PER RICONOSCERE UN SOCIOPATICO SFATIAMO I FALSI MITI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di: Annalisa Barbier

 

Esistono purtroppo categorie di persone - a volte affette da veri e propri disturbi della personalità, altre volte caratterizzate solo da alcuni particolari tratti psicologici - che sono in grado di essere davvero pericolose e dannose per il prossimo.

Si tratta di quelli che l’autrice americana Donna Andersen definisce genericamente sociopatici”: con questo termine non si intende esprimere una diagnosi clinica, quanto  piuttosto rappresentare una definizione generica per indicare i “predatori sociali”, cioè coloro che vivono la loro vita approfittando e sfruttando gli altri, spesso facendo leva sulle loro fragilità ed i loro bisogni senza pietà, empatia o rispetto per loro, né per le regole sociali.

 

Altri termini che vengono frequentemente utilizzati per indicare gli individui che rientrano nella categoria dei predatori sociali sono: narcisisti, psicopatici, antisociali, borderline. Di fatto si tratta di persone che possono soffrire di un disturbo della personalità compreso nel Cluster B del DMS-5:
  • Disturbo narcisistico di personalità
  • Disturbo di personalità antisociale
  • Disturbo istrionico di personalità
  • Disturbo borderline di personalità
Gli individui affetti da questi disturbi della di personalità tuttavia, nonostante alcune differenze, hanno in comune una caratteristica: IGNORANO I DIRITTI ED I BISOGNI DELLE PERSONE INTORNO A LORO E NE ABUSANO, procurando loro danni economici, psicologici, spirituali e fisici, fino ad arrivare – in casi estremi – alla morte della vittima per omicidio o suicidio. Migliaia di individui con queste caratteristiche purtroppo vivono liberamente intorno a noi e non sono affatto i pazzi serial killer che ci mostrano i media: spesso infatti si tratta di individui estremamente affascinanti, intelligenti, colti e carismatici, che a volte ricoprono ruoli di prestigio e responsabilità.
L’unico modo per salvarsi dalla loro influenza è IMPARARE A RICONOSCERLI E A TENERSENE BENE ALLA LARGA!
La prima cosa da fare, prima di esaminare quali sono i segnali di allarme che indicano che ci troviamo di fronte ad un sociopatico, è SFATARE TRE GRANDI MITI DELLA NOSTRA CULTURA – come suggerisce Donna Andersen - che ci traggono in inganno:
  1. MITO NUMERO 1: SOCIOPATICO = SERIAL KILLER. Le persone pensano – sull’onda di ciò che film e romanzi ci mostrano a partire dal bellissimo “Psycho” di Hitchcock - che psicopatici o sociopatici siano solo i serial killer francamente fuori di testa, in grado di commettere efferati e ripetuti omicidi a sangue freddo, e tendono ad applicare questa etichetta solamente a coloro che commettono omicidi. La verità è che la maggior parte degli psicopatici non commette omicidi, e la percentuale di serial killer all'interno di questa categoria è molto bassa, spesso associandosi con un disturbo psicotico. La presenza di questo pregiudizio (psicopatico = serial killer), rende dunque difficoltoso riconoscere nelle persone vicine a noi (genitori, fratelli o sorelle, mariti o partner, figli, colleghi, capi ecc…) i comportamenti di sfruttamento e manipolazione tipici dei sociopatici.
  2. MITO NUMERO 2: IN OGNUNO DI NOI C’E’ DEL BUONO E DOBBIAMO TROVARLO. Sin dalla nostra tenera età la cultura in cui viviamo ci insegna a dare per scontato che in ognuno di noi ci sia del buono e che è nostro compito trovare questo “buono” cercando, tollerando, sopportando e perdonando i comportamenti dell’altro. Ci è stato insegnato a non reagire se gli altri ci fanno del male, a considerare le motivazioni profonde del comportamento di chi ci ferisce, a perdonare pensando che tutti possiamo avere un a brutta giornata: niente di più inutile e dannoso se abbiamo a che fare con un sociopatico. Cercare di giustificare e perdonare a tutti i costi il comportamento di un partner, un familiare o un capo che approfitta di noi, ci ferisce o ci danneggia, solo perché “poverino/a deve aver tanto sofferto nella sua infanzia”, non servirà altro che a peggiorare le cose. Ricordiamo prima di tutto che questi individui sfruttano e si approfittano degli altri non perché hanno sofferto nella loro infanzia, o perché sono tristi e si sentono infelici ma semplicemente PERCHE’ VOGLIONO FARLO, perché questo rientra nei loro obiettivi e nella loro modalità di vita.
  3. MITO NUMERO 3 = TUTTI DESIDERIAMO ESERE AMATI. Tutti desideriamo essere amati, accuditi, prenderci cura di qualcuno, costruire un futuro insieme… del resto gli studiosi hanno dimostrato da sempre quanto l’amore sia importante per la salute, per la realizzazione, per la stabilità emotiva di ognuno di noi. Maslow, nella sua Teoria Della Motivazione Umana (vedi immagine più sotto), inserisce l’amore al terzo livello della sua scala di bisogni dell’essere umano insieme al bisogno di appartenenza, accettazione, amicizia, intimità e famiglia: il bisogno di amore si viene dunque a trovare tra il bisogno di sicurezza e protezione ed il più elevato bisogno di stima e autorealizzazione. Ne deduciamo dunque che tutti abbiamo bisogno di amore: di amare ed essere amati. Nulla di più sbagliato: i SOCIOPATICI NON HANNO BISOGNO DI AMORE. Come lo stesso Maslow scrive: “La cosiddetta “personalità psicopatica” è un altro esempio di perdita permanente del bisogno di amore… infatti il nucleo di questo disturbo della personalità è l’capacità di amare”. Gli psicopatici non provano empatia, di solito non costruiscono legami emotivi ed affettivi profondi con le altre persone, sono piuttosto freddi.
Gli psicopatici sembrano essere caratterizzati dalla presenza di 3 NUCLEI fondamentali (potete seguire il video del Dott. Paolo Cianconi QUI):
1) Deficit emotivo: per cui NON provano e NON comprendono le emozioni, ma le osservano negli altri con grande curiosità ed attenzione, rendendosi conto che per gli altri - queste “cose” che sono le emozioni - sembrano essere davvero importanti e quindi bisogna imparare a fingerle in qualche maniera, se si vuole essere accettati e creduti;
2) Ipercognitività: grande intelligenza e grande curiosità verso il comprendere il mondo esterno ed i comportamenti degli altri esseri umani;
3) Uso della MASCHERA: al fine di ottenere ciò che desiderano. Essi dunque sono eccellenti attori: essendo caratterizzati da una grande intelligenza ed abilità cognitiva sono in grado di imitare le emozioni che vedono negli altri, e sono perfettamente capaci – anzi molto abili in questo - di comprendere di cosa l’altra persona ha bisogno e di fingerlo, poiché sanno che in questo modo verranno “accolti”, creduti e otterranno ciò che desiderano: solitamente POTERE, CONTROLLO, SESSO E DENARO.
Se impariamo a tenere a bada l’influenza di questi tre miti, e a ricordare che NON VALGONO per sociopatici e psicopatici, impareremo anche a non cascare a piè pari nelle trappole che questi individui tendono - soprattutto alle persone fragili, particolarmente ingenue e bisognose - al solo fine di ottenere ciò che desiderano. 

