MALATTIA DI ALZHEIMER: FASI E SINTOMI

FASE INIZIALE DI MALATTIA

In questa fase (da 0 a 5 anni dall'esordio), il danno cognitivo è rappresentato principalmente dal disturbo di memoria, cui si associano generalmente deficit di attenzione, del comportamento pianificato, delle capacità di ragionamento logico ed astratto. A livello comportamentale è possibile notare una tendenza all’impulsività e all’ aggressività, con comparsa di scatti d’ira e crisi di pianto.

In questa fase della malattia i sintomi più evidenti sono:

- Perdita della memoria dei fatti quotidiani: ad esempio dimenticarsi di cosa si è mangiato a colazione o dove è stato riposto un oggetto
- Difficoltà nell’apprendere informazioni nuove come imparare a memoria un numero telefonico o un nuovo tragitto stradale
- Difficoltà nel ricordare ciò che si pianifica per il futuro come il dover sottoporsi ad una visita medica o semplicemente di dover andare a trovare un familiare
- Difficoltà di concentrazione e affaticamento mentale come ad esempio impiegare più tempo del solito a svolgere le normali attività quotidiane
- Depressione e disinteresse verso attività precedentemente considerate piacevoli
- Marcata irritabilità e impulsività
- Disturbi del sonno e del ritmo sonno-veglia

 

FASE INTERMEDIA DI MALATTIA

In questo stadio di progressione della malattia di Alzheimer (all’incirca tra i 5 e i 10 anni dall’esordio), il danno cognitivo si estende a funzioni quali il linguaggio, l’orientamento spaziale, la capacità di riconoscere ed utilizzare correttamente gli oggetti. Si aggravano di molto i disturbi del comportamento e possono presentarsi anche sintomi di natura psicotica.

 

I sintomi più evidenti sono:

- Perdita dei ricordi degli eventi passati, sia pubblici che personali
- Difficoltà a riconoscere le persone

- Impoverimento del linguaggio e semplificazione del discorso, incapacità di comunicazione e perdita dei significati delle parole
- Confusione mentale circa il tempo ed i contenuti degli gli eventi di vita personale
- Disorientamento per i luoghi e incapacità di ritrovare la strada di casa
- Difficoltà nel riconoscere oggetti di uso quotidiano
- Titubanza nell’eseguire attività che erano abituali prima della malattia
- Tendenza ad un abbigliamento insolito
- Paranoia, sospettosità, idee deliranti quali la paura di essere derubati o di essere abbandonati

 

FASE TERMINALE DI MALATTIA

Questo stadio della malattia ne rappresenta l'evoluzione finale, i cui sintomi tipici compaiono attorno al decimo anno dall'esordio di malattia.

Si possono verificare

- comparsa di episodi comiziali (crisi epilettiche)

- alterazioni del tono muscolare

- disturbi del movimento quali ipocinesia e bradicinesia (riduzione e rallentamento dei movimenti volontari) associati ad altri sintomi parkinsoniani (ad es. tremori e rigidità).

 

In questa fase di malattia, il cervello mostra una notevole atrofia, con conseguente perdita di tessuto cerebrale. La persona affetta non è più in grado di comunicare né di svolgere alcuna attività quotidiana o di cura ed igiene della propria persona, diventando completamente dipendente dall’assistenza esterna.

Durante la fase terminale di malattia, il paziente è costretto a letto per la maggior parte del tempo e le sue interazioni con l’ambiente sono estremamente ridotte e, a tratti, nulle.

 

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Commenti: 4
  • #1

    claudia (martedì, 09 febbraio 2016 17:08)

    buona sera si ho trovato queste informazione sulla patologia,fondamentali .trovo che approfondire la conoscenza verso questo tipo di patologia sia veramente,importante sia al livello ,personale sia per poter lavorare con persone con la patologia,per non sbagliare grazie claudia

  • #2

    Verginia (domenica, 31 luglio 2016 17:53)

    Può essere contagioso ?

  • #3

    Virginia (domenica, 31 luglio 2016 17:59)

    Vorrei sapere se ,il morbo di Alzheimer puo essere contagioso ? Grazie !!

  • #4

    Annalisa Barbier (domenica, 31 luglio 2016)

    Gentile Virginia,
    ad oggi non si può parlare di Alzheimer come di una patologia contagiosa!
    Uno studio pubblicato dai ricercatori dell’University College di Londra su una delle più autorevoli riviste scientifiche del mondo ipotizza che in alcuni pazienti osservati, la malattia potrebbe essere stata innescata dal trattamento (molto diffuso in Gran Bretagna nella seconda metà del secolo scorso) con l’ormone della crescita estratto dall’ipofisi di persone decedute e contaminato con i prioni, le proteine responsabili della malattia di Creutzfeldt-Jakob. A indurre in sospetto gli scienziati anche la giovane età dei pazienti osservati: tra i 36 e i 51 anni, di norma “lontani” dall’Alzheimer. L’ipotesi è che le ipofisi dalle quali era stato estratto l’ormone della crescita fossero state contaminate con tracce di proteina beta-amiloide, responsabili della formazione delle placche e della conseguente malattia. Ma il campione esiguo di pazienti osservati e la scarsa definizione dei meccanismi coinvolti alla base del progetto hanno invitato molti colleghi, anche italiani, a sposare la linea della prudenza.
    FONTE: http://www.lastampa.it/2015/09/19/scienza/benessere/alzheimer-contagioso-s-o-no-il-decalogo-per-conoscere-la-malattia-tyXyKb4b8nnDRxwcuswKgN/pagina.html