinvolte.
    Per quanto riguarda la sua amica, valuti cosa desidera fare di questa vostra amicizia e ricordi che in amicizia vale la reciprocità: di sentimento, di rispetto e di comprensione. Se rispondere a queste provocazioni non cambia le cose, e non fa cessare le provocazioni, forse non è la risposta più adatta...un caro saluto

  • #13

    Cristina (domenica, 04 ottobre 2020 09:50)

    Salve solo ieri ho letto e capito che avevo una dipendenza affettiva verso quel uomo di qui mi innamorai al primo sguardo. Pensavo di dover convincerlo del mio amore e giustificavo i suoi maltrattamenti dovuti al suo trauma di una separazione. Lui ha tre figli piccoli e per amor suo ho accettato questa condizione anche se mi pesava la poca disponibilità verso di me. Per lui i figli il lavoro gli amici venivano per prima. Io ero una tapabucchi. Ho lasciato che la cosa evolvesse perché ero sicura di poter sorreggere un tale comportamento aspettandomi un finale culminante di amore e comprensione ma solo adesso mi rendo conto che ho perso tempo e me stessa. Mi vergogno per la mia nuova consapevolezza ma sono pronta a usare quella forza e quella perseveranza che ho usato per lui per incannalarlo verso il mio potenziale dimenticato. Grazie per questo articolo utile

  • #14

    michela (martedì, 08 dicembre 2020 19:59)

    buonasera mi trovo in questa condizione da sempre avendo vissuto l abbandono dei miei genitori spero di riuscire a volermi bene perche sono una brava persona merito serenita

  • #15

    Teresa (lunedì, 08 febbraio 2021 17:13)

    Grazie dottoressa, i suoi consigli arrivano proprio mentre sto affrontando un percorso di consapevolezza e dopo aver perso praticamente tutti gli amici e anche il compagno, proprio a causa della mia iperpossessività. Ho avuto un crollo psicologico dal quale sto cercando di riprendermi parlando con persone che ancora mi stanno a sentire. Tra queste, la mia farmacista mi ha consigliato Chicory di Guna, uno dei millemila Fiori di Bach che però sembra essere specifico per la dipendenza emotiva. Non che mi fidi tantissimo di questa roba, però a questo punto non escludo più niente. Grazie ancora e complimenti per il sito.

  • #16

    Fabio F (giovedì, 25 febbraio 2021 13:14)

    GRAZIE

  • #17

    Bianca (mercoledì, 03 marzo 2021 05:26)