LAPIRAMIDE DEI BISOGNI DI MASLOW


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Commenti: 29
  • #1

    Alessio (domenica, 25 giugno 2017 13:41)

    Ebbene, io ritengo e lo dico sinceramente che il bisogno di affetto e di amore renda SCHIAVO l'uomo, io onestamente non lo avverto per nulla e credo che tanto più tu sei legato agli altri, tanto più essi hanno il potere terribile di farti soffrire e tu DIPENDI: io invece desidero essere libero dai condizionamenti, cercare la felicità nell'amore è assolutamente ingannevole, quante depressioni anche gravissime derivano dall'amore? L'amore rende manipolabili, e secondo me la freddezza tanto vituperata nell'articolo è una virtù, perché se sei freddo e distaccato già in partenza chi vuole manovrarti NON ha il terreno fertile per farlo e tu parti già con un enorme vantaggio. Tanti sono appunto schiavi sia dell'amore sia delle amicizie, e vivono come se avessero una specie di laccio mentale che li vincola e non li fa essere liberi. Le emozioni, tutte le emozioni,dall'orgoglio passando per l'amore e l'odio, rendono manipolabili, alterano il giudizio, mentre la freddezza dà lucidità. Lo diceva anche il filosofo Schopenhauer: "L'amore e l'odio alterano completamente il nostro giudizio, l'odio perché ti fa vedere solo gli aspetti negativi, l'amore perché ti fa idealizzare il partner ed anche i peggiori difetti diventano pregi". Ognuno è libero di scegliere ciò a cui dare valore, e per me i legami affettivi sono solo condizionamenti che limitano la tua libertà, io sto benissimo da solo.

  • #2

    Annalisa (domenica, 25 giugno 2017 16:22)

    Gentile Alessio,
    lei è il chiaro esempio del fatto che vi sono persone che vivono - lei sottolinea felicemente - senza provare le naturali emozioni umane.

