SESSUALITÀ' E MEDIA

Scritto dalla Dott.ssa Francesca Grimaldi

 

Oggi sono sempre più frequenti immagini di amplessi sessuali in tv, al cinema, nei giornali. Ma che idea viene proposta della sessualità e cosa produce questa esposizione continua a visioni di rapporti sessuali?

 

Rispondendo al primo quesito si può notare, innanzitutto, che i personaggi coinvolti nella sessualità mediatica sono sempre belli, giovani e magri. Non si vedono mai persone anziane, corpulente o portatrici di handicap interpretare scene di sesso.

 

Da questo si può notare come un dictat mediatico impone che la sessualità sia appannaggio esclusivo delle persone avvenenti, magre e giovani, escludendo dalla sfera sessuale altre categorie di individui che invece hanno tutto il diritto di vivere una vita erotica appagante.

 

La prescrizione di canoni estetici di perfezione è in grado, potenzialmente, di produrre, in chi non corrisponde ai modelli prescritti, sensi di inadeguatezza e di inferiorità nel vivere la sessualità. Ci si può vergognare del proprio corpo, ritenuto disarmonico e non conforme; ci si può non sentire all’altezza della performance e ciò può compromettere una sessualità appagante .

 

Un’altra visione del sesso che traspare in modo falsato dai media è l’idea che esso sia un qualcosa di naturale che fluisce spontaneamente sin dal primo rapporto, senza intoppi, senza la necessità di comunicare al partner ciò che provoca piacere e ciò che invece imbarazza, infastidisce o non si gradisce. Quasi mai nei film lei è indisposta o lui ha un calo di erezione: anche questa visione artificiosa trasmette l’idea che nel sesso tutto debba avvenire con naturalezza, con assoluta e silente complicità.

 

Nella vita reale di una coppia, invece, per vivere in modo soddisfacente l’erotismo è spesso necessario comunicare al partner i propri desideri e ciò che più piace. La sessualità è una dimensione che la coppia costruisce nel tempo e più vi è comunicazione in quest’ambito, più sarà complice l’intesa.

 

Il concetto mediatico trasmesso è che non sia necessario aprirsi a un dialogo con il compagno in campo sessuale, che egli debba comprendere intuitivamente cosa si gradisce e che sappia sempre come comportarsi per appagarci. Questa distorsione conduce a ritenere che se il partner non corrisponde  sessualmente in modo immediato alle nostre aspettative, ci sia qualcosa che non va nella relazione, ma quello che non va può essere solo la mancata comunicazione dei nostri desideri sessuali.

 

Un altro aspetto da considerare, dilagante e caratteristico della nostra società, è il consumismo che si è esteso anche alla sfera sentimentale e sessuale. Nelle fiction, nei serial tv e  nei film vi è un grande “turn over” di partner sentimentali e sessuali. Quando un compagno non soddisfa più- per qualsiasi ragione- raramente  viene trasmesso il concetto che si dovrebbe dialogare costruttivamente per salvare la relazione e che la vita di coppia richiede impegno e ferrea volontà per preservare il legame anche quando si attraversano delle crisi. Vi è l’utopica convinzione che nella vita sentimentale non si attraversino mai dei momenti di stallo e che se con il proprio compagno le cose non funzionano più come all’inizio, c’è subito disponibile un altro partner, più giovane, attraente e meno problematico dell’attuale.

 

I partner devono essere sempre funzionali a soddisfare l’ego del soggetto e quando non servono più allo scopo, possono essere tranquillamente sostituiti con “oggetti” più adeguati.

 

Il consumismo sessuale si lega anche al diffuso uso di pornografia. Sul web imperversano numerosi siti porno, chat line erotiche, video pornografici. La dipendenza da pornografia ha in sé il pericolo di portare il fruitore a considerare l’altro come un semplice oggetto, di deumanizzare l’individuo per renderlo strumento del proprio piacere.  Sembra tornare di moda la teoria di Freud sulla sessualità – ormai superata dalla psicologia- intesa come semplice scarica di energia.

 

Freud ha attribuito un’ importanza esorbitante al sesso, affermando che la libido, energia principalmente sessuale, esige per sua stessa natura di essere scaricata, pena un doloroso stato interno di tensione. Egli affermò addirittura che per la libido, la meta – ossia la scarica della tensione interna- fosse addirittura più importante dell’oggetto, ossia la persona verso cui tale libido era indirizzata. 

 

Autori più contemporanei hanno ridimensionato il valore della sessualità nell’essere umano, sostenendo che la libido non è ricerca di piacere,  ma ricerca dell’altro. Quindi oltre al sesso, sono importanti le carezze, gli abbracci, la tenerezza, lo stabilire un legame di amore ed affetto con l’altro.

 

L’aspetto più preoccupante del consumismo sentimentale e sessuale che emerge dai media è che i partner sono considerati tra loro interscambiabili, uno vale l’altro: quando ci si annoia e ci si stanca del rapporto si può sostituire il compagno senza problemi, così come quando si rompe un cellulare se ne ricompra un altro più tecnologico e alla moda.

 

In questo scenario perdono valore l’unicità e l’individualità dell’essere umano. Tutto viene ricondotto alla soddisfazione di bisogni narcisistici del sé, di conferma del proprio potere attrattivo, della propria virilità , della propria capacità seduttiva. 

 

Ma in questo quadro mediatico che valore hanno l’impegno e la volontà di costruire una relazione di coppia stabile duratura e appagante? E soprattutto quali sono i principi morali che vengono trasmessi alle nuove generazioni?

 

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