    sono una signora di 70 an alla ricerca di se stessa! Mi sono sposata giovanissima perche aspettavo il mio primogenito, Avevo 19 anni ed avevo appena finito le magistrali. Volevo scappare da casa mia dove avevano gia programmato il mio futuro e caddi in un altra gabbia.....il matrimonio senza amore ma solo impulso fisico. Iniziai subito a star male . Il mio giovane marito lavorava e ogni sera andava ad allenarsi, Io ero sola col bambino che inizio' ad essere la causa di tutte le mie insoddisfazioni. Ero la mamma bambina che no riusciva a dare amore perche lei ne aveva bisogno. Poi iniziai a fae supplenze nella scuola e mi sentivo meglio . Credo di non aver mai dato un bacio al mio bambino....Ma neanche a me mi furono dati baci e abbracci ne un ti voglio bene, Famiglia anaffettiva. Persi il mio papa' a 15 anni....e vissi sempre con mia madre ....,,e con una sorella maggiore che lavorava....A 30 anni mi sentivo realizzata ed economicamente indipendente. Il mio lavoro era l unica soddisfazione. A 32 anni rimasi incinta di nuvo perche mio marito voleva una bambina.......I primi 3 mesi fui i angoscia perche non volevo un altra gravidanza! volevo vivere la coppia ma mio marito insisteva......Nacque una bambina. Ma neanche con lei riuscivo ad essere una mamma affettuosa .Le vokevo bene ma il mio desiderio era quello di vivere!!!! di godermi la vita so!o con mio marito. Lui divento pantofolaio ed io iniziai a guardarmi attorno.... ebbi una storia con un mio collega di lavoro per riempire il famoso vuoto......Non credo di averlo amatoma era molto creativo e colto e sensibile. Nel 1986 mio marito ebbe un incidente d auto assieme alla sua amante di cui presi coscienza in seguito...,, Casini pazzeschi!!!!!!! non divorziai perche lui era MIO marito e nel 1988 nacque il ns terzo fig!io....Con lui fui una mamma piu affettuosa e dolce ma per molto tempo mi rammento perche era nato......Il tempo passo' e per 10 anni fummo una coppia discretamente felice. Ma ero attratta dai complimenti e dalle attenzioni di altri uomini ....Non mi sentivo al centro dei pensieri di mio marito. . nel 1998 lui si ammala a causa del vaccino anti influenza e la' crolla il mondo!!!!!!!!! SO!O IN QUEL M0MENTO MI RESI CONTO DI AMARLO TANTO E DI SENTIRMI SOLA. MA QUANDO USCI DAL COMA ERA DIVENTATO UN ALTRA PERSONA CHE IO NON CONOSCEVO. AVEVA PERSO LA MEMORIA E LA PARTE AFFETTIVA CHE RISIEDE NEL NOSTRO CERVELLO. PER CUI DIVENTAMMO DUE ESTRANEI....POI LUI INIZIO A FAR DEBITI , A DIRE BUGIE E DECISI DI SEPARARMI ANCHE PERCHE NEL FRATTEMPO AVEVO RITROVATO UNA PERSONA CHE CONOSCEVO DAI TEMPI DELLA SCUOLA E QUEST UOMO SI INNAMORO DI ME! ERA SPOSATO ANCHE LUI.. MA A ME BASTAVA IL SUO AMORE, LE SUE ATTENZIONI, I SUOI ABBRACCI E FARE L AMORE CON LUI.......QUANDO MIO MARITO SE NE ANDO DA CASA ANDAI IN CRISI!!!! SENTIVO LA SUA MANCANZA DOPO 46 ANNI DI MATRIMONIO E DECISI DI SOSPENDERE LA SEPARAZIONE . PIANO PIANO , CON LA SCUSA DEI FIG!I E NIPOTI LO INVITAVO A CENA E LUI VENIVA VOLENTIERI.... USCIVAMO INSIEME E SI FORMO NELLA MIA TESTA L IDEA DI FARLO TORNARE....,, LUI PORTO A CASA TUTTA LA SUA ROBA MA ERA EVASIVO SU QUANDO SAREBBE TORNATO. MORALE? RACCONTAVA UN SACCO DI BUGIE MENTRE IO PER 2 ANNI VIVEVO SOLO PER LUI. L ALTRO NON LO VEDEVO PIU. MIO MARITO AVEVA SAPUTO MA NON GLIENE FREGAVA NIENTE.
    3 ANNI FA MIO MARITO SPARI' DALL OGGI AL DOMANI LASCIAMDOMI PER TELEFONO.....
    ANDAI IN ANALISI E STETTI MO!TO MALE ANCHE A CAUSA DEI PARENTI......
    POI RIPRESI A FREQUENTARE L ALTRO CHE ERA SEMPRE STATO GELOSO E POSSESSIVO.
    ORA IO VIVO DA SOLA. I FIGLI SONO GRANDI. LA PASSIONE FISICA E' CALATA MA I MOM4NTI CON LUI MI FANNO STARE BENE. LUI MI AMA , VORREBBE LASCIARE LA MOGLIE....MA I FIGLI SOFFRIREBBERO......A ME NON INTERESSA UNA CONVIENZA MA QUESTI INCONTRI SETTIMANALI PIENI DI COMPLICITA E COCCOLE!!!
    3MESI FA LA MOGLIE HA SCOPERTO UN VECCHIO SMS IN CUI LUI MI CHIAMA AMORE MIO UNICO EDVE' SUCCESSO UNO TZUNAMI!!!! LUI HE NON AMA SUA MOGLIE HA AVUTO TANTA PAURA E 0 CORAGGIO!!! MA IL PEGGIO VENNE PER SAN VALENTINO QUANDO RISPOSE AI MIEI AUGURI CHIAMANDOMI ANGELO MIO!!!! DA 1UEL GIORNO LUI MI SCRIVE LO STESSO DOLCI PAROLE MA ESCE CON LEI, CON I FIGLI , I NIPOTI TRANNE CHE CON ME!!!!MI PROMETTE MA POI FA MARCIA INDIETRO ED IO SONO SCOCCIATA!!! A VOKTE SPEGNE IL CELLULARE EX IO VADO IN PARANOIA!!!! PERCHE MI MANCA L ABITUDINE DI VEDERLO E STARE CON LUI. LUIBSCRIVE CHE MI AMA , CHE DEVO ESSERE PAZIENTE.......E NON SO CHE FARE!!! LUI NON VUOLE CHIUDERE. IO A VOKTE SONO TENTATA DI BANNARLO DA WATZAP MA POI MI MANCA IL CORAGGIO......IO NO HO TANTA FIDUCIA IN LUI E HO TANTI DUBBI . VORREI RIVEDRLO ANCORA UNA VOLTA PER CAPIRE E CHIARIRE. S O S !!!!! CHE FACCIO SE LUI NO VIENE ALL APOUNTAMENTO COME LE ALTRE VOLTE???? MI VENDICO??! SCRIVO ALLA MOGLIE??? LE PORTO I REGALI CHE LUI MI HA FATTO???? DATEMI UN CONSIG!IO!!!!! GRAZIE