  • #3

    Alessio (domenica, 25 giugno 2017 19:06)

    Sì, ma a me non sembra giusto dire che tutti quelli che abbiano un carattere freddo siano mostri sociopatici, poiché non è detto che questa freddezza sia per forza accompagnata dal desiderio di prevaricare gli altri, da sadismo e malvagità. Non si può quindi imporre un modo di essere a nessuno spacciandolo per "sano", l'importante è non danneggiare gli altri. Rimango dell'idea che tanto più la felicità dipenda dagli altri, tanto meno ti appartiene davvero e si traduce in negazione della libertà. Lei parla in molti articoli di manipolazione, ma se Lei ci pensa, ci sono tantissimi casi in cui gli altri ci manipolano con le emozioni, ad esempio anche solo dicendoti: "Se non fai questo, allora non sei un vero amico, non mi vuoi bene" e ci fanno fare un sacco di cose utili solo a loro, e a te per nulla. La manipolazione ci circonda dappertutto, la pubblicità e la propaganda politica alla fine su che cosa si fonda? Sulla manipolazione emotiva, vogliono sfruttare la nostra parte emotiva per manovrarci, e io ritengo e riterrò sempre che più si è freddi e razionali meglio è, si è più liberi, immuni dal potere e dall'influenza che gli altri vogliono anche istintivamente esercitare su di noi.In molti suoi articoli lei parla di manipolazione, ma non si rende conto che in realtà questa viene messa in atto in mille modi spesso nella vita, e io credo che l'uomo sia un falso animale sociale, sta con gli altri solo per avere un tornaconto materiale ed emotivo, e quello che viene definito "amore" è solo dipendenza, diminuzione della volontà libera e asservimento a vari livelli. Addio.

  • #4

    annalisa (domenica, 25 giugno 2017 20:39)

    Gentile Alessio,
    pubblico volentieri la sua risposta per due motivi: ognuno di noi ha il sacrosanto diritto di vivere la propria vita come desidera se non nuoce a nessuno; inoltre, lei mi dà l'opportunità di fare due precisazioni:
    1) non ho mai scritto né inteso scrivere che le persone fredde sono tutte sociopatiche; infatti, se legge attentatemene i miei articoli, capirà che con questo termine si indicano persone che manifestano anche altre caratteristiche comportamentali e cognitive, insieme alla "freddezza emotiva", che di per sé non indica la presenza di psicopatia. Se poi cercherà in rete la definizione di psicopatia, sociopatia o disturbi di personalità correlati, comprenderà ancora meglio la differenza tra la freddezza emotiva e tali dimensioni. In primis appunto - come lei stesso scrive - la volontà di nuocere e fare del male.
    2) per ciò che concerne la manipolazione, non posso che darle ragione! Ma vorrei fare insieme a lei una riflessione: se invece di risolvere il problema "manipolazione" mettendo a tacere sentimenti e desiderio di appartenenza cercassimo di risolverlo rendendoci consapevoli?
    La ringrazio comunque, anche se non vorrà rispondermi.

  • #5

    Alessio (domenica, 25 giugno 2017 21:20)

    Visto che lei sembra disposta ad accettare il mio punto di vista, le faccio notare (ovviamente è molto relativo) che spesso il fatto di essere semplicemente consapevoli di un pericolo non è di per sé garanzia di efficacia: infatti anche leggendo altri commenti si nota benissimo come molte persone (soprattutto donne) siano ben consapevoli di essere vittime di uomini narcisisti al limite della psicopatia, ma dicono che comunque non riescono a troncare la relazione e testimoniano come i loro "nemici" l'abbiano alla fine sempre vinta in un modo o nell'altro. Quindi il problema sembra essere proprio nel prevalere della componente sentimentale/emotiva a scapito della cognizione, che dovrebbe spingere invece in una direzione diversa. O sbaglio?

  • #6

    annalisa (lunedì, 26 giugno 2017 08:15)

    Gentile Alesio,
    Certamente, nelle circostanze cui lei fa riferimento, la componente emotiva "disordinata" che impedisce di agire in modo più funzionale, è legata a fattori profondi difficili da modificare, se non con un paziente lavoro di conoscenza e correzione, speso lungo e impegnativo.
    In tali circostanze, questa componente va conosciuta e "disciplinata" alla luce della cognizione, della volontà e della ragione.
    Tuttavia, rinunciare in assoluto alla capacità di emozionarsi, di provare emozioni, di entrare in relazione con l'altro in maniera sana ed equilibrata, ci toglierebbe anche il piacere della gioia, della commozione, dell'empatia, della capacità di entrare profondamente in contatto con un altro individuo, o anche con un animale. La relazione con l'altro - in generale - rappresenta a mio avviso un'occasione di crescita interiore, di ampliamento della coscienza e della personalità, un'esperienza di vita che ci permette di diventare più integri, completi e saggi. Ma qui, mi rendo conto, entriamo nel territorio dell'individualità e delle scelte personalissime che ognuno è portato a fare bella propria esistenza: se prediligere l'assenza di rischio e dolore o la potenzialità di crescita ed espansione, che porta con sé una quota inevitabile di sofferenza.

