LA MAPPA DELL'AMORE: OVVERO COME TI SCEGLI IL PARTNER

Dott.ssa Annalisa Barbier

 

Le esperienze relazionali che abbiamo vissuto nella prima parte della nostra vita, soprattutto durante l’infanzia, vanno a costruire nella nostra mente dei “modelli” (TANTI AMORI E LO STESSO ERRORE?) in base ai quali definiamo le caratteristiche della persona che ci farà innamorare e del tipo di rapporto sentimentale che ci aspettiamo di vivere. Questi modelli contengono indicazioni su quali comportamenti vivremo con il partner nelle diverse circostanze di vita che affronteremo, su ciò che consideriamo giusto o sbagliato nella coppia, ed in generale contengono i elementi fondamentali delle nostre aspettative relativamente all’amore ed alla vita di coppia.

Questi schemi interni riguardano aspettative, comportamenti e convinzioni su di sé che vengono applicate a tutte le relazioni emotivamente importanti, ed emergono nella loro pienezza soprattutto nelle relazioni sentimentali (ATTACCAMENTO E PATOLOGIA).

Le indicazioni che essi contengono sono solitamente inconsapevoli e ci guidano “automaticamente” nei comportamenti e nelle valutazioni degli altri – a volte creando problemi e disfunzioni relazionali - ma possono divenire coscienti, e possono essere modificati, se lavoriamo su noi stessi e sulla consapevolezza nelle relazioni.

Il sessuologo americano John Money (1986), definì brillantemente con il termine “mappa dell’amore” una serie di elementi relativi alle caratteristiche della persona che ci farà innamorare; una sorta quindi di codice-guida di riferimento che comprende lista delle caratteristiche che definiscono perché e per cosa ci innamoreremo di un tipo specifico di persona.

Secondo l’antropologa Helen Fisher (1993) infatti, ciò che ci spinge verso un partner è il fatto che possieda una precisa e peculiare costellazione di caratteristiche alla quale siamo particolarmente sensibili, e che accende in noi il meccanismo dell’innamoramento: “Per prima cosa una persona inizia ad assumere quello che chiamo un «significato speciale»”.

Questa sorta di Mappa dell’Amore si sviluppa secondo l’autore tra i 5 e gli 8 anni, in un periodo di crescita molto importante, e dipende dal tipo di rapporti che il piccolo ha sviluppato con le sue figure di riferimento ed in generale con le altre persone con le quali si relaziona (ATTACCAMENTO E PATOLOGIA). Basti pensare alle cose alle quali il bimbo è abituato: l’odore della mamma o del papà, il odo i cui gli parlano, lo coccolano, lo trattano, la voce, il modo di vestire, di parlare ecc…

Tutti questi elementi, raccolti e messi insieme, vanno a formare gradualmente uno schema mentale inconsapevole, una mappa subliminale ma estremamente influente, che definisce ciò che ci piace, ci eccita e ci entusiasma o cosa ci repelle, spingendoci così ad innamorarci di una persona piuttosto che di un’altra. Questa mappa diventa via via più solida durante l’adolescenza, stabilizzandosi nell'età adulta, e ci porta a proiettare sulla persona portatrice di alcune delle caratteristiche desiderate, l’ideale totale di amore che abbiamo costruito negli anni. Ovviamente questo Ideale (che altro non è cha una proiezione delle aspettative e caratteristiche contenute nella mappa) è destinato a smontarsi nel tempo, non appena la fase acuta dell’innamoramento si spegne lasciando spazio – laddove possibile – alla costruzione di una relazione più profonda, stabile e matura.

Attraverso la costruzione di Modelli Operativi Interni, Schemi di Attaccamento e Mappa dell’Amore, le nostre esperienze infantili ci portano - in maniera inconsapevole ed automatica - a desiderare e scegliere ripetutamente un certo tipo di partner. Questa scelta tuttavia non sempre si rivelerà funzionale e può capitare di imbattersi più volte nella stessa tipologia di partner che ci fa soffrire, senza rendersi conto dell’influenza che i suddetti schemi stanno esercitando sulla scelta del partner (TANTI AMORI E LO STESSO ERRORE?).

 

La buona notizia è che si tratta di schemi MODIFICABILI attraverso l’osservazione e la consapevolezza, al fine di evitare che le esperienze infantili continuino ad esercitare automaticamente un’influenza distruttiva sulle scelte adulte.

 

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