  • #18

    Michela (giovedì, 08 luglio 2021 12:22)

    Salve
    Anche io ho scoperto da poco di soffrire di dipendenza affettiva... Sto facendo un percorso da uno psicologo che mi sta aiutando a ricominciare da me, a volermi bene e a credere in me ma non facile

  • #19

    antonella lo verde (mercoledì, 25 agosto 2021 22:16)

    Molto interessante io devo lavorare tantissimo su me stessa, perché sono dipendente affettivamente da un uomo che forse non mi ha mai amata@

  • #20

    Manu (martedì, 14 settembre 2021 00:38)

    Buongiorno, forse inconsapevole sono stato carnefice e vittima di questo sistema. Ho 46 anni e ora che ho 3 storie importanti alle spalle mi sono reso conto che ho adottato degli scenari simili a questi. Le donne che ho avuto,quelle che reputo importanti; hanno più volte dovuto far fronte all abbandono; accumulando tanto rancore sfociato in tradimenti e allontanamento. Purtroppo, anche loro si sono nutrite di questi rapporti e entrambi abbiamo costituito dei rapporti patologici. Oggi, ho la consapevolezza di dover cambiare, di accettare le paure di perdere l altro ma con la consapevolezza che un vero rapporto D Amore si deve basare su dei rapporti sani e non perversi. Nonostante sia stato anche una vittima, vorrei chiedere scusa a quelle donne che hanno avuto la sfortuna di incontrarmi nel loro cammino, gli auguro di 8ntraprendere una psicoterapia per non essere più complice di certe dinamiche. Io sto facendo il mio percorso.

  • #21

    Matteo (martedì, 26 ottobre 2021 17:32)

    Ciao a tutti, ho letto tutti i vostri messaggi e non so se è una buona cosa scrivere, ma lo faccio lo stesso. Sei anni fa ho incontrato una ragazza con tutto in regola, diventiamo amici, usciamo in gruppo e restiamo molto spesso a parlare da soli fino alle quattro di notte... Dopo quattro anni tutto cambia, lei viene a vivere con me (come conquilina), gli abbracci diventano sempre più caldi fino ad arrivare ad un bacio, uno dei più belli mai provati. Insomma dopo pochi mesi siamo una coppia, lei è carina, attenta ed amorevole. Dopo un anno di amore, lei parte per l'estero ed io dopo pochi mesi la raggiungo come suo ragazzo a casa sua. La situazione è fredda/strana per una settimana, ma poi riprende piuttosto bene. Da quel preciso istante ho iniziato a provare un'angoscia ed ossessione per lei, cosa che è aumentata quando sono ritornato in Italia. Ero completamente ossessionato da lei, da quello che faceva e le continuavo a far capire che non mi sentivo abbastanza amato e che non faceva abbastanza per me. Dopo pochi mesi, riesco a trovare una posizione lavorativa a poche ore di macchina da lei (mia prima esperienza all'estero) per coltivare questa relazione, ma dopo una settimana dal mio arrivo lei mi lascia. Ora dopo 5 mesi mi continua a mancare, soprattutto il suo bacio caldo, la sua risata e i nostri balli senza senso. Sono un dipendente affettivo, questo mi ha portato a logorare non solo una relazione affettiva ma anche un'amicizia. Sono a pezzi e sto cercando di uscirne, ma ogni volta che mi sveglio mi ritrovo nel punto di partenza. Ho chiesto aiuto ad una psichiatra per far si che questo non accada più. E questo non accadrà più.

  • #22

    Monia (lunedì, 01 novembre 2021 09:32)