  • #7

    Sabrina (domenica, 09 luglio 2017 15:25)

    Effettivamente i sociopatici possono affascinare, ma a mio avviso ciò che li contraddistingue è il fatto che, con il loro carisma, ti privano della possibilità di dire un bel "NO" alle loro manipolazioni: se nel rapporto con una persona non riusciamo appunto ad affermare la nostra volontà e ci sentiamo condizionati, allora è un grosso segnale negativo.
    Al di là di questo, approfitto di questo messaggio per esprimere la mia grande stima verso la categoria degli psicologi, che sono in grado di aiutare veramente le persone, a farsi carico delle loro sofferenze piccole e grandi esponendosi anche a rischi, a volte anche arrancando,ma senza arrendersi mai!

  • #8

    annalisa barbier (lunedì, 10 luglio 2017 13:53)

    Gentile Sabrina, non posso che ringraziarla, e mi permetto di farlo a nome della categoria professionale di cui faccio parte, per le parole di stima e incoraggiamento!

  • #9

    Sabrina (martedì, 11 luglio 2017 17:29)

    Sono contenta che lei abbia letto il mio messaggio: infatti ciò che rende encomiabile il vostro lavoro è appunto una forte dose di CORAGGIO: il mondo della psiche infatti è oscuro e non si sa ancora in modo certo da dove provengono determinati disturbi, che però causano tanta sofferenza, più del male fisico che ha spesso una causa certa: voi psicologi però intervenite in maniera decisa in tutto questo cercando di LENIRE il dolore psichico, vi avvicinate a chi soffre ed elaborate teorie sui motivi di tale male "oscuro", magari a volte anche erronee o migliorabili (non importa...), ma intanto pur arrancando alleviate la sofferenza anche solo in modo effimero e lo fate in maniera costante e determinata. Oltretutto io credo che nella vita bisogna esporsi a rischi, altrimenti si diventa freddi ed anaffettivi come secondo me è l'utente "Alessio" che si esprime sopra (con tutto il rispetto della persona...). Prima dell'era della psicologia infatti le persone con problemi erano lasciate a se stessa ed etichettate dalla società come "sbagliate", "Matte" e via discorrendo....... Tornando al tema dell'articolo mi chiedo una cosa: secondo lei alcuni personaggi storici molto negativi moralmente come Mussolini ed Hitler erano in qualche modo sociopatici oppure bisogna ricercare in altro,nel contesto storico,nelle idee che hanno sviluppato nel percorso di vita, le origini della loro malvagità? Mi interesserebbe conoscere la sua opinione, un cordiale saluto.

  • #10

    Annalisa Barbier (lunedì, 17 luglio 2017 14:45)

    @sabrina
    non conosco sufficientemente a fondo le biografie di questi personaggi, ma credo di poter affermare senza sbagliare, che diversi fattori abbiano contribuito a renderli ciò che sono stati, sia dal punto di vista politico che da quello storico e psicologico. Compresi fattori legati alla struttura di personalità.

  • #11

    Silvia (domenica, 30 luglio 2017 11:05)

    Salve volevo dare una speranza ad Alessio. Lo comprendo al 100%. Ho passato l'infanzia a costruirmi una corazza figlia di un narcisista e sorella di una sociopatica. Sono razionale e smonto sempre le emozioni come fossero oggetti per vedere cosa c'è dentro. Dopo un rapporto finito, con una persona che, come mi ha fatto capire una brava psicoterapeuta aveva problemi che scaricava su di me, sono stata sola per il lunghissimo tempo di 15 anni, avendo come unici affetti delle ottime amiche e la famiglia dell'altra sorella. Poi per caso ho conosciuto l'uomo con il quale sto insieme da due anni, razionale anche lui e con gusti simili ai miei, con il quale ho un rapporto splendido di amore e rispetto reciproci. C'è la classica via di mezzo tra chiudere tutto il mondo fuori dalla porta o far entrare tutti indiscriminatamente. Bisogna imparare a riconoscere e selezionare volendosi sempre bene e avendo rispetto prima di tutti per sé stessi e non permettere mai a nessuno di farci del male. Il mondo è davvero pieno di matti ma ci sono anche tante persone con le quali possiamo scambiare amore. Ci provi piano piano magari resterà stupito. Sono sicura che Lei sia uno dei "buoni" e gli sprechi sono un peccato.

