I 7 PILASTRI DELLA MINDFULNESS

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Jon Kabat-Zinn, verso la fine degli anni Settanta, ha ideato e iniziato ad usare i protocolli MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) in occidente. Tali protocolli traggono origine dalle pratiche meditative del buddismo rese “laiche”, separate cioè dagli aspetti spirituali che le accompagnano, per essere adattati alla cultura e alle necessità dei partecipanti occidentali.

Inizialmente nato per aiutare i pazienti affetti da dolore cronico e malattie terminali, il protocollo MBSR si è rivelato negli anni - grazie a numerosi studi che ne hanno validato l’efficacia - un protocollo di grande efficacia e utilità in molte condizioni: sono infatti in grado  - se seguiti con costanza e impegno - di alleviare la sofferenza emotiva e fisica, migliorare la gestione dello stress e promuovere il benessere psicofisico del praticante. E’ importante qui sottolineare che i benefici vengono da una pratica costante della meditazione di consapevolezza e che non è sufficiente seguire il protocollo di 8 settimane se non se ne integrano poi gli insegnamenti nella propria vita quotidiana. 

Infatti, la pratica di consapevolezza non si riduce all'applicazione meccanica di tecniche o istruzioni predefinite; essa richiede piuttosto un vero e proprio cambiamento di prospettiva nell'atteggiamento verso l'esperienza. L'elemento cruciale che caratterizza questo cambiamento, è l’assunzione di una apertura radicale verso l’esperienza, non giudicante e presente;  la capacità di coltivare la disposizione ad accogliere pienamente ciò che si presenta, momento dopo momento, senza pregiudizi o preconcetti. Solo attraverso questa trasformazione è possibile coltivare la profonda accettazione della realtà, nella sua interezza e complessità. Accettare la realtà "così com'è" non implica passività o rassegnazione, ma piuttosto una comprensione chiara e lucida del momento presente, senza le distorsioni create dai nostri desideri, paure o aspettative.

Kabat-Zinn identifica sette atteggiamenti “chiave” che definisce “pilastri” e che hanno un ruolo fondamentale nell’approcciarsi alla pratica meditativa affinché se ne possano accogliere davvero i benefici nella propria vita. I “7 pilastri della mindfulness” di cui parlerò nell’articolo non sono semplici concetti teorici, ma importanti qualità, atteggiamenti profondi interiori che possono essere coltivati e integrati nella nostra esperienza.

 

1. Non Giudizio: essere testimoni imparziali dell’esperienza

Quando portiamo l'attenzione al flusso dei nostri pensieri, emozioni e sensazioni, ci rendiamo rapidamente conto di quanto la nostra mente sia continuamente dedita a giudicare e valutare la nostra esperienza; questa tendenza a giudicare, che spesso opera a un livello subconscio, colora la nostra percezione della realtà come un filtro, interpretando, giudicando, criticando… contribuendo in tal modo ad alimentare significativamente la sofferenza.  Il giudizio può manifestarsi in molte forme: critica verso noi stessi o gli altri, etichettature, paragoni, preferenze rigide e aspettative irrealistiche. Questi giudizi creano e mantengono in essere una sorta di "lente colorata" che distorce il modo in cui cui vediamo il mondo, impedendoci di sperimentare la realtà in modo più diretto e autentico. Per coltivare il non giudizio, è essenziale assumere il ruolo di "testimone imparziale" della nostra esperienza: ciò significa imparare ad osservare i pensieri, le emozioni e le sensazioni (fenomeni) che sorgono, attraversano ed escono continuamente nella nostra mente, senza reagire automaticamente ad essi, senza cercare di sopprimerli o modificarli, senza lasciarcene trascinare in loop di pensiero o reattività emotiva. Quando sorge un giudizio, semplicemente lo riconosciamo per ciò che è: un pensiero, un fenomeno mentale impermanente, senza identificarci con esso. Questa pratica ci permette di sviluppare una maggiore consapevolezza dei nostri schemi di pensiero abituali e di liberarci dalla loro presa, aprendo la strada a una maggiore pace interiore e accettazione di sé. crediamo uno spazio aperto, leggero e libero in cui poter dimorare. 

