ANSIA: quando la paura prende il sopravvento

Sono un uomo molto vecchio, e sono passato attraverso un sacco di disavventure, molte delle quali non sono mai accadute” (Mark Twain)

 

Scritto da: Annalisa Barbier

 

Patire la pena e la preoccupazione per disavventure che probabilmente non accadranno mai: ecco cosa accade quando lasciamo inconsapevolmente che pensieri negativi e pessimistici entrino nella nostra mente e prendano il sopravvento, come un ladro che approfitta del guardiano addormentato per intrufolarsi in una banca.

È come salire al volo su un treno in corsa, senza sapere che ci porterà così lontano da trovarci spaesati e spauriti una volta scesi.

Così accade con l’ansia: si prendono per assodati un pensiero spiacevole o una preoccupazione passeggera e li si ingigantisce quasi magicamente, attraverso un processo logico (e la logica, come scrive Capra nel suo “Tao della fisica”, non è una buona rappresentazione della realtà) che mette in fila una lunga concatenazione di pensieri consecutivi, la cui attendibilità (non sempre confermata dai fatti) viene data per scontata, trasformandoli in una catastrofe certa.

A quel punto, quando scendiamo dal treno, ci ritroviamo sopraffatti da sentimenti di paura, angoscia e preoccupazione: il nostro cuore batte veloce, la mente è confusa e viviamo totalmente la nostra personale catastrofe, senza che essa sia mai realmente accaduta. Ecco cosa significa provare ansia e lasciarsene sopraffare.

 

Una breve definizione di ansia

Possiamo considerare l’ansia come un insieme di elementi di natura cognitiva (come pensieri, immagini, convinzioni ecc.), emozionale, neurovegetativa (ad esempio stretta allo stomaco, tachicardia, tensione muscolare, brividi, tremori ecc.) e comportamentali che hanno luogo in seguito alla percezione di uno stimolo (interno o esterno) che riteniamo minaccioso o pericoloso, e nei confronti del quale non ci riteniamo sufficientemente capaci di fare fronte. E’ caratterizzata dunque da una sopravvalutazione della minaccia accompagnata da una sottovalutazione delle proprie capacità di risposta ad essa. 

È importante sottolineare che l’ansia non è necessariamente un disturbo, poiché rappresenta una normale reazione fisiologica a ciò che viene percepito come “minaccioso” fisicamente o minaccioso per il proprio valore, per il senso di Sé, o pericoloso nei confronti di ciò cui abbiamo attribuito un valore importante. Ci indica che sta accadendo qualcosa a cui dobbiamo dare attenzione, dedicare il nostro impegno, oppure ci avvisa che è necessario attivarci per agire: se stiamo affrontando un pericolo, l’ansia ci permette di attivare le risorse della risposta attacco/fuga necessarie ad affrontarlo o fuggirne.

Diventa tuttavia un disturbo quando è sovradimensionata rispetto alla realtà, se compare in risposta a eventi non realmente minacciosi o in momenti inappropriati, quando interferisce significativamente con la nostra capacità di azione e di fare fronte alle attività quotidiane e ai normali impegni della vita. 

SINTOMI E DIAGNOSI 

Il DSM 5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) riconosce e diagnostica i seguenti disturbi d’ansia: disturbo d’ansia da separazione, mutismo selettivo, fobia specifica, ansia sociale, disturbo di panico, ansia generalizzata, agorafobia, disturbo d’ansia indotto da sostanze o farmaci, o da altra condizione medica o non specificata.

I sintomi tipici dell’ansia comprendono tensione muscolare, dolore toracico, tremore, sensazione di nausea, vertigini, sudorazione fredda, tachicardia, formicolii alla bocca o alle estremità, sensazione di derealizzazione e depersonalizzazione.

Dal punto di vista cognitivo, il funzionamento dell’ansia è come un circolo vizioso in cui pensieri negativi di paura per qualcosa di terribile che accadrà danno luogo a sintomi fisici di iperattivazione i quali, a loro volta, vengono interpretati come la conferma di un imminente pericolo.

COSA POSSIAMO FARE?

La prima cosa che possiamo fare è diventare consapevoli del fatto che la nostra ansia può derivare dalla presenza di pensieri automatici negativi (inconsapevoli finché non li si osserva e li si porta alla coscienza), convinzioni ed assunzioni spesso distorte che attivano il sistema di allarme e di reazione attacco/fuga anche di fronte a minacce non reali ma percepite come tali proprio in virtù di certi pensieri e convinzioni spesso accompagnati da immagini catastrofiche e ancor più preoccupanti. 

Possiamo osservarla senza giudicarla, come osserveremmo un fenomeno da studiare, valutarla da 0 a 10 ed guardarla salire e scendere come le onde del mare, senza darle seguito. Possiamo ACCETTARE L’ANSIA e darle il “benvenuto”, riconoscendola senza lasciare che guidi i nostri ragionamenti, le nostre azioni e ciò che sentiamo. Possiamo agire nonostante l’ansia, provando a chiederci cosa faremmo se non ci sentissimo ansiosi: come agiremmo? Respirare nell’ansia, lasciando che fluisca e faccia il suo corso: le emozioni, così come i pensieri si alzano e si abbassano, arrivano e si ritraggono come le onde del mare: respiriamo profondamente e consapevolmente, spostando la nostra attenzione solo sulle sensazioni del respiro e tornando ad esse ogni volta che la mente si allontana per seguire un pensiero o un’immagine preoccupante.

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