  • #12

    Annalisa Barbier (martedì, 01 agosto 2017 16:04)

    Grazie Silvia, per la sua bellissima testimonianza.

  • #13

    Alessio (lunedì, 07 agosto 2017 10:20)

    Ho letto l'intervento di Silvia, tuttavia ritengo che più si cerchi la felicità in un altro tanto meno la si possiede davvero, perché è inevitabile che quella persona condizioni con il mutare dei suoi atteggiamenti il nostro stato d'animo. Non a caso in determinate religioni e filosofie, come il buddhismo, si afferma che la vera felicità va ricercata dentro la persona e non all'esterno, perché altrimenti si è vittima di condizionamenti.

  • #14

    Leonardo (domenica, 13 agosto 2017 23:52)

    Vi partecipo una mia esperienza (purtroppo per me) emozionale: sono amico di una narcisista separata "in casa", ma che continua a convivere col coniuge per motivi di interesse. Lei è stata il mio superiore per alcuni anni nell'ufficio in cui lavoro. Abbiamo avuto un rapporto di intensa intesa sul piano personale, che si è bruscamente interrotto per mio volere a causa di un suo smaccato atteggiamento sfruttamentistico sul piano professionale. Turbato dalla sua totale mancanza di gratitudine ed empatia dopo un anno di collaborazione lavorativa, essendo appassionato di psicanalisi, sono stato in grado di capire che questa donna riassumeva nella sua personalita' tutti i tratti del disturbo narcisistico. Il suo curatissimo aspetto fisico, il suo rigore, le capacità organizzative e idee innovative avevano affascinato all'inizio tutti gli impiegati, incluso me. Ma in seguito sono emersi dispotismo, arroganza minacciosa, atteggiamento persecutorio e vendicativo, che hanno gettato in subbuglio tutto l'ambiente lavorativo e creato gravi conflittualità interne. Ho troncato cosi' con lei ogni rapporto e ho subìto un vero e proprio mobbing caratterizzato da accesissimi scontri verbali reciproci sotto gli occhi di tutti i colleghi. Forte delle mie letture sul tema narcisismo ho imparato a difendermi e non ho fornito piu' nessuna collaborazione, con suo grande e rabbioso rammarico. Il mio stupore nel riscontrare in lei passo per passo ogni atteggiamento narcisistico che leggevo nella teoria psicanalitica mi ha attratto e divertito moltissimo, tanto da indurmi a rientrare nella sua vita, questa volta privata, nel momento in cui la sua attività lavorativa si è interrotta per raggiunti requisiti d'età. Ho vissuto con lei, dopo esserle stato vicino in una sua fase di depressione, otto splendidi mesi in cui sono stato idealizzato e ammirato, come nei primi tempi del nostro rapporto lavorativo. Ha condiviso con me hobbies e interessi sul filo di una piacevole reciprocità, ma, come è tipico del suo disturbo di personalità, è subentrata puntualmente la fase della svalutazione nei miei riguardi e gradualmente sono stato tradito e messo da parte. Ho scoperto una sua pietosa bugia e un tradimento e indignato ho troncato nuovamente il rapporto, con sua grande sorpresa. Nonostante tutto ho voglia di tenere vivo questo legame, sia per la fascinazione fisica che continuo a subire, sia per le mia consapevolezza di questa personalità disturbata, di cui conosco ogni recita, ogni pensiero macchinoso e perverso, e, nonostante la sofferenza che ogni conflitto con lei comporta, mi sento protetto dalla mia conoscenza della sua patologia e dall'accettazione dei miei limiti di persona affettivamente "abbastanza" dipendente. Il mio fine attuale è una gran voglia di parteciparle tutto quanto ho scoperto sul suo disturbo e, pur sapendo che non vorrà e potrà mai guarire, ritengo che, per l' espansione della mia esperienza personale, questo sia un atto finale da compiere, anche solo per la curiosita' di vivere fino all'ultimo questa lunga storia d'amore, consapevolmente fittizia, con...possibile finale a sorpresa. Concludo dicendo che aspirerei al distacco emotivo di Alessio per vivere serenamente, ma so che mi negherei un viaggio adrenalinico nello stupefacente teatro dell'assurdo che sto vivendo. Mi può dire cosa ne pensa a riguardo?