 

2.  Pazienza

La pazienza è una virtù spesso trascurata nella società moderna, che invece è sempre più orientata alla velocità e all'ottenimento immediato di risultati. Tuttavia, la pazienza è un elemento essenziale nella pratica della mindfulness e nella vita in generale; essa ci permette di onorare il tempo del cambiamento. Essendo una forma di saggezza, la pazienza ci invita a non coltivare pretese distorte nei confronti del nostro corpo, della nostra mente e delle circostanze esterne, ci ricorda che ogni cosa ha il suo tempo per svilupparsi e maturare e che affrettare le cose, porta a risultati dannosi o indesiderati. La pazienza non è una forma di passività o di pigra inerzia quanto piuttosto un'apertura lieve che presuppone di accogliere l’esperienza del momento così come è senza cercare di forzarla o manipolarla per ottenerne subito qualcosa. Coltivare la pazienza significa essere disposti ad attendere, osservare… a permettere che le cose si dispieghino naturalmente, con i loro tempi, senza la fretta o l'ansia di dover controllare il processo continuamente. Nella pratica meditativa, la pazienza si manifesta come la capacità di rimanere presenti con le proprie sensazioni, anche se sono spiacevoli o difficili, senza cercare di evitarle, modificarle, controllarle o allontanarle. Si tratta di un'accettazione profonda del processo di crescita, sapendo che la trasformazione interiore richiede tempo, impegno e una buona dose di compassione verso se stessi.

 

3.  Mente del Principiante: l’arte di coltivare la meraviglia

Jon Kabat-Zinn sottolinea che, per cogliere appieno la ricchezza, la pienezza e la novità del momento presente, è necessario coltivare la "mente del principiante". Questo atteggiamento interiore indica la capacità di guardare alle cose come se le vedessimo per la prima volta, senza dare nulla per scontato, senza chiudersi in schemi di pensiero, interpretazione o di percezione preconfezionati. La "mente del principiante" infatti è una mente sempre fresca come un giardino all’alba, aperta, curiosa e non giudicante; queste attitudini permettono di liberarsi dalle aspettative basate su esperienze passate, per accogliere ogni momento con freschezza e meraviglia. Spesso, tendiamo ad affrontare le situazioni con "l'atteggiamento dell'esperto" ossia pensando di sapere già cosa succederà o cosa dovremmo fare perché ci basiamo esclusivamente sulle esperienze pregresse, ma in tal modo rischiamo di riportare continuamente il passato nel presente; tale atteggiamento ci chiude alla possibilità di nuove scoperte e di nuove prospettive. Restare aperti e freschi coltivando la "mente del principiante", al contrario, ci invita a lasciare cadere le nostre certezze e a rimanere aperti a ciò che si presenta, anche se ci sembra familiare o banale. Dobbiamo ricordare che ogni momento è unico e irripetibile e coltivare la "mente del principiante" ci permette di apprezzarlo appieno.

 

4.  Fiducia.

La fiducia è un elemento fondamentale per l'approccio e l'apprendimento della mindfulness; in questo contesto, indica la capacità di legittimarsi e fidarsi della propria esperienza, delle proprie sensazioni e della propria intuizione. Significa credere nella propria capacità di comprendere e gestire le emozioni senza dover dipendere dall'approvazione o dalla guida degli altri. Questa fiducia non è arroganza o presunzione, ma piuttosto una profonda accettazione di sé e una consapevolezza radicale del proprio valore intrinseco. Quando coltiviamo la fiducia in noi stessi, impariamo ad ascoltare la nostra voce interiore, a fidarci del nostro giudizio, del processo, e a seguire il nostro cammino autentico. La pratica della mindfulness ci aiuta a sviluppare questa fiducia, incoraggiandoci ad ascoltare attentamente il nostro corpo e la nostra mente, a riconoscere i nostri bisogni e a prenderci cura di noi stessi. Imparare a fidarci di noi stessi facilita anche la fiducia negli altri e la radicale fiducia nel processo di cambiamento e continua impermanenza che sottende tutti i fenomeni, e ci rende possibile stabilire relazioni più autentiche,  basate sull’espressione di sé e sul rispetto reciproco.

 

5.  Non Cercare Risultati: libertà nel processo.

Nella maggior parte delle nostre attività, siamo guidati da un obiettivo, da un desiderio, dalla spinta a muoverci per raggiungere un risultato specifico; la mindfulness tuttavia ci insegna qualcosa di profondamente diverso, e si distingue per il suo approccio non orientato al risultato. Sebbene la pratica richieda impegno, costanza ed intenzione, l'obiettivo non è quello di "fare" qualcosa, quanto piuttosto quello di "essere": essere pienamente consapevoli e presenti nel qui ed ora. Questo significa prestare attenzione a ciò che accade internamente ed esternamente, alle più piccole cose, senza cercare di cambiare né controllare nulla di ciò che è. Ad esempio, se ci sentiamo tesi, non cerchiamo di rilassarci immediatamente, ma ci prendiamo il tempo e la curiosità aperta di OSSERVARE la tensione, esplorandone le caratteristiche somatiche ed emotive, e le sensazioni  ed i pensieri che vi si associano. Disimpariamo il cercare e coltiviamo l’esplorare ed il conoscere. Paradossalmente, è proprio il non cercare risultati che ci permette di ottenere i benefici più profondi dalla meditazione. Quando smettiamo di sforzarci e di controllare infatti, e lasciamo che “il presente accada”, ci apriamo alla possibilità di nuove scoperte e di una maggiore comprensione di noi stessi. Con la pratica costante, i risultati arriveranno naturalmente, come un effetto collaterale della nostra presenza consapevole.