    Ho sempre sofferto di solitudine. Figlia unica. Sempre sola. I miei mi mettevano a letto nel primo pomeriggio, ero piccola, mi svegliavo che ero sola, casa vuota. I miei erano al lavoro. Oggi, a 49 anni, se faccio un pisolino pomeridiano, mi sveglio con la tachicardia e un forte stato fi malessere. Chiamavo mia madre dicendole che mi mancava. Lei ne soffriva, non le do colpe... Lavoravano tanto per darmi sicurezza economica nel futuro... Ma il futuro firma le basi sul presente ed il presente era tanta tanta solitudine. Avevo una devastante paura di perderli. Sognavo di non averli più, che sarebbero morti. Incubi. Questo mi ha portato a dar loro ogni soddisfazione, a cercare di essere perfetta, a fare di tutto per farli essere orgogliosi di me ma non ea mai abbastanza. Mamma è stata sempre severa ed esigente. Oggi il rapporto è cambiato ma allora ero davvero piccola e tutto questo mi ha permeato. Vivo relazioni in cui do tutto, mi adatto a tutto e loro prendono il mio tutto senza chiedersi cosa piacerebbe a me. E al momento della rottura mi sento morire dentro. Perdo peso, finisco in ospedale.
    Non credo di aver bisogno di un percorso psicologico. Ho capito cosa mi è successo e quale sia il mio problema e le origini di esso. Ho bisogno di una ipnosi regressiva oppure di qualche professionista in grado di trovare la chiave giusta per interrompere con una tecnica questo dolore, questa nostalgia....
    Mi potete aiutare?

  • #23

    Gaetano (martedì, 14 dicembre 2021 17:28)

    SALV EMI UNISCO ANCH’IO ALLA SCHIERA DI COLOR CHE SOFFRONO DI UNA DIPENDENZA AFFETTIVA. IN BREVE POSSO DIRE CHE PER AMORE DI UNA DONNA, CHE CREDEVO SINCERA, MI SONO SEPARATO DA MIA MOGLIE , PER LEI, E OGGI STO VIVENDO UN PERIODO INFERNALE. NON MI CAPACITO DEL FATTO CHE TANTE ENERGIE SPESE PER QUESTA PERSONA SIANO SVANITE NEL NULLA. MI HA RIEMPITO DI BUGIE, MI SONO PERSIO RITROVATO PER STRADA E OGNI VOLTA CHE CHIEDEVO SPIEGAZIONI ERA VAGA E ACCAMPAVA SOLO SCUSE CHE PROBABILMENTE NASCONDEVANO ANCHE TRADIMENTI; ANZI NE SONO CERTO . NON RIESCO A DARMI PACE , NON RIESCO A SLEGARMI DAL PENSIERO CHE HO DI LEI, DEI MOMENTI PASSATI ASSIEME. DICONO TUTTI CHE BISOGNA INVESTIRE SU SE STESSI E IO LO STO FACENDO MA VI ASSICURO CHE SONO DEVASTATO. EPPURE CHIEDEVO SOLO AFFETTO , SINCERITA’ E TANTA VOGLIA DI VIVERE ASSIEME SERENAMENTE. HO INVESTITO RISORSE, TEMPO E TUTTO ME STESSO PER UNA DONNA CHE DEFINIRLA TALE ORA MI SEMBRA UN ESERCIZIO DI PURA GRAMMATICA. CHEIDO SOLO DI PARLARE CON QUALCUNO CHE STA VIVENDO LA MIA STESSA ESPERIENZA PERCHE’ DICONO CHE LA TERAPIA DI GRUPPO O SCAMBIARSI PARERI SU QUESTA TRISTE VICENDA DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA AIUTA
    SCUSATE SE HO DISTURBATO MA AVEVO BISOGNO DI DIRLO
    PER CHI VOLESSE PARLARMI LASCIO MIO RECAPITO 3516124812

  • #24

    Eva71 (giovedì, 17 febbraio 2022 21:45)

    Buonasera a tutti. Domani inizierò la mia prima seduta di psicoterapia. Mi sono soffermata più volte nel leggere i vostri commenti che in parte li sento un po' "miei" in alcune situazioni. Ho lasciato il mio compagno (narcisista patologico covert) 9mesi fa, dopo 10anni, di cui 9 di convivenza. Anni di bugie, menzogne, insulti gratuiti e non solo. Soffro di dipendenza affettiva, non sapevo nemmeno cosa fosse finché non mi sono imbattuta a parlare con un'amica psicologa. Ne sono uscita a pezzi, devastata nell'anima. E a distanza di molti mesi pur avendo chiuso io il tutto ho una sofferenza interiore che non auguro a nessuno. Da qui la mia decisione di intraprendere un percorso che spero mi aiuti ad uscire da questo tunnel, ma soprattutto di trovare un po' di serenità. Un augurio a tutti voi, in particolare a Fabio. Ritorniamo a sorridere per noi stessi.