  • #15

    Annalisa Barbier (lunedì, 14 agosto 2017 08:30)

    Caro Leonardo, mantenere viva la relazione con questa persona - che lei stesso definisce disturbata - poiché si sente "protetto" dalla sua conoscenza, è una sua scelta consapevole, finalizzata - lei dice - ad un finale liberatorio ed esplicativo. Non posso che augurarle in bocca al lupo.
    Un caro saluto
    AB

  • #16

    Joey (mercoledì, 13 dicembre 2017 04:31)

    "I sociopatici non hanno bisogno di amore", mi sembra una citazione parziale che non rende l'idea dell'argomento o comunque lo descrive mettendo in luce un lato estremamente negativo delle persone in questione, tutte diverse e con diversi gradi di disturbo e sfumature della propria personalità ovviamente. Penso che affermare che un essere umano non abbia bisogno d'amore a priori sulla base di una diagnosi, che segue una teoria e uno schema, fallibile e temporanea, a loro volta interpretati da una persona, fallibile anch'essa non permetta a nessuno di affermare una cosa di questo tipo, è anticostituzionale e contro i diritti dell'uomo. Nessuno può aver il monopolio della definizione di amore, nessuno può sapere ancora cosa sia l'amore, per quanto le neuroscienze possano averci portato e ci stano portando avanti nella conoscenza delle emozioni, del cervello e dei sentimenti umani, nemmeno il più grande ricercatore si permetterebbe mai di fare una simile affermazione. Se ipoteticamente un sociopatico riuscisse a trovare la sua metà, potrebbe, sarebbe legittimo e secondo me è possibile, anche se la "psicologia" glielo vorrebbe negare.Trovo assurdo che uno psicologo dal suo piedistallo dica questa cosa a una qualsiasi persona, perchè non ne ha il diritto, crea ancora più problemi alle persone in questione, che magari di sentimenti ne hanno e anche se molto nascoste o espresse in maniera diversa, narcisistica,egoistica, vanno rispettate, perchè se si dice ad un uomo che non può amare, senza nessuna licenza di farlo ( non ci sono prove empiriche) , mi sento attaccata anche io e tutta l'umanità. Detto questo, trovo ridicolo un articolo così riduttivo su un argomento così complesso, che secondo me non può essere affrontato da tutti.

  • #17

    Annalisa (mercoledì, 13 dicembre 2017 07:09)

    Gentile Joey, pubblico il suo commento con interesse. La letteratura disponibile sul tema della psicopatia è piuttosto coerente nell'affermare - sulla base degli studi condotti - la presenza di una alterazione della affettività nell'ambito del costrutto clinico della psicopatia, che resta aperto a manifestazioni non necessariamente clinicamente patologiche. Accolgo e comprendo la sua amareggiata riflessione in merito perchè ritengo sia giusto riconoscere in ogni ambito che dietro qualsiasi diagnosi, definizione, generalizzazione esiste il singolo individuo con la sua complessità, la sua unicità e la sua personale esperienza interiore. Non era chiaramente mia intenzione - nè intenzione di nessun clinico credo di poter affermare - di offendere, sminuire, svalutare o rinchiudere in definizioni generalizzanti l'individualità di alcuno. Il concetto di amore è ineffabile, complesso, declinabile in modalità soggettive e personali che vanno certamente anche al di là dei tentativi e delle necessità scientifiche e cliniche di classificazione. Che pure si rendono necessarie quando si tratta di porre diagnosi o definire casi clinici o costrutti teorici di riferimento. E' sempre importante in ogni caso, poter restare aperti e curiosi alle differenze individuali che contraddistinguono ognuno di noi, senza tuttavia perdere di vista i criteri clinici di definizione diagnostica che sono stati costruiti e identificati grazie all'osservazione e allo studio di numerosi casi osservati negli anni. Con ciò, accolgo il suo risentimento - che considero legittimo e un monito ad ogni professionista del campo a non dimenticare la persona al di là delle etichette diagnostico-cliniche, comunque importanti, e a volte necessarie, nel nostro lavoro.

  • #18

    Albatros97 (domenica, 31 dicembre 2017 00:29)

    Contrariamente agli psicopatici, i borderline non sono persone fredde, ma persone con una enorme vulnerabilità emotiva. D'altronde, il 90% di queste persone (psicopatici, borderline, narcisisti, evitanti, schizofrenici ecc.), diventa tale per via di abusi subite dalla società. Io amo la psichiatria e sono diagnosticato borderline e ossessivo compulsivo, quindi so di cosa parlo, e lo so per esperienza personale. Difatti, ho conosciuto tanti "normali", che erano molto più psicopatici e freddi di me, che sono borderline (un mostro, a vostra detta).

  • #19

    Annalisa (martedì, 02 gennaio 2018 09:38)

    Caro Albatros,
    accolgo e pubblico il tuo commento, del quale ti ringrazio. Questo articolo riguarda solamente una categoria specifica di persone che vengono ben identificate dalla letteratura internazionale come "predatori". Avere un disturbo borderline,narcisistico, ossessivo o di altra natura NON SIGNIFICA AUTOMATICAMENTE ESSERE "PREDATORI SOCIALI" (definizione data dal Dr. Hare riguardo alcuni psicopatici). E' giusto sottolineare la sofferenza ed il disagio di chi vive questa condizione psicologica, che-ripeto- non può e non deve essere confusa né automaticamente accostata ai comportamenti predatori e di sfruttamento di alcune tipologie di persone.