 

6.  Accettazione: le cose sono come sono.

L'accettazione è un concetto fondamentale nella pratica della mindfulness, ma dobbiamo distinguerlo con attenzione dalla rassegnazione passiva, o dalla sottomissione agli eventi o alle persone. L’accettazione di cui si parla nel contesto della MIndfulness indica una disposizione d’animo e di atteggiamento che vuole VEDERE le cose così come sono, senza giudicarle o cercare di negarle, evitarle o cambiarle. L'accettazione non implica approvazione o condono, ma un riconoscimento lucido e imparziale della realtà, richiede e ci aiuta a diventare equanimi. Spesso, nelle nostre vite quotidiane siamo abituati ad opporci anche molto duramente alla realtà, desiderando che le cose siano diverse da come sono, magari applicando forzature o sentendoci sbagliati, disperati, “falliti”, o molto arrabbiati. Questa resistenza crea tensione, sofferenza e frustrazione; l'accettazione, al contrario, ci permette di liberarci da questa resistenza e di affrontare le sfide della vita con maggiore equanimità e saggezza. Accettare non significa rinunciare ai propri bisogni o obiettivi, ma piuttosto riconoscere che in questo momento le cose sono come sono, accogliendo la consapevolezza che anch’esse - come tutti i fenomeni - muteranno: le emozioni, i pensieri e le sensazioni sono lì e le possiamo accogliere senza bisogno di giudicarle o combatterle. Questo ci permette di fermarci, osservare ed agire in modo più consapevole e appropriato. L'accettazione è il presupposto fondamentale del cambiamento. Solo quando accettiamo noi stessi e la nostra situazione attuale possiamo iniziare a trasformarla in modo autentico e duraturo.

 

7.  Lasciare Andare: l’arte di mollare la presa.

La pratica della mindfulness ci insegna a "lasciare andare" i pensieri, le emozioni e le sensazioni che la nostra mente tende a trattenere per rimuginarci su. Questo non significa sopprimere o negare le nostre esperienze, ma piuttosto riconoscere che sono transitorie e impermanenti. La nostra mente trascorre molto tempo nel coltivare pensieri, ricordi, preoccupazioni e fantasie che ci distraggono dal momento presente tirandoci verso il passato e verso un futuro che verrà (o non verrà), in tal modo inducendo emozioni e sensazioni fisiche più o meno piacevoli, ed impedendoci di sperimentare la realtà del momento in modo diretto e senza filtro. Questi pensieri possono essere piacevoli o spiacevoli, ma in entrambi i casi tendono a catturare la nostra attenzione e a tenerci intrappolati in un ciclo di rimuginio e di preoccupazione. Imparare a "lasciare andare", a mollare la presa,  significa riconoscere queste dinamiche e questi fenomeni (pensieri, sentimenti, aspettative, giudizi ecc…) peer quello che sono: fenomeni passeggeri, senza giudizio, per poi lasciarli scivolare nel flusso degli eventi delicatamente, come nuvole che passano nel cielo. Li osserviamo salire e decrescere, andare e venire…fermarsi… sorgere e tramontare nella coscienza. Questo non significa che non possiamo pensare o sentire, ma che non dobbiamo aggrapparci ai nostri pensieri e sentimenti, né identificarci con essi. Il "lasciare andare" è una forma di accettazione del momento presente, una liberazione dalla presa della mente, che per sua natura vuole controllare, spiegarsi e prevedere, e un invito a vivere pienamente l’esperienza del momento.

 

CONCLUSIONE

In sintesi, i 7 pilastri della mindfulness, lungi dall'essere elementi isolati, si configurano piuttosto come un sistema interconnesso e sinergico si atteggiamenti. Il Non Giudizio funge da fondamento, creando uno spazio sicuro per l'osservazione imparziale dell'esperienza, aprendo la strada alla Pazienza che permette di onorare i tempi naturali del cambiamento senza forzature. La Mente del Principiante alimenta la freschezza e la curiosità, liberandoci dalle catene delle aspettative e dei preconcetti. La Fiducia in sé stessi e nel processo emerge dall'ascolto interiore, rafforzando la capacità di navigare l'esperienza con autenticità e coraggio. Il Non Cercare Risultati  ci aiuta a spostare il focus dall'obiettivo al processo stesso, permettendo di assaporare appieno ogni momento che si sussegue. L'Accettazione, infine, non è rassegnazione bensì un lucido riconoscimento della realtà così com'è, un prerequisito essenziale per il Lasciare Andare ciò che non possiamo controllare, permettendoci di fluire con l'impermanenza della vita. Insieme, questi sette pilastri costituiscono una guida preziosa per coltivare una pratica di mindfulness autentica e trasformativa, aprendo la porta a una maggiore consapevolezza, accettazione e benessere nella nostra vita quotidiana.

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