  • #25

    Elisabetta (martedì, 08 marzo 2022 16:29)

    Buongiorno ho letto con attenzione tutte le vostre esperienze e devo dire che mi ci ritrovo in quasi tutte...io ormai sono consapevole di avere una dipendenza affettiva ma non riesco a capire l'origine le mie supposizioni sono due... forse ho incominciato ad esserlo quando 10 anni fa ho perso un amore importante..dopo 8 mesi di frequentazione e varie dicessitudini ed entrambi ci trovavamo nel pieno dell'innamoramento lui è morto improvvisamente causa in infarto fulminante..fa allora ho avuto altre due storie tra cui il mio marito attuale con cui continuo a vivere una continua altalena di emozioni mi ritrovo insomma dalle stelle alle stalle per i suoi continui sbalzi di umore in cui dice cose pesanti tipo che sono la causa della sua infelicità per poi due giorni dopo dire l'opposto. Il problema però ora ho capito di essere io che dipendo totalmente da lui mi sono praticamente annulla per lui penso anche che lui possa essere un narcisista ma come faccio a capire fa cosa è nata la mia dipendenza? Qualcuno può gentilmente darmi la sua opinione forse potete capirmi

  • #26

    Morena (giovedì, 10 marzo 2022 23:14)

    Grazie. Non sono, ora, in una condizione troppo complessa, ma sono nella stessa situazione l'ennesima volta. Questa sera ho letto la sua pagina e non so quali parole ci siano riuscite, ma mi si é totalmente ribaltata la situazione dendro e sto ascoltando finalmente le mie ragioni senza immedesimarmi totalmente nell'altro mettendo al centro la sua verità. Non so come ringraziarla!!!

  • #27

    Elena (mercoledì, 16 novembre 2022 23:45)

    Salve, volevo chiedere se necessariamente, trovandosi in una relazione di dipendenza affettiva, la scelta migliore sarebbe lasciare il partner e abbandonare la relazione, oppure se questi consigli possono essere messi in atto anche trovandosi in una situazione del genere

  • #28

    Giovanna (mercoledì, 25 gennaio 2023 17:13)

    Mi sono imbattuta in questo sito a seguito di una ricerca mirata sulla dipendenza affettiva ed ho avuto l'onore di leggere i vostri commenti toccanti.
    Sono stata vittima di un abuso psicologico dal mio compagno con il quale sono stata circa 6 anni; non contenta, dopo qualche mese mi sono imbattuta in un'amicizia (femminile) insolita ma che mi dava tanto apparentemente. Tutto un love bombing ed ora che ho perso il lavoro, nel mio momento di peggiore difficoltà, questo essere tossico ha dato il meglio di se lasciandomi da sola e mettendomi di fronte ad una amara verità che volevo scansare a tutti i costi.
    Oggi 25 Gennaio mi ritrovo a rendermi consapevole che questa è stato l'ennesimo episodio di dipendenza affettiva che mi ha portato a fidarmi ed affidarmi ad una persona che aveva il mio stesso buco. Abbiamo tutti un buco dentro di noi, dobbiamo solo scegliere cosa farne.
    Ho determinato di volere di più per me stessa, perché non ce la faccio più a sentirmi sempre in colpa per i miei comportamenti ennesimamente travisati.
    Mi sento una perenne medicatrice in attesa di qualche briciolina le venga data. Che immagine triste.
    Grazie.

  • #29

    Diana (venerdì, 26 maggio 2023 23:39)

    Salve, è possibile liberarsi da questa dipendenza affettiva mantenendo il rapporto con il partner? Io mi ritrovo in queste parole ma vorrei dare una svolta alla mia vita senza perdere il mio partner..

  • #30

    Cristiano (martedì, 13 giugno 2023 10:36)

    rispondo a Diana e penso anche a me stesso...Vivo questo tipo di relazioni con tutti i fattori di dipendenza da diverso tempo, è il mio modo di fare però mi chiedo pure..ok sono errori miei, ma l'altro non ne compie? Ovvero davvero possiamo pensare che in una relazione si possa trovare la perfezione? Io sono del parere che le relazioni funzionano con alti e bassi, con dialoghi e silenzi eppure a mio avviso quello che conta è essere sinceri, prima di tutto con noi stessi... voglio una crescita personale? Voglio liberarmi da una dipendenza? allora sono io che debbo intraprendere un cammino personale e l'altro compagno/fidanzato/amante che cosa c'entra? per me nulla...uno deve fare scelte per se stesso e poi se queste diventano incompatibili con la vita di coppia è bene farlo presente e cercare una soluzione come pure interrompere la relazione se questo comporta un problema per il ns benessere. Ma ragionare a priori chiudendo un rapporto perchè si impantanati in queste dipendenze affettive non redo sia una soluzione. Anzi al contrario...con a fianco l'oggetto del presunto problema posso sperimentare nuovi percorsi, nuove soluzioni di contro chiudere la relazione vorrebbe dire "accetto la sconfitta".