  • #20

    Slang23 (martedì, 09 gennaio 2018)

    Cara dottoressa, vorrei porle un mio punto di vista; lei scrive che viviamo in una società che ci insegna a dare per scontato che in ognuno di noi ci sia del buono, dove ci è stato insegnato a non reagire se gli altri ci fanno del male, a considerare le motivazioni del comportamento di chi ci ferisce, a perdonare gli altri. Ma lei è così sicura? Io, in realtà, vedo una società allo sbaraglio, basata sull'individualismo, sull'egocentrismo, sulla competitività, una società mostrusa dove, ovviamente, gli psicopatici trovano il loro "habitat naturale" e dove, di conseguenza, hanno più probabilità di avere successo. Sì è parlato, infatti, di rimuovere il Disturbo Narcisistico di Personalità dal DSM, poiché troppo comune (come se un qualcosa di comune non possa essere considerato follia, ma tant'è).

    In pratica, siamo arrivati ad un punto dove avere un Disturbo Narcisistico di Personalità, è la norma. Praticamente, viviamo una follia collettiva che noi, furbescamente, chiamiamo "normalità".

    Secondo lei, questa società favorisce ed incentiva lo sviluppo di gravi disturbi di personalità (come quello narcisistico od antisociale), o, al contrario, li condanna e si distanzia dalle loro manifestazioni?

  • #21

    Luca (martedì, 13 febbraio 2018 11:47)

    Sociopatico, presente! Lo sono da che ho memoria, del resto la genetica fa il suo corso, da un padre sociopatico e una madre bipolare non poteva uscire nulla di buono. Però leggere questi articoli emotivamente qualcosa smuove perché sono 10 anni che accetto la mia condizione e cerco di fare del mio meglio facendo costantemente una profonda introspezione per tenere sotto controllo gli istinti negativi che sono sempre molti. Ovviamente ho periodi più facili, altri in cui si sommano condizioni di stress e l'autocontrollo diventa più complicato. Nonostante tutto ho una relazione di 4 anni con una persona fragile con svariati disturbi che da quando sta con me ha trovato un uomo profondamente razionale che l'ha aiutata a superare anoressia, bulimia e altri problemi. Non é propriamente amore, non so legare con le persone ma, é una persona che sa sempre tenere accesa la mia curiosità e che sa come aprire la mia diga emotiva quando si rende conto che potrei tracimare. A volte ho pensieri negativi nei suoi confronti ma, poi mi rendo conto che in fondo per me é normale e non essendo mai uscito nulla al di fuori della maschera troppi problemi non me ne faccio. Io ormai non vedo la mia condizione come negativa, non mi piace leggere ovunque che un sociopatico va allontanato, tenuto sotto controllo o gestito in maniera particolare, mi dà veramente fastidio perché nonostante la molto scarsa empatia non mi crogiolo nella mia condizione e faccio ogni cosa in mio potere per trasformare una condizione di disagio in qualcosa che possa essere positivo perché ero stanco di circondarmi di problemi, di divertirmi a vedere quanto in basso potessero spingersi le persone o sentirmi un mago della manipolazione. Nonostante sia la mia natura non ha mai portato nulla di buono e quindi lavoro su me stesso continuamente, tenendo il lato scuro alimentato il minimo indispensabile ma, senza dargli lo spazio che vorrebbe e ormai sono diventato abbastanza bravo. Sono 5 anni che ho un lavoro, alti e bassi ma, basta improvvisi cambi di rotta. Ho una relazione appagante. Una vita sociale ridotta all'indispensabile. A mio avviso sto bene e non sono un pericolo per la società.

  • #22

    annalisa (sabato, 17 febbraio 2018 09:27)

    Caro Luca sono d'accordo con lei e la ringrazio per la sua sentita, chiara e onesta testimonianza. Non serve la caccia alle streghe tanto in voga purtroppo, che sta portando ad una sorta di "odio psico-razziale" indiscriminato e ottuso nei confronti di alcune tipologie di personalità...peraltro spesso confuse con patologie più o meno gravi e identificate in maniera imprecisa ed emotiva.
    I miei articoli si riferiscono ovviamente a tipologie di personalità con tratti socialmente pericolosi e predatori, che sfruttano gli altri e provocano loro danno. Cosa che non mi sembra affatto accadere nella sua vita. Perciò la ringrazio per aver scritto questo commento, che spero stimoli in chi lo leggerà una sana e utile riflessione sul significato dell'equilibrio, dell'adattamento e della consapevolezza.

