Il termine Trauma Complesso (Complex Post-Traumatic Stress Disorder, C-PTSD) indica una forma di sofferenza psicologica che nasce dall’esposizione prolungata e ripetuta a esperienze traumatiche: in particolare quando queste si verificano in un contesto relazionale dal quale non è possibile sottrarsi.
Non parliamo quindi di un trauma legato a un singolo evento, ma di una vera e propria traumatizzazione cronica che lascia un segno profondo nello sviluppo della persona, della sua identità e del modo in cui percepisce sé stessa e gli altri.
UN BREVE SGUARDO ALLA STORIA DEL CONCETTO
La riflessione clinica sul trauma complesso è relativamente recente; Negli anni ’90 la psichiatra americana Judith Herman, nel suo libro “Trauma and Recovery” (1992) tradotto in Italiano come “Guarire dal trauma”, ha evidenziato come i sopravvissuti a traumi cronici – abusi infantili ripetuti, violenza domestica, torture, prigionia – presentassero un insieme di sintomi diverso e molto più vasto rispetto a quelli descritti nel Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD).
Per anni, questa condizione è stata definita DESNOS (Disorder of Extreme Stress Not Otherwise Specified) ovvero “disturbo da stress estremo non altrimenti specificato” (Van der Kolk,Roth, Pelcovitz, Sunday e Spinazzola, 2005). Solo più recentemente, con la pubblicazione dell’ICD-11 (International Classification of Diseases dell’Organizzazione Mondiale della Sanità), il C-PTSD è stato riconosciuto come entità diagnostica distinta e autonoma, accanto al PTSD.
Attualmente rappresenta “ …un meta modello psicobiologico per la psicopatologia che si pone in posizione sovraordinata rispetto a diverse risposte e diagnosi principali, essendo centrato sulla persona e focalizzato sui concetti di adattamento e resilienza” (fonte: Ford, JD e Courtois,CA “il trattamento dei disturbi da Stress Traumatico Complesso negli adulti”).
CHE COSA E’ IL TRAUMA COMPLESSO?
Mentre il PTSD tradizionale è in genere conseguenza di un evento traumatico circoscritto (ad esempio un incidente, una catastrofe naturale, un’aggressione), il trauma complesso è il risultato di esperienze prolungate, cumulative e non evitabili, spesso di natura interpersonale, come:
In questi contesti, il trauma non è più un episodio isolato ma diventa parte della quotidianità dell’individuo, radicandosi e ri-definendo il suo sviluppo psichico (e spesso anche fisico). La persona, spesso ancora bambina o adolescente, non può sottrarsi al contesto violento o abusante, e per sopravvivere mette in atto strategie di adattamento estremamente complesse: dissociazione, anestesia emotiva, ipervigilanza costante (fight-or-flight mode).
DIFFERENZE DAL PTSD SEMPLICE
La differenza più rilevante tra PTSD e C-PTSD riguarda la portata delle conseguenze:
Il trauma complesso dunque non riguarda solo le memorie di ciò che è accaduto (spesso mantenute in modo implicito sottoforma di sensazioni fisiche, emozioni improvvise, impulsi, stati neurofisiologici cronici), ma incide sullo sviluppo della personalità e sull’identità stessa dell’individuo. Non è solo la memoria di un evento doloroso a rimanere “bloccata”, ma l’intera organizzazione del sé viene modellata da esperienze di paura, vergogna, umiliazione e impotenza vissute in modo ripetuto.
Secondo l’ICD‑11, la diagnosi di C‑PTSD richiede che siano necessariamente presenti i tre cluster del PTSD o sintomi nucleari del PTSD:
La persona ad esempio riferisce “scatti” d’ira improvvisi, reazioni di sussulto, sonno frammentato e una costante lettura del mondo come pericoloso; può pianificare la giornata per evitare luoghi, odori o altri elementi sensoriali che siano in grado di riattivare le memorie traumatiche.
Sintomi aggiuntivi specifici - DSO (Disturbances in Self‑Organization)
L’ICD-11 (WHO, 2018) caratterizza il C‑PTSD per l’aggiunta di tre aree di compromissione gravi e stabili (denominate appunto DSO), valutabili anche con l’International Trauma Questionnaire – ITQ.
L’evidenza empirica supporta la distinzione tra PTSD e C‑PTSD e la struttura a 6 fattori (3 PTSD + 3 DSO): altre parole, non è più un PTSD semplice ma un quadro sintomatico complesso, diverso e più pervasivo, che compromette anche il senso di Sé della persona.
Altri sintomi frequentemente riscontrati sono:
Disturbi dell’immagine corporea e del comportamento alimentare: nel C‑PTSD il corpo può essere vissuto come estraneo, “non sicuro” o “nemico”, portando a condotte restrittive/bulimiche, che assumono una funzione di “controllo” degli stati interni intollerabili. Questi quadri si sovrappongono spesso a disregolazione affettiva e dissociazione e vanno letti nella cornice DSO, integrando lavoro sul trauma e interventi specifici sul comportamento alimentare.
DIFFERENZE DA ALTRI DISTURBI
Alcuni autori vedono il C-PTSD come un’alternativa diagnostica più precisa per molti pazienti oggi inquadrati come “borderline”, ma la ricerca attuale suggerisce che si tratti di due condizioni distinte ma con aree di sovrapposizione.
Il C-PTSD può essere visto come una forma dissociativa complessa, ma non coincide con i disturbi dissociativi maggiori.
IN SINTESI
Bibliografia
PER SAPERNE DI PIU’
Annalisa Barbier, PhD
Psicologa, Dottore di Ricerca in Neuropsicologia
Approccio Cognitivo Comportamentale- Cognitivo Interpersonale
Compassion Focused Therapist
Conduttore protocolli MBCT
Istruttore di protocolli MBSR
Iscrizione all’Albo Psicologi del Lazio N. 9423/2000
Istruttore di Protocolli Mindfulness certificato Federmindfulness
Iscrizione all’Albo Nazionale N. 1505
www.federmindfulness.it
CONTATTAMI
Per prenotare un appuntamento ON-LINE o presso lo studio di Roma, scrivimi al 3934191174 o compila il modulo di contatto.