
Scritto da: Annalisa Barbier
Sistema di accudimento e sistema di attaccamento
Prima di affrontare il tema dell’accudimento invertito, è utile considerare brevemente i sistemi motivazionali interpersonali di accudimento e attaccamento, strettamente legati tra loro. Il sistema di accudimento esprime la spinta innata a proteggere e sostenere chi è in difficoltà, si accompagna a emozioni come preoccupazione, compassione o, talvolta, senso di colpa quando la cura non può essere offerta. Il sistema di attaccamento, invece, nasce dal bisogno di cercare vicinanza e sicurezza in momenti di vulnerabilità — pericolo, malattia, solitudine. Come descritto da Bowlby, è attraverso l’attaccamento che il bambino si rivolge al genitore per ricevere protezione e regolazione emotiva.
In sintesi:
- attaccamento: si attiva in chi cerca protezione;
- accudimento: si attiva in chi offre protezione;
Il reciproco intreccio di questi due sistemi è a fondamento della sicurezza relazionale e della costruzione di abilità di regolazione emotiva. È nella danza tra il bisogno del bambino e la risposta del caregiver che si costruisce la base dell’autoregolazione, e si formano i modelli interni di sé e dell’altro che guideranno, da adulti, la capacità di fidarsi, amare e prendersi cura di sé e degli altri, che informeranno il modo di stare e percepirsi nelle relazioni.
Accudimento invertito
Immagina un bambino che, crescendo, deve occuparsi del genitore: ascoltare le sue paure, regolare i suoi stati emotivi, mediare i conflitti familiari. Quella che a prima vista può sembrare “maturità precoce”, è spesso il segnale di una dinamica più sottile: l’accudimento invertito. Con questo termine si indica una modalità relazionale in cui il figlio si prende cura dei bisogni emotivi o fisici del genitore, invertendo i ruoli naturali di cura: il bambino si iper-responsabilizza, assumendo un carico emotivo e prativo che appartiene all’adulto. Ciò accade quando il genitore è fragile, assente o incapace di fornire cura, lasciando che sia il figlio a colmare il vuoto o anche chiedendo esplicitamente di essere “accudito” in qualche maniera.
Questa inversione non è una scelta consapevole, ma una risposta di sopravvivenza finalizzata a mantenere il legame con la figura di riferimento. Tuttavia, può lasciare segni profondi che si riflettono in ansia, depressione, senso di colpa e difficoltà a prendersi cura di sé. Dariotis e colleghi (2023) mostrano come la genitorializzazione, soprattutto quando diventa costante e non riconosciuta, sia associata a esiti psicologici negativi.
Le forme più comuni di accudimento invertito sono di due categorie:
- Accudimento emotivo: il bambino diventa confidente e regolatore emotivo del genitore, fino a silenziare i propri bisogni per proteggere l’adulto:
- Accudimento strumentale: il figlio assume compiti pratici e materiali (gestione della casa, cura dei fratelli). Se temporanei e proporzionati all’età possono essere adattivi, ma diventano dannosi se prolungati e gravosi;
Uno studio su adolescenti polacchi mostra che l’accudimento strumentale, se riconosciuto e limitato nel tempo, può associarsi a maggiore senso di efficacia. Al contrario, l’accudimento emotivo è più spesso legato a disagio psicologico.
L’eredità silenziosa
Chi cresce in un contesto di accudimento invertito sviluppa spesso:
- ipersensibilità agli stati d’animo altrui, che può trasformarsi in ipervigilanza;
- difficoltà a legittimare e rispettare i propri bisogni e sentimenti;
- tendenza a mettersi sempre in secondo piano rispetto all’altro;
- convinzione che il proprio valore e la propria amabilità dipendano esclusivamente dal prendersi cura degli altri.
Queste dinamiche possono condurre, in età adulta, a relazioni squilibrate e codipendenti, caratterizzate dal bisogno di “salvare” l’altro, di rendersi indispensabili, di doversi prendere sempre e primariamente cura dell’altro. Il costo emotivo è alto: senso di frustrazione, ansia, difficoltà nello stabilire contatto con sé stessi, perfezionismo, senso di vuoto e confusione rispetto ai confini relazionali.
Eppure, l’accudimento invertito porta con sé anche dei doni: chi ha vissuto questa esperienza sviluppa una sensibilità empatica raffinata, una grande attenzione ai bisogni altrui, fini e potenti capacità di cura e dedizione. Questi doni tuttavia rischiano molto facilmente di trasformarsi in trappole, se non sono bilanciati da una sana ed equilibrata capacità di prendersi cura di sé, di dire “no”, di ricevere senza sentirsi in colpa, di porre confini relazionali.
Il sentiero verso la libertà
La psicoterapia offre uno spazio prezioso per riconoscere queste dinamiche e dare voce al bambino interiore, quello che non ha potuto esprimere i propri bisogni. È un cammino graduale, che porta a legittimare le proprie emozioni, imparare a ricevere amore, stabilire confini sani senza essere sopraffatti dal senso di colpa o dalla paura che l’altro “se ne vada”.
Il senso profondo di questo lavoro trasformativo potrebbe essere riassunto sinteticamente così: spostarsi dal bisogno di essere indispensabili al diritto di essere semplicemente sé stessi, degni di amore anche senza dover sempre fare o dare qualcosa.
Bibliografia essenziale
- Bowlby, J. (1989). Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Milano: Raffaello Cortina Editore.
- Liotti, G., & Farina, B. (2011). Sviluppi traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa. Milano: Raffaello Cortina Editore.
- Dariotis, J. K., Chen, F. R., Park, Y. R., Nowak, M. K., French, K. M., & Codamon, A. M. (2023). Parentification vulnerability, reactivity, resilience, and thriving: A mixed methods systematic literature review. International Journal of Environmental Research and Public Health, 20(13), 6197.
- Połomski, P., Peplińska, A., Lewandowska-Walter, A., & Borchet, J. (2021). Exploring resiliency and parentification in Polish adolescents. International Journal of Environmental Research and Public Health, 18(21), 11454.
- Borchet, J., Lewandowska-Walter, A., Połomski, P., & others. (2021). The relations among types of parentification, school achievement, and quality of life in early adolescence: An exploratory study. Frontiers in Psychology, 12, 635171
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