  • #23

    Ginevra Salerno (lunedì, 12 marzo 2018 09:04)

    ho appena conosciuto questo blog e devo dire che lo trovo più che interessante, ossia estremamente utile. La ringrazio per questo lavoro e colgo l'occasione per congratularmi con lei per la buona riuscita del corso su "I manipolatori" che ho appena seguito, durante lo scorso we.

  • #24

    Annalisa (martedì, 13 marzo 2018 15:55)

    Grazie Ginevra!

  • #25

    Isabella (venerdì, 24 agosto 2018 15:49)

    Io, essendo sociopatica riconosciuta, posso dire di essere d’accordo su alcune parole da lei scritte e di essere in totale disaccordo con altre. Ammetto di manipolare le persone e ammetto anche la mancanza di empatia, ma non mi ritengo e mai mi sono ritenuta una persona pericolosa, e il fatto che lei abbia scritto che bisogna allontare e diffidare delle persone sociopatiche mi ha dato fastidio. Convivo con questa condizione da quando sono bambina, e in realtà non mi ha mai dato grandi problemi. Riesco a relazionarmi con gli altri e costruire “relazioni” anche senza essere particolarmente empatica. Ho avuto le mie storie d’amore, anche se non particolarmente durature, e sinceramente l’ipercognitività non la trovo affatto un difetto, ma piuttosto un pregio, un qualcosa in più che solo noi abbiamo. Sinceramente non vedo come i miei unici obbiettivi potere, controllo, sesso e denaro. Ammetto che mi piacciono, ma non vivo solo per queste cose. Perciò in conclusione, i sociopatici non sono persone pericolose da cui allontanarsi, ma piuttosto delle persone che hanno un’altra visione del mondo, che a mio parere non è così male, e che hanno allo stesso tempo qualcosa in più e qualcosa in meno rispetto al resto della popolazione.
    Spero che leggerà il mio messaggio anche a distanza di quasi un anno e grazie dell’attenzione

  • #26

    Annalisa (venerdì, 24 agosto 2018 17:12)

    Gentilissima Isabella,
    non solo ho letto con grande attenzione il suo messaggio, ma l'ho anche molto apprezzato per la chiarezza e l'onestà.
    Mi scuso se le parole che ho scritto l'hanno offesa in prima persona, ma immagino abbia compreso che non sono riferite a chi, come lei, ha alcuni tratti relativi alla carenza di empatia e all'ipercognitività ma non si comporta in maniera pericolosa.
    Alcuni tratti li condivide ma, come lei stessa scrive, altri assolutamente no. In questo articolo si parla dei casi in cui l'aspetto di predazione sciale è fortemente rappresentato ed agito.
    Immagino rappresenti una categoria di persone che non definirei - se proprio devo ricorrere ad una definizione - personalmente, "sociopatiche" nel senso stretto del termine, quello che comprende la pericolosità e l'essere, che scrive Hare "predatori sociali" pronti a tutto per ottenere potere, sesso, denaro o semplicemente divertimento.
    Posso farle una domanda? A cosa si riferisce quando si definisce una "sociopatica riconosciuta"?
    Grazie per la sua testimonianza e per la gentilezza del suo intervento.

  • #27

    Isabella (sabato, 25 agosto 2018 00:05)

    Cara dottoressa, capisco dal suo messaggio lei non abbia voluto in alcun modo essere offensiva, e mi scuso se sono stata troppo aggressiva. Rispondendo alla sua domanda, mi sono definita “sociopatica riconosciuta” soltanto perché sono stata riconosciuta sociopatica da un dottore e non solo perché credo di esserlo. Forse non era il modo giusto per esprimerlo. Grazie per aver risposto alla mia domanda.

  • #28

    Gigi (martedì, 26 gennaio 2021 02:51)

    Salve. La versione della piramide di Maslow riportata in questa pagina non è accurata: ci sono mancanti "respiro" e "sesso" nella sezione dei bisogni primari.
    Per altro, complimenti per il sito, dottoressa, ed anche per le sue professioni. Trovo molto interessanti questi argomenti. Peccato che non tutte le persone che si informano su questo genere di argomenti siano in grado di capirli, a volte noto delle malcomprensioni da parte di varie persone.

  • #29

    lavis (venerdì, 26 novembre 2021 12:38)

    io non so cosa io sia sta di fatto che a 14 anni ho cominciato a disprezzare ogni forma di autorità verso i 18 a non provare più rimorso e col costante desiderio di danneggiare gli altri, inoltre studiando i miei genitori si capisce che mio padre è un evitante mentre mia madre ansiosa qualcuno mi può aiutare a collegare i pezzi del puzle?